Imparo così

IMPARO COSÌ di Umberto Tenuta

CANTO 578 Io ho imparato così.

E i vostri alunni come imparano?

 

Ho imparato il dialetto rositano ascoltando le persone che mi stavano vicino e parlando con loro.

Ricordo che, adolescente, andai a Roma e, quando ritornai a casa, parlavo in romanesco.

Peccato che non sono andato in Francia!

Nei tre esami di Francese all’Università mi guadagnai tre TRENTA E LODE da un Professore parigino, ma evidentemente soprattutto per la passione che avevo messa nello studio della Letteratura francese.

In verità, scarsi sono stati i modelli linguistici che mi si offrivano.

L’apprendimento della lingua italiana l’ho realizzato soprattutto attraverso le letture che durante gli anni della scuola media mi fece fare il professore Alfonso.

Andava nella sua biblioteca e prendeva una bracciata di libri.

C’era di tutto, anche la Ragion di Stato di Giovanni Botero!

Leggevo, e non capivo.

Ma leggevo, leggevo, leggevo.

Purtroppo, solo leggendo imparai a leggere ed a scrivere.

E l’ho imparato bene!

L’Aritmetica la ho imparata utilizzando le dita delle mani, i ceci ed i fagioli.

La Geometria facendo il girotondo e disegnando per terra le figure geometriche con uno stecco.

Il cassone del grano era il mio parallelepipedo.

Il grande bidone dell’olio (ciarru) era il mio cilindro. Ahimè, la piramide di Cheope me la dovetti costruire col cartone!

La Storia la ho imparata leggendo le antologie poste alla fine di ogni capitolo del mio libro di Storia e libri come la Historia Longobardarum di Paolo Diacono, La Disfida di Barletta di Massimo D’Azeglio, ecc.

Oh la Geografia!

Che passione andare per monti e per valli, ammirare le piene del mio torrente Mavigliano, guardare incantato la mia verde Valle del Crati col Monte Cocuzzo, il Botte Donato, la catena del Pollino col suo Dolcedorme!

La Botanica?

Diceva la mamma che ero nato sotto un cavolo.

E non aveva torto, perché in mezzo alle erbe dei prati sono vissuto, e di tutte volevo conoscere il nome.

Ma soprattutto mi incantavano i fiori coi loro petali variamente colorati, i loro sepali, i loro ovari…

La Biologia?

Bianchina, la mia amata capretta!

Bosco, il mio cane nero!

I miei conigli bianchi.

Il pettirosso là sulla neve.

La coda della lucertola nella mano.

I pesci del mio torrente Mavigliano.

I grilli, le cicale, i serpenti neri (cursuni)…

La Musica, la Danza e il Canto?

No!

Mi sono mancate le esperienze.

Le esperienze che sono a fondamento di ogni apprendimento.

VERUM ET FACTUM CONVERTUNTUR (Gianbattista Vico).

 

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