Un catalogo di 12 mila libri: la rivoluzione dell’editoria accessibile

da Redattore sociale

Un catalogo di 12 mila libri: la rivoluzione dell’editoria accessibile

Alla ventottesima edizione del Salone del libro, presentato il servizio che da quattro anni certifica la piena accessibilità dei libri. Ad oggi, sessantotto case editrici hanno aderito, con un catalogo che conta più di dodicimila uscite. E l’Italia, per una volta, si sta dimostrando all’avanguardia

TORINO – A leggere le classifiche internazionali – quanto a numero di lettori, libertà di stampa o spesa pubblica per il patrimonio archeologico  – pare che l’Italia si sia ormai rassegnata a perdere ogni sorta di primato culturale. L’ultima parola, però, potrebbe ancora non esser detta; secondo Cristina Mussinelli, segretario generale della fondazione LIA, un barlume di riscatto potrebbe essere in arrivo dal settore dell’editoria accessibile, ove il Belpaese si sta già dimostrando all’avanguardia. L’acronimo Lia sta per “Libri italiani accessibili”: da cinque anni l’ente, con base a Milano, si è lanciato in una capillare opera di formazione e sensibilizzazione, tesa a persuadere le case editrici italiane a rendere pienamente fruibili da ciechi e ipovedenti le proprie uscite digitali. Il che, peraltro, conduce a una prima, necessaria, puntualizzazione; “perché la maggior parte degli ebook che negli ultimi anni sono stati pubblicizzati come tali – spiega Mussinelli – alla prova dei fatti lo erano in maniera quantomeno parziale”.

Per questo, nel 2011, con il sostegno dell’Associazione italiana editori e un finanziamento del Ministero dei beni culturali, la fondazione ha creato un servizio di certificazione per l’accessibilità dei libri digitali: oggi, cinque anni dopo, il “bollino verde” Lia (rilasciato, secondo Mussinelli, “soltanto dietro superamento di una serie di test di fruibilità”) sta diventando lo standard universalmente adottato dall’editoria nazionale. Attualmente, sono 68 le case editrici che lo hanno adottato: la prima è stata la milanese Iperborea, seguita a ruota da Mondadori e Rizzoli; mentre l’ultima è la De Agostini, che a gennaio ha pubblicato le sue prime uscite “certificate”.  Nel frattempo, il catalogo e shop online lanciato nell’ambito dell’iniziativa ha ormai sfondato la soglia dei 12mila titoli, ognuno dei quali riporta in dettaglio le possibilità di fruizione: “Il fu Mattia Pascal” di Pirandello, attualmente al primo posto nella top ten del portale, permette ad esempio “l’ingrandimento dei caratteri del testo e la modifica dei colori e dei contrasti; riporta una descrizione alternativa breve di immagini, grafici, tabelle e ogni altro contenuto non testuale, e consente alla sintesi vocale di rispettare le regole di pronuncia e sillabazione della lingua del testo”.

Le potenzialità di alcuni di quei titoli Mussinelli le ha illustrate al pubblico torinese durante un incontro organizzato dall’Unione italiana ciechi alla 28esima edizione del Salone del libro di Torino: “per ottenere una piena accessibilità – ha spiegato – il formato ePub, che oggi è lo standard universalmente adottato dagli editori, deve essere implementato in ogni sua funzionalità. In questo modo, il testo potrà essere agevolmente letto tramite “barra braille” o dispositivi di sintesi vocale; mentre in caso contrario il testo soffrirà di tutte quelle disfunzioni che, di fatto, hanno finora allontanato dalla lettura buona parte dei due milioni di ciechi e ipovedenti presenti in Italia”. Tra queste, secondo la Segretaria, spiccherebbero ad esempio la scarsa navigabilità dell’indice e l’assenza di demarcazione tra strutture semantiche: “vale a dire – precisa Mussinelli  – che titoli, sottotitoli e note a margine, ad esempio, non costituiranno dei blocchi distinti; il che è un po’ quello che accade quando si cerca di convertire, con un programma obsoleto, un file Word in formato Pdf”.

Ma non è solo sul lato produttore che la Fondazione sta facendo pressione per risvegliare l’amor di lettura di ciechi e ipovedenti: a questi ultimi, il personale Lia sta infatti dedicando una serie di seminari formativi sul corretto uso di ebook e dispositivi correlati. Il prossimo partirà a Milano, alla fine di questo mese, mentre per informazioni e materiale didattico è possibile consultare il portale dell’ente.  Nel frattempo, spiega la Segretaria, “oltre a una corretta implementazione sul versante tecnico, l’obiettivo resta quello di stimolare la nascita di un solido mercato nel bacino di due milioni di disabili visivi presenti nel paese”. Ed è proprio in questo che, dati alla mano, l’Italia pare voler primeggiare: perché al momento, secondo Mussinelli, le case editrici nostrane “sembrano rispondere a questi standard anche meglio di giganti multinazionali come la Apple: a differenza di questi ultimi, espongono nei rispettivi cataloghi il bollino che certifica la fruibilità degli ebook, oltre a impegnarsi per ridurre al minimo lo scarto temporale tra la pubblicazione di un titolo e quella del corrispettivo accessibile”. A conti fatti, dunque, pare proprio che la rivoluzione dell’editoria accessibile dovrà partire da casa nostra. (ams)