Bullismo, per il 77% dei presidi è la Rete il «luogo» più a rischio

da Il Sole 24 Ore 

Bullismo, per il 77% dei presidi è la Rete il «luogo» più a rischio

di Alessia Tripodi

E’ la Rete il luogo dove i fenomeni di bullismo la fanno da padrone, più che a scuola o nei luoghi di aggregazione tra i giovani. Secondo il 77% dei presidi delle scuole medie e superiori, infatti, il web è il luogo più a rischio, e il 90% è convinto che i fenomeni di cyberbullismo siano molto più gravi di quelli che accadono in classe o, per esempio, nel tragitto casa-scuola. Un fenomeno che può diventare ingestibile, visto che che il 91% dei 14-18enni è iscritto ad almeno un social network e l’87% usa una smartphone connesso a Internet.
Sono i dati di una ricerca Censis-Polizia Postale presentata ieri e realizzata attraverso un questionario al quale hanno risposto 1.727 dirigenti scolastici di tutta Italia.

I numeri
Il 52% dei presidi intervistati ha dovuto gestire personalmente episodi di cyberbullismo, il 10% casi di sexting (l’invio con il telefonino di foto o video sessualmente espliciti) e il 3% casi di adescamento online. Per il 45% dei dirigenti il cyberbullismo ha interessato non più del 5% dei loro studenti, mentre per il 18% il sexting vede coinvolto tra il 5% e il 30% dei ragazzi. «Il cyberbullismo è un fenomeno difficile da mettere a fuoco – dice il Censis – data la grande varietà di comportamenti che possono essere qualificati come bullismo digitale». Ma il 77% dei presidi ritiene il bullismo hi-tech un vero e proprio reato, tanto che nel 51% dei casi il dirigente si è dovuto rivolgere alle forze dell’ordine.

Scuole sempre più hi-tech
I numeri del Censis dicono che praticamente tutte le scuole hanno un sito internet, che nel 65% dei casi è gestito dai docenti, nel 16% da personale non docente e nel 12% da consulenti esterni. Nell’86% delle scuole esiste una rete wi-fi, che solo nel 5% degli istituti è liberamente accessibile agli studenti. Il 93% delle scuole ha un laboratorio multimediale, che però solo nel 17% dei casi è aperto anche oltre l’orario scolastico. Il 46% dei presidi è a conoscenza dell’esistenza di una pagina sui social network che riguarda la scuola, anche se nel 55% dei casi è gestita dagli studenti. Nel 47% delle scuole il responsabile della sicurezza informatica è un insegnante, nel 34% un consulente esterno e nel 19% un operatore amministrativo.

Ritratto del cyberbullo
Per il 70% dei dirigenti scolastici i cyberbulli sono indifferentemente maschi o femmine, per il 19% invece sono in prevalenza ragazze e per l’11% soprattutto ragazzi. Secondo il 78% dei presidi i cyberbulli tendono a colpire i ragazzi psicologicamente più deboli.

Il ruolo dei genitori
Per l’81% dei dirigenti scolastici i genitori tendono a minimizzare il problema, ritenendo il bullismo digitale poco più che «uno scherzo tra ragazzi». Per il 49% dei presidi la maggiore difficoltà da affrontare è proprio rendere consapevoli i genitori della gravità dell’accaduto, per il 20% capire esattamente cosa sia successo. Secondo l’89% delle opinioni raccolte il cyberbullismo è più difficile da individuare rispetto a episodi di bullismo tradizionale, perché gli adulti sono esclusi dalla vita online degli adolescenti.

Il ruolo delle scuole
Il 39% degli istituti scolastici, dice la ricerca, ha già attuato alcune azioni specifiche contro il cyberbullismo previste dalle linee di orientamento del Miur e il 63% intende farlo nel corso di questo anno scolastico. Ma nel 36% degli istituti la partecipazione non va oltre la metà circa dei genitori e nel 59% dei casi si ferma solo a pochi genitori. Il 48% delle scuole che hanno avviato un programma di contrasto al cyberbullismo ha attivato un programma di informazione rivolto ai genitori e il 43% uno sportello di ascolto. Solo il 10% degli istituti, però, ha un vero e proprio programma di monitoraggio attraverso questionari rivolti a studenti e genitori.