Dopo di noi, la critica di una mamma: “Fine dell’assistenza domiciliare”

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da Redattore sociale

Dopo di noi, la critica di una mamma: “Fine dell’assistenza domiciliare”

Chiara Bonanno, caregiver a tempo pieno, punta il dito contro la norma approvata alla Camera e chiede la rettifica dell’articolo 4 secondo cui “di fronte a difficoltà, si potrà ricevere aiuto solo per allontanare il disabile, non per tenerlo in casa”

ROMA – Non è “per nulla una buona legge”, ma piuttosto “l’ennesima esca alla quale è abboccato un dolorosissimo amo”: è una decisa stroncatura della legge sul “Dopo di noi” quella che arriva oggi da Chiara Bonanno, mamma di Simone, un ragazzo con grave disabilità, di cui è anche caregiver a tempo pieno. E nel manifestare la sua completa insoddisfazione verso la norma approvata alla Camera, Bonanno ne esamina una delle le “peggiori chicche”.

E’ il caso dell’ articolo 4 comma 1 paragrafo b, “di una gravità assoluta”, dal momento che parla di “interventi per la permanenza temporanea in una soluzione abitativa extrafamiliare per far fronte ad eventuali situazioni di emergenza”. Allora, si chiede Bonanno, “quando una famiglia che vive una condizione di emergenza si rivolgerà ai Servizi Sociali per chiedere un sostegno, o anche solo qualche ora in più di assenza, si sentirà rispondere che non ci sono soldi in più per dare assistenza domiciliare nemmeno nelle emergenze, perché, tali fondi sono vincolati alla disponibilità di bilancio, non sono strutturali ma dipendono dalla ‘sensibilità’ dell’amministrazione di turno, dal momento storico”, visto che “in Italia non esiste il diritto ad avere l’assistenza domiciliare”. Al tempo stesso, però, con la creazione di questo “unico fondo stabile, che non dipenderà dagli umori della politica – osserva Bonanno – si finanzieranno di anno in anno le ‘strutture abitative extra familiari’. Ma che vuol dire? – si chiede ancora Bonanno – Che la persona con disabilità sarà allontanata dalla sua famiglia, trattata quindi come una ‘cosa ingombrante’ per la sua famiglia,  deportata in una struttura che, a causa dell’emergenza, sarà la prima disponibile, e quindi istituzionalizzata?”

La legge insomma, attraverso l’articolo contestato da Bonanno, agevolerebbe “gli allontanamenti e gli abbandoni di figli, che hanno il solo torto di avere bisogno di assistenza perché disabili. Se si voleva creare un reale supporto per le famiglie e le persone con disabilità in condizioni di emergenza, perché allora non si è sentita la necessità di inserire in questo paragrafo l’ obbligo di tentare  prioritariamente delle soluzioni di tipo domiciliare per prevenire l’istituzionalizzazione? Questi soldi servono, lo ribadiscono in ogni parte di questa legge, per finanziare le strutture (leggasi istituti, piccoli o grandi e con nomi simpatici sempre quella roba là è): in nessuna parte del testo si parla di assistenza domiciliare. Questa legge, di fatto, sancisce la fine dell’ esigibilità dell’assistenza domiciliare in Italia”.

La richiesta di Bonanno è quindi che almeno questo articolo venga rettificato, nel passaggio al Senato: “in realtà di ‘chicche’ questa legge ne ha davvero tante – conclude Bonanno – ma se correggessero il tiro di questo paragrafo, già sarebbe una gran cosa”. (cl)