Almadiploma: occupazione record per gli studenti dei tecnici e professionali, stage e alternanza la «chiave» del successo

da Il Sole 24 Ore

Almadiploma: occupazione record per gli studenti dei tecnici e professionali, stage e alternanza la «chiave» del successo

di Alessia Tripodi

Orientamento, voti alti alla maturità, stage ed Erasmus. E soprattutto l’alternanza scuola lavoro, grazie alla quale i giovani acquisiscono competenze utili per il mercato del lavoro. E’ questa la «ricetta» per il successo dei diplomati italiani secondo Almadiploma, che ieri al Miur ha presentato l’edizione 2016 del rapporto che ha analizzato le scelte formative e professionali di oltre 100mila studenti di 300 scuole superiori, focalizzandosi su un campione di 15mila ragazzi intervistati a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo di studio. Sono i giovani degli istituti tecnici e professionali, secondo Almadiploma, quelli che vantano il tasso più alto di occupazione dopo la maturità (fino al 62% dopo cinque anni dal titolo, contro il 14% dei liceali) : un vantaggio che arriva anche dall’alternanza e dagli stage post diploma, che aumentano fino al 90% le possibilità di trovare un impiego.

Ritratto dei diplomati
A un anno dal titolo di studio, dice Almadiploma, il 65% degli studenti è iscritto all’università, il 31% lavora e il 17% cerca un impiego o segue corsi di formazione. A cinque anni dall’esame la quota di occupati arriva al 51% (ma tra queste il 13% coniuga studio e lavoro), il 45% studia ancora all’università e il 12% cerca lavoro. Ma i percorsi sono diversi a seconda del tipo di diploma conseguito. A un anno dal titolo studia il 75% dei liceali, il 37% dei diplomati dei tecnici e il 15% dei professionali, mentre a cinque anni il tasso di liceali all’università scende al 55%, quello dei diplomati tecnici al 22% e quello dei professionali all’11 per cento.

Più opportunità con l’orientamento
Proprio perchè la quota di chi lavora dopo il diploma è sensibilmente superiore tra i ragazzi provenienti da tecnici e professionali, Almadiploma dedica un focus alle performance occupazionali di questi ragazzi, scoprendo che le esperienze lavorative e e internazionali durante gli studi aumentano rispettivamente del 66% e del 31% la chance di trovare un lavoro, mentre un voto diploma elevato pesa per l’80 per cento e lo stage post diploma arriva fino al 90 per cento.
Tra gli occupati a un anno dal titolo, il 30% dei tecnici ha un contratto a tempo determinato e il 24% a tempo indeterminato, mentre il 7% non è in un rapporto regolare. Sul fronte dei professionali, il 60% ha contratti formativi o a tempo determinato, il 22% conta su rapporti di lavoro stabili e l’8% non ha un contratto standard. Lo stipendio medio per chi lavora a tempo pieno si aggira intorno ai 1.000 euro netti mensili, con punte più elevate per chi
Arrivati sul mercato del lavoro, però, solo il 23% di questi diplomati – sia tecnici che professionali – dichiara di utilizzare «in maniera elevata» le competenze acquisite a scuola, mentre poco meno del 30% non le usa per niente.
«La scuola è anche fare esperienza, la scuola è “conoscenze” ma anche “competenze” e queste ultime si acquisiscono anche con modalità di alternanza scuola lavoro – ha detto il sottosegretario al Miur, Gabriele Toccafondi, durante la presentazione del rapporto – e questi dati confermano la necessità di investire sulle competenze trasversali e non solo disciplinari. La riforma della Buona Scuola va proprio in questa direzione – ha aggiunto – e vanno incentivati i percorsi di orientamento, ma anche le azioni finalizzate al trasferimento delle competenze, per rispondere in modo sempre più adeguato alle esigenze del mondo del lavoro. Potenziare le attività di alternanza-scuola lavoro rappresenta quindi un tassello fondamentale».

Ascensore sociale bloccato
Al di là delle possibilità offerte da orientamento e alternanza, però, sui diplomati pesa ancora molto il contesto socio-economico di provenienza e il titolo di studio dei genitori. I dati Almadiploma dicono che chi proviene da situazione più avvantaggiate si iscrive all’università nell81% dei casi, mentre per i meno favoriti la percentuale scende al 52 per cento. Ma il titolo di studio dei genitori pesa ancora di più sulle scelte: l’86% dei diplomati che opta per l’università proviene da un afamiglia di laureati, mentre tra i figli di genitori con la licenza media la percentuale è praticamente dimezzata (43%).