Maltrattamenti fisici e psicologici di minori a scuola

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da La Stampa

Maltrattamenti fisici e psicologici di minori a scuola

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In Italia svolgono il mestiere di insegnanti circa 700mila docenti, mentre i casi di abusi denunciati costituiscono un numero limitato, anche se sollevano interrogativi inquietanti. Quante situazioni rimangono impunite e sotto silenzio per anni? Come squarciare il velo dell’omertà a scuola, in presenza di insegnanti che usano modi violenti di rapportarsi con gli alunni? E come interpretare tali comportamenti? Sono da leggere come uno dei sintomi del disagio e dello stress cui sono sottoposti quotidianamente gli insegnanti nel praticare la loro professione, in contesti scolastici spesso difficili e complessi o come la manifestazione di un disagio ancora più profondo, di un’indole violenta e abusante, di un tentativo di vittimizzazione teso a creare una condizione di soggezione psicologica e di sofferenza nei soggetti più vulnerabili, soprattutto bambini in tenerissima età, affidati alle loro cure? Si tratta di nodi difficili da sciogliere, che necessitano di una attenta valutazione caso per caso da parte delle autorità competenti.

 

Intanto, dopo il fermo di una maestra d’asilo a Pavullo nel Modenese, per maltrattamenti fisici e psicologici (le testimonianze e i filmati raccolti dai carabinieri documentano schiaffi, spintoni e strattonamenti a bambini fra i tre e i cinque anni, accompagnati da gravi insulti) – ennesimo episodio, di una serie di fatti di cronaca eclatanti – si fa sentire la voce del sociologo e giornalista Antonio Marziale, fondatore e presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, nonché consulente della Presidente della Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza.

 

Nel comunicato pubblicato sul sito dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori (Osservatorio sui Diritti dei Minori, 01/02/2016), Marziale osserva: «Siamo ormai all’emergenza quantitativa ed è tempo che il Ministero dell’Istruzione cominci seriamente a prendere in considerazione misure di prevenzione e repressione di un fenomeno intollerabile. Purtroppo il fenomeno non è circoscritto ai casi riportati nella cronaca, perché quotidianamente registriamo segnalazioni del genere con l’invito, da parte nostra ai genitori, di denunciare e questi che cercano di aggiustare la situazione per paura di ritorsioni o perché i dirigenti scolastici intervengono per tacitare le rimostranze per salvaguardare il buon nome della scuola e tutto ciò è intollerabile».

 

Il presidente dell’Osservatorio incalza: «Urge un nuovo patto d’intesa tra famiglia e scuola, un patto che riavvicini le parti e serve soprattutto che il Ministero dell’Istruzione finalmente capisca che quello del docente è un mestiere emotivamente usurante, per cui occorre sottoporre a una periodica visita psicologica gli insegnanti. Ciò non deve essere letto come una manifestazione di mancanza di fiducia verso una categoria che annovera a gran maggioranza docenti degnissimi, ma come la maniera più efficace per stanare chi non è idoneo e togliere la cancrena che si annida in troppe aule».

 

Infine il sociologo rivolge un appello contro l’omertà a tutto il personale scolastico: «Un messaggio intendo lanciare a quanti, tra docenti e personale non docente, affollano i plessi scolastici, per dire loro che non è possibile che nessuno senta un bambino strattonato e picchiato, perché certamente si difende come meglio può, piangendo a squarciagola. Il silenzio è sempre complice».

 

Proprio nel caso della maestra d’asilo di Pavullo, a far scattare le indagini dei carabinieri, sono state le denunce dei genitori, allarmati dal comportamento dei bambini che, una volta a casa, dichiaravano di non voler tornare all’asilo, intimoriti dalla maestra.

 

Sulla differenza, talora sfumata, tra maltrattamenti e abuso dei mezzi di correzione, si è espressa di recente la Cassazione (sentenza n. 4170 della sesta sezione penale, riguardo il caso di una insegnante della scuola di Capo di Ponte, in Val Camonica, arrestata nel 2012, dopo essere stata colta in flagrante dalle telecamere mentre schiaffeggiava un alunno di terza elementare). Nella situazione specifica è stato ritenuto che il docente, qualora schiaffeggi gli alunni come modo di agire abituale, vada giudicato per il reato di maltrattamenti.

 

Sul fronte della prevenzione della salute psicofisica degli insegnanti (e contestualmente della tutela dell’utenza) è bene ricordare che le scuole possono prevedere e attuare il piano di prevenzione dello Stress Lavoro Correlato (SLC) per i docenti. La valutazione dei rischi SLC è obbligatoria anche per le scuole, così come è obbligatorio, nei casi in cui appare necessario, adottare specifiche ed adeguate misure di prevenzione, mediante azioni che possono migliorare l’organizzazione del lavoro e che fanno riferimento principalmente al ruolo del dirigente scolastico (D.Lgs. 81/2008, art. 28).