Sono trentamila i supplenti (ancora) senza stipendio

da la Repubblica

Sono trentamila i supplenti (ancora) senza stipendio

Interpellati, al Miur e alla Tesoreria regionale hanno una sola risposta: dipende dall’altro ente. L’unica certezza è che mancano i fondi

Corrado Zunino

I supplenti senza stipendio, una categoria che ora trova ospitalità su Facebook, dicono di essere in trentamila (http://www.repubblica.it/scuola/2015/11/03/news/scuola_supplenti_senza_stipendio-126525113/?ref=search) e di essere – nonostante le rassicurazioni del ministero, del sottosegretario Davide Faraone in particolare – senza reddito da sei mesi o, in alcuni casi, con buste paga inviate a singhiozzo, inspiegabilmente decurtate (http://www.repubblica.it/scuola/2015/12/17/news/scuola_supplenti_stipendio-129700743/?ref=search). Ognuno dei “senza stipendio” ha un regolare contratto di lavoro, siglato con le rispettive scuole e con il Miur, ma la burocrazia statale non si sblocca. C’è chi ha ricevuto una mensilità, chi due, la maggioranza attende nervosa e attonita.

Ancora, gli stipendi versati in ritardo sono stati considerati “arretrati” e quindi senza la detrazione sulle imposte, senza il bonus Renzi e con un calcolo Irpef che fa sì che il netto percepito sia molto inferiore alla somma attesa. Il ministero dell’Istruzione ha risposto che i soldi saranno resi con il “730” del 2017. Tra un anno e mezzo.

Interpellati, al Miur e alla Tesoreria regionale hanno una sola risposta: dipende dall’altro ente. L’unica certezza è che mancano i fondi. E che segreterie amministrative oberate dalla “Buona scuola” hanno aumentato la percentuale di errori. Racconta il giovane docente Andrea Rotella: “Da ottobre alla settimana scorsa non ho ricevuto lo stipendio. Quando è arrivato, le vacanze di Natale non erano state retribuite. Cinquecento euro in meno, hanno detto che forse me li danno a marzo. Non ci credo. Il Governo mi ha rovinato un anno che poteva essere positivo: la mia prima classe mi dà soddisfazioni”. L’insegnante Marghe Giorgini: “Da settembre mi hanno pagato 400 euro”. Emanuela Capodiferro: “Senza stipendio (e senza notizie) per il 2016. I mesi di novembre e dicembre mi sono stati pagati con notevole decurtazione”.

Scrivono collettivamente: “Siamo davvero allo stremo e molti di noi prospettano l’idea di abbandonare i loro incarichi perché non in grado di sostenere le spese, perché scoraggiati da uno stipendio che non arriva, dalle bollette, dai mutui, dagli affitti, dalle spese delle nostre famiglie che non riusciamo a sostenere. Quando dirigenti di Stato non sbloccano i fondi per i contratti che hanno firmato pensano forse che ci sono famiglie che non riescono a pagare le rate del mutuo e perdono la casa? Che hanno anziani a carico o figli a scuola? Noi viviamo del nostro lavoro, il nostro lavoro non ci viene retribuito”.