Liceo Classico in crisi? No, ma occorre cambiare

Liceo Classico in crisi? No, ma occorre cambiare

Diesse Lombardia porta il contributo di lavoro dei suoi docenti e dirigenti al Convegno di studi “Il Liceo classico del futuro. L’innovazione per l’identità del curricolo” che si svolgerà presso il
Politecnico di Milano il 28/29 aprile 2016.
Al termine delle iscrizioni per la scuola secondaria di II grado, si ripresenta il dibattito sulla sopravvivenza del Liceo Classico: ci si chiede se il Liceo Classico possa rispondere alle esigenze della società contemporanea e, se le materie caratterizzanti abbiano ancora qualche appeal per gli studenti del XXI secolo. Questo dibattito è però in larga misura fuorviante, se non parte da una
riflessione sul significato dell’esperienza liceale. Lo studio liceale non ha come obiettivo prioritario la formazione di una competenza professionale specifica; ha piuttosto un obiettivo critico e – per
così dire – “universale”; propone un confronto tra le culture e la loro capacità di trovare soluzioni inedite; propone chiavi di lettura del mondo e sollecita gli studenti a sapersi confrontare criticamente con tali letture.
Da questo punto di vista, il Liceo Classico si pone come percorso “principe”, perché trasmette conoscenze sulla storia della cultura, intesa come tentativo dell’uomo di comprendere il mondo, l’esistenza, la natura in cui è immerso. Non c’è quindi una separazione fra materie letterarie e scientifiche, fra lo studio della filosofia e della fisica: ogni materia concorre a un sapere unitario,
che è frutto di una ragione in continua ricerca del senso.
La prospettiva cronologica con cui vengono proposti i diversi ambiti di studio è un aiuto prezioso per comprendere un dialogo ininterrotto dalla grecità fino ai giorni nostri. Lo studio delle lingue
antiche diviene così elemento imprescindibile per poter cogliere in profondità lo spirito di coloro che le hanno utilizzate come veicolo di pensiero. La traduzione dei testi greci e latini non è finalizzata soltanto alla conoscenza dell’origine delle lingue moderne da noi parlate o a un esercizio stilistico più o meno stimolante dal punto di vista intellettuale; essa sviluppa la capacità di aprirsi al diverso, aiutando ad entrare con i propri “piedi” e la propria ragione in un mondo che merita di essere esplorato.
Ogni studente può fare l’esperienza di un dialogo sorprendente con gli uomini del passato, che illumina il presente, regalandogli una prospettiva di respiro inimmaginato.
E’ possibile anche valutare criticamente le competenze in uscita dello studente del Liceo Classico, a partire dalla competenza che ci sembra fondamentale: “saper imparare”.
Le competenze inoltre sono in qualche misura verificabili già durante il percorso, anche grazie all’alternanza scuola-lavoro, promossa dalla riforma. È ampiamente noto ai dirigenti scolastici che le aziende o i liberi professionisti che ospitano gli studenti provenienti da un Liceo Classico notano in loro una duttilità e un interesse conoscitivo più ampio rispetto a studenti provenienti da altri indirizzi. Da notare è il fatto che anche le Facoltà scientifiche ricevono studenti dal Liceo Classico e che tale percorso di studi non risulta svantaggioso dal momento che i “classicisti” non solo superano egregiamente i test di ingresso, ma hanno anche successo notevole nel percorso universitario.
Certo, occorre superare un nozionismo sterile ed esasperato talvolta presente nel liceo: soprattutto gli insegnanti sono chiamati a selezionare ciò che è essenziale e a rendere chiaro il nesso tra un passato apparentemente lontano e l’esperienza viva del presente. Ma è proprio la sfida del liceo classico.
Sono questi i punti su cui deve vertere, a nostro parere, una discussione sulla sopravvivenza degli studi classici nel nostro paese.

A cura di Paolo Lamagna, coordinatore del gruppo di lavoro di Diesse Lombardia su liceo classico.