Volontariato al posto delle sanzioni disciplinari

da La Tecnica della Scuola

Volontariato al posto delle sanzioni disciplinari

Parte anche quest’anno in Piemonte il progetto «Percorsi formativi alternativi alle sanzioni disciplinari», che si rivolge alle scuole superiori di secondo grado del Piemonte e ai loro studenti. In pratica, invece di sospendere i ragazzi particolarmente facinorosi dalle lezioni, si mandano a servire i pasti ai senza fissa dimora o affiancare i volontari che si prendono cura dei disabili e dei bambini in difficoltà.

L’iniziativa, curata dal Forum interregionale permanente del volontariato Piemonte e Valle d’Aosta in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale del Piemonte, nasce con l’obiettivo di prevenire e contrastare il disagio socio-relazionale e ambientale dei ragazzi, partendo dal principio che «una non corretta condotta disciplinare possa essere modificata soprattutto attraverso la partecipazione ad un percorso educativo di recupero» che, in questo caso prende la strada del volontariato.

L’Ufficio scolastico regionale del Piemonte spiega come aderire al progetto giunto alla sua VIII edizione e come aderire alla convenzione con il Forum per il volontariato, riservandosi di segnalare successivamente i singoli casi dei ragazzi sottoposti a sanzione disciplinare direttamente all’associazione. La convenzione garantirà la copertura assicurativa degli studenti coinvolti, lo studio di un percorso personalizzato costruito sul profilo di ciascun ragazzo e l’assegnazione di un tutor che lo dovrà seguire durante la nuova esperienza. Il percorso di volontariato, che prevede un numero minimo di tre mezze giornate, potrà essere realizzato al mattino, in sostituzione della frequenza delle lezioni, o nel pomeriggio, dopo l’orario scolastico, nel caso in cui la sospensione preveda anche la frequenza obbligatoria delle lezioni.

Il Forum, poi, si appoggia su una rete di associazioni no-profit e di cooperative dove materialmente i ragazzi vengono avviati all’esperienza di volontariato. Il 10% di questi «ragazzi difficili», dopo l’esperienza di formazione alternativa non ha più lasciato il volontariato e in alcuni casi, una volta terminata la scuola, ha addirittura indirizzato in questo settore la propria attività professionale.