Esami di Stato 2016: tutti contenti

Esami di Stato 2016: tutti contenti

di Beatrice Mezzina

 

Solita solfa. Ogni anno sono tutti contenti delle tracce degli Esami di Stato: l’ineffabile Ministra dice che il verde è il colore che le caratterizza ( il paesaggio forse e un po’ Eco semanticamente inseribile), la stampa è buonista; insomma i ragazzi possono trovare la traccia vicina alla propria sensibilità, nel supermarket delle proposte, e possono scrivere. Basta questo.

Come scrivano, cosa scrivano, se argomentino bene non è dato sapere. Ci ha provato l’Accademia della Crusca qualche anno fa, con una meritoria indagine sui temi svolti agli esami. Tra i difetti rilevati più comuni negli scritti, spiccano la povertà lessicale e soprattutto le difficoltà argomentative – l’organizzazione degli argomenti intorno a un’idea di fondo – segno che nella scuola c’è da lavorare tanto sulla scrittura e sull’articolazione del pensiero e non solo da parte degli insegnanti di Italiano. Molte le proposte anche di mutamento delle prove.

Altro che il bla bla sul fatto che i ragazzi possono scrivere e su tracce vicine alla sensibilità degli stessi con buonismi d’accatto. C’è da lavorare seriamente.

Quandoque bonus dormitat Homerus, anche il buon Omero ogni tanto si appisola, dormicchia, dicevano i romani. Il Ministero dormitat sempre quando si tratta di ricerche serie.

Allora va bene il tototema.

Il voto alle donne del ’46 era ben prevedibile e in molte scuole se ne è parlato. Anche il CIDI, meritoriamente, ha svolto una ricerca nazionale sulle donne della Costituente e su RAI Storia sono state diffuse bellissime interviste a donne ormai ultranovantenni che all’epoca avevano votato.

Con un po’ di esperienza di scrittura e di informazione ne può derivare un buon testo.

I rischi sono sempre quelli dell’appiattimento e di una certa visione oleografica dell’avvenimento.

Se lo potessi svolgere ironicamente, direi che mio padre, pur antifascista, socialista e padre di ben cinque figlie, a cui insegnava il valore dell’indipendenza economica e della presenza politica, blaterava e inveiva contro le donne al voto: le beghine della famiglia votarono tutte per la monarchia e poi D.C.

Tristissima, inquietante la traccia sul Rapporto padre figlio. E le figlie le escludiamo? Edipo sì ed Elettra no, con un ricordo freudiano? Un ragazzo che pure abbia notizia e condivida il fatto che metaforicamente “l’uccisione” del padre è una tappa per l’affermazione del sé, che fa?, lo dice, lo commenta, lo svela?

E poi mi sembra che ora i paradigmi sono mutati, i padri dei nostri diciottenni sono diversissimi, amiconi, vogliono diventare amici di facebook con i propri figli, sono in crisi di identità genitoriale, sono figli dei sessantottini ora nonni, altro dai padri di Kafka e Tozzi. Quel genio di Saba poi dà del padre una visione psicanaliticamente tremenda, per Saba stesso e per chi lo legge e richiederebbe rischiosissime interpretazioni.

Anche Umberto Eco era dato al 90% nel tototema. Ma quale argomento del poliedrico scrittore non era facile prevedere. Il testo proposto richiede difficilissime riflessioni: la funzione della letteratura, il rapporto tra lingua e letteratura, tra letteratura e lingua dei media, tra letteratura e identità nazionale (chi studia ancora Francesco De Sanctis?), pone i temi dell’interpretazione e dell’ermeneutica e così via. Insomma qualche ragionamento su Eco e dintorni bisognava averlo fatto e anche masticato. Il tema sulla questione della lingua in Manzoni, la lingua piana in Svevo e Moravia con buona pace di Eco diversissime, fanno tremare le vene e i polsi.

Traccia esclusa dallo svolgimento nella maggior parte dei casi.

Tutti allora sulle altre tematiche, il paesaggio, con il FAI in bella vista tra Settis e Sgarbi, l’avventura nello spazio. Qui si può scrivere, il bla bla generale, la noia delle revisioni e delle valutazioni.

Un’ultima nota: il tema di argomento generale propone un testo sul rapporto tra Confine e Frontiera con belle accezioni soprattutto di quest’ultimo termine che occupa molto più spazio delle prime due righe dedicate al confine nella traccia. Le domande sono solo su quest’ultimo termine. Mistero.

   Ma siamo tutti contenti; dormitant anche gli estensori delle tracce.