AI PROMOTORI DI LIBERARE LA SCUOLA

RISPOSTA DI DIRIGENTISCUOLA AI PROMOTORI DI LIBERARE LA SCUOLA

 

DIRIGENTISCUOLA, ringraziando per l’attenzione ricevuta, comprende e condivide la sacrosanta esasperazione che avete espresso nel vostro Documento con apprezzabile garbo istituzionale ed altrettanta chiarezza di propositi: finalmente la categoria si muove, per pretendere, puramente e semplicemente, di svolgere la sua precipua funzione pubblica e di essere trattata da dirigenza vera.

La comprende e la condivide, perché già vissuta, all’incirca cinque anni fa, da uno sparuto gruppo di vostri colleghi nel non volersi rassegnare , benché in un’età non più verde o alle soglie della pensione, ad essere maltrattati come figli di un dio minore, e contestualmente determinandosi a percorrere l’unica strada possibile per conquistare una dignità mai riconosciuta e non smarrire definitivamente il senso di autostima.

Oggi quel gruppo sparuto, dopo non lievi peripezie, è un sindacato rappresentativo della dirigenza scolastica, che possiede i numeri, di imminente ufficializzazione da parte dell’ARAN, per esserlo anche nella nuova ricompattata area dell’Istruzione e della Ricerca, potendo così presenziare a pieno titolo ai tavoli negoziali e parimenti poter interloquire con il livello politico: perché nessun riscatto della categoria può fondarsi sulla benevolenza altrui.

Di sicuro non su quella dei sindacati di comparto, che legittimamente, dal loro punto di vista, al netto delle ecumeniche ma sterili rassicurazioni, antepongono gli interessi dei soci di maggioranza (docenti e ATA, gli stessi ad aver sprezzatamente risposto al vostro appello per invitarvi a dimettervi se non vi sentite in grado di assumere le responsabilità che la dirigenza comporta), piuttosto impegnati ad erodere i poteri della controparte datoriale ed ora, dopo l’emanazione della legge 107, padronale, in funzione di tutela di un’indistinta massa impiegatizia di lavoratori. Emblematica è l’ultima loro congiunta performance, condita dagli immarcescibili arzigogoli e perenni distinguo, dell’ennesimo radicale niet alla valutazione dei dirigenti scolastici, così privati della chance di accorciare significativamente il differenziale retributivo con tutta la – valutata – dirigenza pubblica, e senza per questo essere liberati dalle proliferanti molestie burocratiche; che si è concluso con l’invito ad unirsi allo sciopero del 20 maggio per quest’altra ragione, cioè per non essere valutati e quindi non legittimati a valutare i propri dipendenti, le altre essendo quelle di contrastare l’istituzione degli ambiti territoriali e rendersi di conseguenza impossibilitati ad individuare i docenti necessari per realizzare il PTOF dell’istituzione scolastica, e di non consentirsi l’attribuzione del bonus premiale o almeno costringersi a contrattarlo, benché la norma imperativa lo vieti. Insomma, uno sciopero contro se stessi! Per autosvuotarsi di tutte le ordinarie prerogative di una figura dirigenziale e regredire nella felice era pre-autonomistica di semplici coordinatori della didattica, se proprio non dovesse riuscire un ulteriore salto all’indietro, di quarant’anni e passa, di una democratica elezione.

E se pure non in termini così solari, non pochi dubbi suscita la supposta benevolenza di più autorevoli e più rappresentativi sindacati della dirigenza scolastica, che da un lato danno mostra di volerne l’integrale assimilazione alla dirigenza amministrativa pura (pur consapevoli che, per ragioni di ordine tecnico, ciò è impossibile in radice), dall’altro conservano un oggettivo interesse a mantenerla reclusa nel recinto dell’aborrita – sempre a parole – specificità, per continuare a lucrare una rendita di posizione e spenderla per consentire ad un’inamovibile monarchia, da oltre un quarto di secolo, di cumulare la guida di una confederazione di dirigenti pubblici normali, che – e non si può non averne pari consapevolezza – mai tollererebbero di compartecipare alcunché con ingombranti parenti poveri.

Nel rispondere ora alle singole domande, abusando del privilegio della vostra pazienza per questa non breve premessa, mette conto rimarcare che certamente DIRIGENTISCUOLA si spenderà in tutte le sedi per rendere effettiva, e non un vacuo nomen iuris, la dirigenza scolastica, anche e soprattutto prospettando interventi razionali di sistema, ma mai per depotenziarla delle competenze, e delle correlate responsabilità, che vanno sicuramente meglio definite per poter essere in concreto esigibili.

