Consiglio di Stato conferma: il Crocifisso nella scuola italiana non si tocca

da La Tecnica della Scuola

Consiglio di Stato conferma: il Crocifisso nella scuola italiana non si tocca

Nel sito web del Secolo XIX nei primi giorni di marzo si scriveva: “La lunga vicenda giudiziaria sulla legittimità del Crocifisso nella scuola italiana ha avuto inizio otto anni fa, nel 2002, quando Soile Lautsi Albertin, cittadina italiana originaria della Finlandia e il marito, avevano chiesto all’Istituto comprensivo statale Vittorino da Feltre di Abano Terme, frequentato dai loro due figli, di togliere i crocefissi dalle aule in nome del principio di laicità dello Stato.

Dalla direzione della scuola era arrivata risposta negativa e la signora si è rivolta ai giudici. A dicembre 2004 la Corte Costituzionale ha respinto la questione di costituzionalità della legge sul Crocifisso sollevata dal Tar del Veneto, rinviando gli atti al giudice amministrativo che nel 2005 ha dato torto alla ricorrente, sostenendo che il crocifisso è simbolo della storia e della cultura italiana e di conseguenza dell’identità del Paese. Nel 2006, il Consiglio di Stato ha confermato la decisione del Tar.

Nel 2007 la Lautsi si è quindi rivolta ai giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo, che nello scorso mese di novembre, ribaltando le decisioni della magistratura italiana, le hanno dato ragione, stabilendo anche un risarcimento di cinquemila euro per danni morali a carico del Governo italiano.

Il ricorso del Governo italiano è stato presentato nel gennaio scorso. italiano. E ora, dopo il sì odierno della Corte di Strasburgo, starà alla “Grande Camera”, la cui composizione verrà definita nelle prossime settimane, dire l’ultima definitiva parola”.

In questi giorni nello stesso sito web si apprende che il Consiglio di Stato, con un’articolata sentenza, ha respinto il ricorso della donna di origini finlandesi.

Infatti, in un altro articolo del Secolo XIX si scrive: “La sentenza ha stabilito che il crocifisso deve restare nelle aule scolastiche perché è un simbolo idoneo a esprimere l’elevato fondamento dei valori civili (tolleranza, rispetto reciproco, valorizzazione della persona, affermazione dei suoi diritti eccetera) che hanno un’origine religiosa, ma che sono poi i valori che delineano la laicità nell’attuale ordinamento dello Stato”.