Mobilità: nodi e contraddizioni vengono al pettine

da La Tecnica della Scuola

Mobilità: nodi e contraddizioni vengono al pettine

I sindacati chiedono la disapplicazione della legge 107 e il Ministero risponde che non se ne parla proprio. Si blocca la trattativa sulla mobiità.
La vicenda del contratto sulla mobiità è  ormai arrivata al capolinea: lo scontro fra sindacati e Ministero, che fino a lunedì 11 sembrava ancora un rischio, adesso è concreto e reale.
Subito dopo l’incontro del 12 gennaio i sindacati hanno di fatto abbandonato il tavolo della trattativa e hanno dovuto prendere atto che sulla richiesta di non attivare nè gli albi territoriali nè la chiamata dei docenti da parte dei dirigenti scolastici i tecnici del Miur non hanno titolo a dare risposta.
Su questo punto è bene infatti ricordare che, fino al 2009,  prima dell’entrata in vigore del “decreto Brunetta” le norme di legge potevano essere disapplicate per via contrattuale (il “tutor” previsto dalla riforma Moratti, per esempio, venne cancellato proprio con un contratto fra le parti). Dal decreto 150/2009 (decreto Brunetta, appunto) non è più così anche se per la verità già negli ultimi mesi del Governo Berlusconi i sindacati incominciarono a sostenere che – con il cambio di Governo- le regole sarebbero cambiate in poco tempo.  In realtà è capitato esattamente il contrario e cioè che le disposizioni “anticontrattuai” volute da Brunetta e Tremonti sono state persino appesantite.
Tutte le leggi approvate negli utimi due-tre anni richiamano praticamente il medesimo mantra: “Tutte le disposizione della presente legge sono vincolanti e non possono essere modificate con la contrattazione collettiva”.

Adesso si pone per i sindacati il problema del “che fare”.
Dalla rete arrivano già proteste e proposte: blocchiamo le scuole, sciopero a oltranza, stop agli scrutini, e così via
Sfoghi comprensibilissimi della “base” ma che hanno poco senso: lo sciopero a oltranza, per esempio, non è consentito dalla legge, così come non sono consentite altre forme di protesta radicale, dichiarate appunto inammissibili con la cosiddetta “legge anti-Cobas” voluta alla fine degli anni ’80 dagli stessi confederali per impedire che gi scioperi indetti dai sindacati di base potessero riscuotere troppo successo ed incidere eccessivamente sui diritti dell’utenza e dei cittadini.
Adesso non resta che aspettare l’eventuale intervento del ministro Giannini.
Ma albi territoriali e chiamata diretta dei docenti, che secondo i sindacati equivalgono ad introdurre clientelismo (e forse persino corruzione) nelle scuole, stanno forse per diventare realtà  (resta da spiegare – da parte sindacale – per quale motivo queste norme potranno avere simili effetti anche se verranno applicate dai dirigenti scolastici che – per un buon 50% – aderiscono ai sindacati del comparto).