Sentenza del Consiglio di Stato: il disabile non è una persona malata

da Superabile

Sentenza del Consiglio di Stato: il disabile non è una persona malata

Si chiude la lunga battaglia legale che ha visto contrapposte due associazioni che si contendevano il bando per la gestione dei Centri diurni per disabili nei comuni di Cinisello Balsamo e Cusano Milanino. Al centro la qualifica che devono avere gli operatori: di tipo sanitaria o educativa?

MILANO – La storia è particolarmente ingarbugliata. Sembra una questione per addetti ai lavori. In realtà poneva una domanda fondamentale: il disabile è una persona malata? Il Consiglio di Stato ha dato una risposta: no, non è una persona malata. Sì è conclusa così la lunga battaglia legale che ha visto coinvolto l’azienda consortile “Insieme per il sociale”, che gestisce i Centri Diurni Disabili (Cdd) nei Comuni di Cinisello Balsamo e Cusano Milanino, e l’associazione “Senza limiti”. Oggetto del contendere: il bando di gara per l’affidamento dei servizi a carattere educativo, socio assistenziale e di supervisione nei Cdd dei due comuni milanesi. Il bando, infatti, era stato contestato dall’associazione “Senza limiti”, che aveva fatto ricorso sostenendo che nei Cdd potevano lavorare solo gli operatori in possesso della qualifica di “Educatore Professionale” rilasciato dalle facoltà di Medicina e chirurgia. Per i Comuni invece bastava quella rilasciata da Scienze dell’Educazione. La differenza tra le due è che quella rilasciata da Medicina e chirurgia è specializzata nella prestazione di cure di tipo sanitario.
La Lega per i diritti delle persone con disabilità (Ledha) si è schierata da subito con i Comuni. Per un semplice motivo: i Cdd sono luoghi di aggregazione, di formazione, di socializzazione, dove il disabile non è un paziente, ma una persona che partecipa ad attività e incontri. In un primo momento, il Tar della Lombardia ha accolto il ricorso dell’associazione “Senza limiti” e annullato il bando di gara. Il consorzio dei Comuni ha successivamente impugnato questa decisione in appello davanti al Consiglio di Stato, che ha messo definitivamente la parola “fine” alla vicenda. I giudici affermano infatti che non può essere sostenuta la tesi dell’associazione “Senza limiti” “tesa ad assegnare ai centri diuni una prevalente e pressoché esclusiva funzione di cura e assistenza sul piano terapeutico ed infermieristico/medicale dei soggetti in condizione di disabilità”.

In altre parole, il Consiglio di Stato conferma quanto sostenuto dai legali di Ledha: i Centri Diurni Disabili non sono servizi sanitari e le persone con disabilità non sono malati. “Abbiamo intrapreso questa battaglia legale, schierandoci fin da subito a fianco dei Comuni, perché siamo profondamente convinti che il fine ultimo di questi servizi sia quello di favorire l’inclusione sociale delle persone con disabilità”, commenta Alberto Fontana, presidente Ledha. “Non si tratta di negare o sottovalutare le esigenze di cura delle persone con disabilità – aggiunge -. Ma ridurre il tutto di una persona ai suoi problemi di salute, più o meno connessi alla sua menomazione, è per noi sbagliato”.

“Siamo soddisfatti per l’esito positivo di questa battaglia legale. Da un lato per la tutela dei diritti dei lavoratori, ma soprattutto perché le amministrazioni comunali del nostro ambito hanno sempre sostenuto le necessità di pensare ai centri diurni come luoghi educativi e di socializzazione – commenta Gianfranca Duca, assessore alle politiche sociali del Comune di Cinisello Balsamo -. Ledha ci ha supportato in questa battaglia culturale, fornendoci una preziosa consulenza e supporto nella definizione della linea difensiva”. (dp)