Sì all’indennità di frequenza per l’alunno dislessico

da Il Sole 24 Ore

Sì all’indennità di frequenza per l’alunno dislessico

Gli alunni minori di 18 anni con diagnosi di disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa) come dislessia, discalculia o disgrafia, hanno diritto all’indennità di frequenza, ovvero al riconoscimento di un sostegno economico per le spese legate alla frequenza di una scuola, pubblica o privata o di un centro specializzato per terapie o riabilitazione. A ribadirlo è una sentenza del Tribunale di Prato che ha respinto il ricorso che l’Inps aveva presentato contro la famiglia di un bambino spiegando come «il deficit dell’apprendimento non è singolo ma plurimo e complesso; si tratta infatti non di un semplice deficit di lettura ma di un deficit più grave comprendente anche la scrittura la quale si ripercuote anche in ambito matematico in relazione alla scrittura dei numeri e di linguaggio».

Gli effetti della sentenza
Sono stati spiegati ieri a Prato in un incontro pubblico con i genitori dell’alunno. «Avere un sostegno di tipo economico per questi bambini che non sono autonomi nello svolgimento del percorso scolastico deve diventare un diritto al pari degli aiuti che vengono loro offerti a scuola», ha detto la madre dell’alunno. La diagnosi di Dsa, tuttavia, non ha ricadute solo sulla scuola, ma richiede una presa in carico con percorsi di riabilitazione a spese della famiglia, con un notevole dispendio di denaro che non è coperto dalla legge. «Esiste già una legge che dà un contributo ai minori che sono limitati nella loro autonomia a causa di disturbi di tipo clinico, sull’indennità di frequenza – ha aggiunto Christina Bachmann psicologa e consulente di parte nella causa – Nonostante si tratti di una legge a livello nazionale, i criteri di assegnazione di questo contributo, tuttavia, sembravano variare non solo di regione in regione, ma addirittura di commissione in commissione. Una sentenza, storica, destinata finalmente a fare chiarezza».