Organico potenziato: fattore di miglioramento o spreco?

Organico potenziato: fattore di miglioramento o spreco?

di Gabriele Boselli

Da circa un mese sono entrati nelle scuole i docenti nominati in base alla normativa dell’ ”organico potenziato”, in media tre per istituto con numeri più alti in alcune zone del Paese.
Il numero delle risorse aggiuntive è comunque notevole e segna una favorevole inversione di tendenza rispetto a un ventennio di tagli al personale. Questo almeno per quel che riguarda il ruolo della docenza, mentre per gli uffici amministrativi e in particolare per i provveditorati le dotazioni continuano a calare con i prevedibili e gravi effetti sulla funzionalità dell’amministrazione e la declamata “soddisfazione del cliente”: basti pensare alle pratiche di pensione, ovunque in ritardo di anni e generatrici di contenzioso.
Comunque, anche se amministrativamente gestite con difficoltà (in molti istituti i nuovi arrivati sono ancora senza contratto formalizzato) nuove e aggiuntive risorse sono disponibili per il miglioramento della qualità della scuola sulla base di progetti culturalmente, pedagogicamente e amministrativamente definiti. E’ proprio così?
Almeno per ora, quasi in nessun caso. Il nuovo personale O.P. sostiene per ora la qualità della scuola coprendo i buchi determinati dalle assenze di docenti non superiori a otto giorni, ovvero, sostanzialmente, è pagato sempre per lavorare quando capita; nei casi migliori opera sulla base di progetti frettolosamente redatti per evitare impieghi che si configurino come compresenze (due docenti, escluso il sostegno, nella stessa aula, normativamente inammissibile) ma si attuino come contemporaneità, ovvero più docenti della stessa classe ma all’azione in luoghi e/o tempi diversi .
“Tappabuchi” o compresenze: non si tratta solo di spreco di pubblico denaro ma anche di preziose risorse umane non giocate certamente al meglio. E’ vero che non pochi docenti O.P. sono stati richiamati alla luce dal fondo di antiche graduatorie cui avevano avuto in alcune regioni misteriosamente accesso e i quali nel frattempo avevano intrapreso altri e forse più consoni mestieri in attesa della non lontana pensione (chiamiamoli di tipo 1, come pure molti dirigenti nelle stesse condizioni). E’ pure vero che i pescati in questi stagionati recuperi hanno nel frattempo dimenticato la disciplina e a volte anche la lingua italiana. Ma è altresì vero che fan parte dei nuovi arrivi anche molti giovani di primissimo ordine (diciamo di tipo 2), freschi di studi, intellettualmente preparati e pedagogicamente motivati all’insegnamento, abilitati alla professione nei TFA.
Se per i docenti di tipo 1 fare i tappabuchi o meglio –quando non certificati come affetti da malattie invalidanti connesse all’età- supplire il sempre più scarso personale delle pulizie o l’essere impiegati in lavoretti di piccola manutenzione degli edifici rappresenterebbe una giusta pratica di assistenza sociale, per i giovani preparati il sottoimpiego è pratica demotivante e antieconomica, temporaneamente giustificabile per il fatto che sono mancate a livello ministeriale iniziative di aggiornamento per preparare le scuole al miglior impiego dei non pochi soggetti che hanno molto da dire e da dare alla comunità scolastica.
Che potrebbe fare –dirigente permettendo- un collegio dei docenti che smettesse con la comoda ma inconcludente pratica del lamento e comprendesse il valore di questi giovani?
Ipotesi di impiego
—I docenti “stanziali” più colti e motivati (ce ne sono molti in ogni scuola) potrebbero far redigere e illustrare ai nuovi colleghi O.P. un documento in cui questi ultimi descrivessero esperienze, studi e proprie pubblicazioni e manifestassero interessi non troppo specifici (difficile ne sarebbe poi l’utilizzo) di ricerca scientifica, culturale e didattica. Ciò potrebbe almeno far emergere chi sa parlare e chi sa scrivere, chi abbia effettivamente qualcosa da dire e dare e in quale settore della vita scolastica.
—Il gruppo docente trainante potrebbe poi interrogarsi ìnsieme al preside ed eventualmente insieme al dirigente (due funzioni a volte presenti nella stessa persona, nonostante i corsi di formazione per dirigenti) su quali siano le esigenze e le potenzialità della scuola e del territorio.
—Si formerebbe poi, guidato da qualche valida funzione strumentale o magari dallo stesso dirigente/preside, un gruppo composto da insegnanti di lungo corso e freschi di nomina O.P. in cui , incrociando risorse e necessità (non contingenti e “tattiche” ma di lungo periodo e “strategiche”) formulasse temi e ne definisse una prima articolazione in progetto. Ad esempio uno studio sulla valutazione o sul tema degli stranieri, sulla globalizzazione etc.
—A tali temi –con modalità simili a quelle dei ricercatori universitari- inizierebbero a lavorare sistematicamente in orario di servizio i docenti dell’organico potenziato, definendo l’argomento sotto il profilo culturale e delle sequenze didattiche operative e sottoponendo poi  al gruppo di lavoro generale e al collegio dei docenti il progetto definito.
—Occorrerà verificare  l’esistenza di supporti e la possibilità di copertura delle eventuali spese per materiali.
—E’ importante acquisire preventivamente la disponibilità di tutti coloro che verrebbero interessati (da scoraggiare eventuali accessi di gelosia degli inseganti ordinari), anche chiarendo che la partecipazione ai progetti sarà elemento per la valutazione del docente e della scuola.
—Si è perso del tempo ma l’importante è non perderne altro: nel giro di un mese i progetti potrebbero iniziare ad essere seriamente attuati e ogni risorsa di  personale attivata in modo ottimale.

Il percorso di costruzione di progetti potrebbe avere la promozione e la supervisione scientifica degli ispettori* e negli uffici scolastici provinciali potrebbe essere individuato il luogo di promozione e di progettazione in termini generali.
In tal modo i giovani di valore forse non si sentirebbero sottoutilizzati, lo Stato non disperderebbe denaro e la scuola ne guadagnerebbe in qualità e prestigio.-

*ispettori di tipo 2, ovvero quelli tali non per nomina politica ma per effetto di pubblico concorso nazionale per esami, titoli di servizio e pubblicazioni.