Sconfitto l’Inps quei disabili hanno diritto all’indennita

da La Repubblica del 15-02-2016

“Sconfitto l’Inps quei disabili hanno diritto all’indennita’

Le cifre erano elevate: 35.142 euro in un caso, 55.435 in un altro. Da pagare in un’unica soluzione con un bollettino postale. «Ma ce l’abbiamo fatta, la vittoria di Davide contro Golia», esulta l’avvocato Laura Abet, del centro anti-discriminazione “Franco Bomprezzi”. La Ledha, la Lega per i diritti delle persone con disabilità, all’attacco dell’Inps: l’associazione ha presentato dieci ricorsi contro l’ente. Che, dopo una serie di controlli, ha richiesto a migliaia di disabili la restituzione di cifre alte. Poiché, secondo l’ente, non avrebbero avuto diritto all’indennità di accompagnamento. «Qui non si tratta di disabili “scrocconi”, ma di persone che rischiavano di essere discriminate da un ente pubblico — spiega Abet — Dei dieci ricorsi, ne abbiamo vinti otto. In due casi il giudice non ci ha dato ragione, e per questo abbiamo ricorso in appello».
Tra il 2009 e il 2012 l’Inps avvia, in tutta Italia, controlli per verificare chi, tra coloro che percepiscono sia la pensione d’invalidità sia l’indennità di accompagnamento, ne abbia davvero diritto. Obiettivo, recuperare quanto versato negli anni a coloro che non dovevano percepire l’indennità. Conseguenza dei controlli sono stati, così, migliaia di richieste di risarcimento inviate da Inps ad altrettante persone con disabilità. Tra cui, appunto, quelle che si sono rivolte a Ledha, che ha avviato i ricorsi. Gli ultimi due vinti risalgono a settembre (a Monza) e a gennaio (a Milano). Nel primo caso Inps chiedeva oltre 55mila euro a un disabile al 100 per cento. Nel secondo, oltre 35mila euro a una sessantenne con disabilità all’80 per cento. «Il tribunale però ci ha dato ragione
— spiega l’avvocato Stefania Pattarini, che ha affiancato Ledha — Nel primo caso, Inps dovrà versare al disabile a cui chiedeva 55mila euro, circa 50mila euro, poiché l’ente non aveva più versato l’indennità al nostro assistito. Che invece ne ha pieno diritto.
Nel secondo, invece, è stata riconosciuta la buona fede della signora nel percepire l’indennità in passato, visto che la comunicazione di Inps sull’assenza di requisiti non era chiara». La disabile, quindi, non percepirà più l’indennità, ma comunque non dovrà restituire quanto avuto negli anni scorsi. «Queste vittorie — dice Alberto Fontana, presidente di Ledha — sono un richiamo a tutte le persone con disabilità a non scoraggiarsi, e a rivolgersi a noi per reclamare i loro diritti».

di Alessandra Corica