1.Allo stato degli atti, sulla sicurezza si dovrà sollecitare il Legislatore ad introdurre nel corpus del D. Lgs. 81/08 una normativa semplificata per le istituzioni scolastiche che non possono essere paragonate a cantieri di lavoro e/o a stabilimenti industriali, sanando peraltro un’omissione del MIUR, che avrebbe potuto provvedervi per tempo esercitando la relativa facoltà prevista nella stessa legge generale. Ma va pure ricordato che in capo al dirigente scolastico-datore di lavoro vi è solo un obbligo di tipo organizzativo, di predisporre e controllare un sistema di sicurezza, operando le necessarie e tempestive segnalazioni all’Ente proprietario per gli interventi strutturali e all’Amministrazione per le risorse finanziarie necessarie alla formazione del personale et similia, oltre l’obbligo di adottare provvedimenti ictu oculi urgenti, e/o resi possibili con le risorse a disposizione.

  1. Il condivisibile snellimento amministrativo disegnato sulla specificità delle scuole ha perso la prima preziosa occasione del mancato recepimento dell’art. 8 del d.d.l. 1577 nel testo finale della legge delega 124/15, c.d. Riforma Madia, che opportunamente aveva introdotto una definizione plurale di pubbliche amministrazioni, distinguendole in ragione delle differenziate strutture e funzioni al fine di evitare che la norma generale figurante nell’art. 1, comma 2 del D. Lgs. 165/01 si applicasse indistintamente ad un elefantiaco Dicastero e a una Direzione Didattica di seicento alunni o anche meno. E ne ha perso una seconda, per essere stata espunta dalla legge 107/15 la previsione che nel documento programmatico La buona scuola voleva allocare in istituendi centri specializzati tutti quegli adempimenti amministrativi di tipo seriale o non strettamente correlati all’indispensabile supporto alla didattica. L’attuale soluzione dei volontari accordi di rete, più o meno in corrispondenza dei nuovi ambiti territoriali, sembra un palliativo, anche perché si accompagna alla desertificazione degli uffici di segreteria. Margini di un ripensamento, che DIRIGENTISCUOLA non mancherà di stimolare nel corso delle canoniche audizioni ed oltre, potrebbero trovar luogo in sede di decretazione delegata, nell’ambito della prefigurata compilazione del nuovo testo unico dell’istruzione, che contempla modifiche innovative.

Sembra invece segnata da un’insanabile contraddizione la risposta inviatavi dal più autorevole e più rappresentativo sindacato della dirigenza scolastica , che condivide la necessità di ridurre drasticamente gli adempimenti burocratici che sono deleteri anche perché distolgono i capi d’istituto dall’esercizio della vera dirigenza, ma poi in fatto la nega quando rivendica la piena equiparazione delle scuole alle altre amministrazioni pubbliche, che sono strutturalmente contrassegnate da procedure in larga prevalenza standardizzate per la produzione di atti giuridici che siano immuni da vizi di legittimità, nel mentre le istituzioni scolastiche sono organi-enti dotati di autonomia funzionale alla produzione di un servizio tecnico, d’indole immateriale (istruire-educare-formare), erogato da soggetti professionali la cui azione, connotata da ampi margini di discrezionalità (laddove l’interpretazione prevale sull’esecuzione), va coordinata e condotta a sistema da un dirigente ad esse preposto in posizione apicale.

Di più, sfugge il nesso logico tra la predetta piena equiparazione delle scuole alle altre amministrazioni pubbliche e l’essere questa il presupposto oltretutto indispensabile per l’equiparazione retributiva ai restanti dirigenti; la cui realizzazione, a giudizio di DIRIGENTISCUOLA, dipende invece dalla volontà politica di stanziare le inerenti risorse, ovvero da quel Giudice a Berlino ( leggasi: Corte Europea per i Diritti Dell’Uomo) aduso a decidere con criteri sostanzialistici in luogo dei nostrani cavilli formali, allorquando fosse chiamato a comparare le 22 tipologie di competenze-responsabilità che si scaricano sugli specifici dirigenti scolastici con le 4 che incidono, e non tutti, i generici dirigenti pubblici di analoga fascia: rese con plastica evidenza nell’ultima tabella pubblicata dalla rivista Tuttoscuola.

