Unicobas: “Il mondo del lavoro aderisca alle proteste della scuola”

da La Tecnica della Scuola

Unicobas: “Il mondo del lavoro aderisca alle proteste della scuola”

Ma è la scuola che deve aderire ad un eventuale sciopero del pubblico pubblico impiego o piuttosto dovrebbe essere il mondo del lavoro ad aderire alla protesta della scuola?
La domanda, forse un po’ provocatoria, arriva dall’Unicobas che proprio in queste ore ha dato avvio alla procedura di conciliazione, atto preliminare alla proclamazione della mobiitazione dell’intero comparto.
Stefano d’Errico, segretario nazionale di Unicobas, non usa mezzi termini e accusa i sindacati confederali, Snals e Gilda di voler di fatto mettere una pietra definitiva e tombale sulle lotte contro l’applicazione della legge 107.
“Dopo un anno nel quale la Scuola da sola ha scioperato compatta contro il Governo, non solo per se stessa, ma quel ‘bene comune’ che rappresenta per tutti e per il futuro del Paese – accusa d’Errico – la ‘montagna’ dei ‘sindacatoni’ sta partorendo il topolino di uno sciopero general generico nel quale la Scuola verrebbe annegata”.
“Di fronte a questa situazione – aggiunge ancora il segretario nazionale Unicobas – il nostro sindacato esprime il massimo della preoccupazione. La categoria deve riprendere l’iniziativa. Il tempo dell’attesa e del rispetto dei tempi di decisione delle altre organizzazioni sindacali è finito”.
D’Errico ironizza anche sulla manifestazione indetta dai sindacati del comparto per il prossimo 24 ottobre e parla di “passeggiata del sabato sera”.
“Se i Confederali (più Gilda e Snals, che li seguono proni), vogliono dare davvero quel segnale di ripresa della conflittualità promesso a luglio (‘la legge deve venir ritirata’ … ‘faremo di ogni scuola un Viet Nam’) – conclude il segretario nazionale – allora diano senza tentennamenti una data di sciopero per la scuola”.
Intanto l’Unicobas sollecita le scuole a non eleggere i docenti che dovrebbero far parte dei comitati di valutazione in modo da bloccare quella che viene considerato uno degli aspetti più negativi dell’intera riforma.