Mobilità 2016, giovedì 21 ultimo incontro: ancora aperture Miur, basteranno ai sindacati?

da La Tecnica della Scuola

Mobilità 2016, giovedì 21 ultimo incontro: ancora aperture Miur, basteranno ai sindacati?

Il contratto sulla mobilità dei docenti è giunto ad un bivio: giovedì 21 gennaio è infatti in programma l’ultimo incontro per arrivare ad un compromesso Miur-sindacati.

Le premesse perché ciò avvenga sembrano però ancora flebili. Perché in occasione dell’ultimo confronto, avvenuto il 13 gennaio scorso, le parti si sono lasciate distanti.

A spiegarne i motivi è stato Pino Turi, segretario generale Uil Scuola: “secondo noi, tutto il personale interessato deve poter scegliere la scuola di titolarità, in deroga ad ogni vincolo derivante da vecchie e nuove normative che non sono coerenti con la singolarità di questa fase di mobilità, prevista dalla stessa Legge 107/15. Ma su questo punto che riguarda tutto il personale, che deve rispondere ad una situazione straordinaria con misure di equità e tutela per tutti, la trattativa – ha concluso Turi – è giunta ad un punto di stallo”.

Ci sono però delle novità: qualche giorno fa i dirigenti del ministero dell’Istruzione hanno comunicato alle organizzazioni sindacali la loro ultima proposta, al fine di scongiurare un atto unilaterale che non soddisferebbe nessuno. Ad iniziare dai docenti interessati, perché andrebbe ad applicare in modo “rigido”, senza alcuna deroga, quanto espresso a chiare lettere dal comma 73 della Legge 107/15: “dall’anno scolastico 2016/2017 la mobilità territoriale e professionale del personale docente opera tra gli ambiti territoriali”, anche per i docenti perdenti posto.

In base a quanto è trapelato, in sintesi la proposta del Miur per trovare una convergenza sarebbe la seguente:

  1. tutti coloro che sono stati immessi in ruolo prima dell’avvio del piano straordinario di immissioni in ruolo previsto dalla Legge 107/15, non andrebbero negli ambiti territoriali, gestiti dai dirigenti scolastici, ma potrebbero continuare ad indicare la scuola desiderata per il trasferimento, purché ciò avvenga nella provincia in cui già insegnano;
  2. i docenti assunti attraverso la fase 0 e A, invece di essere bloccati per tre anni nella provincia di nomina, come indicherebbe la Legge 107, avrebbero l’opportunità, su base volontaria, di partecipare alla mobilità anche su ambiti di altre province, però in subordine a coloro che li precedono nella graduatoria dei candidati al trasferimento;
  3. coloro che sono stati stabilizzati attraverso le ultime fasi della riforma, la B e la C, però solo se “assorbiti” da una graduatoria di merito formulatasi a seguito di un concorso a cattedra, avrebbero la possibilità di presentare domanda, tuttavia in subordine (mentre per la Legge 107 non avrebbero potuto fare domanda di mobilità);
  4. per tutti i docenti di ruolo, vecchi e neo-assunti, il Miur sarebbe disposto a consentire di indicare, oltre gli ambiti nell’ordine desiderato, anche delle preferenze (non vincolanti) sulle scuole dove vorrebbero insegnare i trasferiti nel primo ambito indicato. E questo malgrado la Buona Scuola preveda che la mobilità avvenga indistintamente tra ambiti territoriali.

Insomma, dal Miur sembrano aver fatto più di un passo in avanti rispetto alle posizioni iniziali. Se questo basti, però, è tutto da capire. Il silenzio dei sindacati degli ultimissimi giorni, proprio sulla questione mobilità, potrebbe far intendere ad una possibile disponibilità a parlarne.

Rimane il “nodo” degli assunti con le fasi B e C attraverso le GaE. Che sono anche la grande maggioranza. Per loro il “girone” degli ambiti non è stato risparmiato. Considerando che una percentuale altissima, oltre il 95%, è stato immesso in ruolo nella provincia di appartenenza, qualche sindacato forse potrebbe anche pensare di soprassedere e accettare la proposta.

Anche perché, in caso contrario, se non arrivasse ad un accordo, le concessioni del Miur verrebbero tutte perse. E, a quel punto, anche il personale di ruolo da tempo, si ritroverebbe di colpo negli ambiti territoriali. Senza avere più la possibilità di giocarsi nemmeno la carta dell’ultimo anno di mobilità con le vecchie regole, in particolare per produrre il tentativo di fare domanda di trasferimento “secca” su una scuola.

Una cosa è certa: per i sindacati non sarà una scelta facile. Tra poche ore sapremo quale verrà presa.