  1. La culpa in vigilando, normata dal codice civile ma la cui radice è nella Costituzione, è tipica di tutti i soggetti di garanzia e perciò ineliminabile. Vi è peraltro da precisare che essa è primariamente intestata all’Amministrazione, che potrà esercitare l’azione di rivalsa provando il dolo o la colpa del dipendente. In particolare, per il dirigente scolastico la soggiacenza alla responsabilità civile, come di regola alle altre tipologie di responsabilità codificate nell’ordinamento, risiede in un difetto di organizzazione a lui imputabile, anche per quella peculiare forma di responsabilità amministrativa penale che lo riguarda a titolo personale come datore di lavoro e/o rappresentante legale, impropriamente qualificata responsabilità oggettiva, nel mentre trattasi, correttamente, di inversione dell’onere della prova, sul paradigma degli artt. 2047-2054 del codice civile.
  2. L’accordo sull’indizione immediata e regolare (senza il ricorso a sanatorie più o meno mascherate) del concorso a dirigente scolastico è scontato, così come è pieno sulla necessità di incardinare nel sistema un articolato middle management, appositamente formato e selezionato e non frutto di felici congiunture , una sorta di varie ed eventuali: per motivi di oggettiva funzionalità di qualsivoglia struttura organizzativa, per costruire una carriera per il personale docente e amministrativo, e non meno per rendere effettivo ed appropriato l’esercizio della funzione dirigenziale, posto che il dirigente – ogni dirigente che non sia attributario di mere posizioni dirigenziali – è per definizione un soggetto generalista, o una figura organizzatoria, cui non è richiesto il possesso (e l’esercizio) di competenze specialistiche, di matrice tecnica o professionale, bensì la capacità di combinare in modo ottimale (efficiente-efficace-economico) le eterogenee risorse assegnate (umane, finanziarie e strumentali) per il raggiungimento del risultato atteso – e valutato – dal committente, sia esso un soggetto fisico o lo stesso Legislatore.

DIRIGENTISCUOLA sosterrà tutti i percorsi orientati in questa direzione con la stessa tenacia da sempre dispiegata dalle corporazioni generaliste per contrastarli sistematicamente, e sinora con successo, in nome di un’inconferente e mai declinata unicità della funzione docente e di una, suggestiva, leadership senza gerarchie e – beninteso – senza accertate competenze e senza esigibili responsabilità. Così come, per intanto, si impegna quotidianamente a contrastare gli accaniti reiterati tentativi di vanificare quei più tenui, ma comunque significativi, istituti che , pur a fatica, il Legislatore è riuscito ad introdurre, quali la facoltà del dirigente scolastico di individuare nell’ambito dell’organico dell’autonomia fino al 10% dei docenti che – formalizzato un atto d’incarico – lo coadiuvino in attività di supporto organizzativo e didattico (art, 1, comma 83, legge 107/15).

  1. Le ragioni di una retribuzione adeguata al profilo del dirigente scolastico, già deducibili da quanto argomentato, sono dettagliate nella corposa documentazione presente sul sito nazionale, non potendo qui, per economia espositiva, riproporle neanche qualora si riuscisse a compendiarle in una strettissima sintesi.

Già ridefiniti, e ridotti a quattro, sia i comparti che le corrispondenti aree dirigenziali, a breve dovranno avviarsi le trattative per il rinnovo del nostro contratto. E DIRIGENTISCUOLA, il sesto ed indesiderato incomodo, siederà al tavolo negoziale con un indelebile senso di colpa – instillatole sempre dal più autorevole e più rappresentativo sindacato della dirigenza scolastica – per aver accentuato la frammentazione della sua rappresentanza, che l’ha finora indebolita contrattualmente. A questi tavoli, e non più attraverso autoreferenziali resoconti, potrà verificare la cifra di veridicità delle sdegnate dichiarazioni di esimi segretari nazionali della Pentiade che pare si siano, alla buon’ora, accorti del sovraccarico di incombenze e responsabilità di chi subisce una penalizzazione di almeno trentamila euro annui lordi rispetto a tutte le altre dirigenze. E vedremo se, dopo aver firmato tutti i precedenti contratti collettivi della distinta ex area quinta – che, anziché restringere, hanno sempre più dilatato lo iato economico con la dirigenza pubblica – si indurranno ad apporre una firma congiunta nella solita dichiarazione a verbale in cui si (ri)concorda di rinviare ancora l’equiparazione retributiva al prossimo giro. Hic Rhodus, hic salta!

Il segretario nazionale DIRIGENTISCUOLA

                                                                             Attilio Fratta