Sulla chiamata diretta dei docenti

– On. Sergio Mattarella
Presidente della Repubblica
– On. Pietro Grasso
Presidente Senato
– On. Laura Boldrini
Presidente Camera dei Deputati
Presidenti VII Commissione Cultura Camera e Senato
– On. Flavia Piccoli Nardelli
– Sen. Andrea Marcucci
E, p.c.
– On. Matteo Renzi
Presidente del Governo
– On. Stefania Giannini
Ministro della P.I.
Alla stampa nazionale e locale
LORO INDIRIZZI PEC O MAIL

Pregiate Autorità, On.li Presidenti

giusto un anno fa – pur accanitamente contrastata da soggetti eterogenei ma convergenti nello scopo, in particolare dai sindacati del comparto scuola – è entrata in vigore la legge 107/15 per dare piena attuazione all’autonomia scolastica, a tal fine rivisitando alcuni pregressi istituti e introducendone di nuovi, correlati all’ampliamento dei poteri e delle susseguenti più gravose responsabilità del dirigente scolastico, perciò giustamente sottoposto a severa valutazione, alla stregua del complesso dispositivo codificato nel comma 93.
E in virtù di una legge votata dal Parlamento della Repubblica, legittimo rappresentante del Popolo Sovrano, il dirigente scolastico oggi esercita – deve esercitare – tutte quelle funzioni proprie di ogni dirigente pubblico, elencate nel D. Lgs. 165/01 e s.m.i., e quelle specifiche, tra le quali si segnalano:
– la definizione degli indirizzi per tutte le attività della scuola e delle scelte di gestione e di amministrazione per il nuovo Piano triennale dell’offerta formativa, poi elaborato dal Collegio dei docenti e approvato dal Consiglio d’istituto (comma 4);
– l’individuazione del personale da assegnare ai posti dell’organico dell’autonomia (comma 18), egli proponendo gli incarichi ai docenti dell’ambito territoriale (comma 79) e stipulando i relativi contratti (comma 81);
– la facoltà di individuare nell’ambito dell’organico dell’autonomia fino al 10% dei docenti che lo coadiuvino in attività di supporto organizzativo e didattico dell’istituzione scolastica (comma 83);
– previ criteri del Comitato di valutazione, facoltà di assegnare annualmente al personale docente, con adeguata motivazione, una remunerazione accessoria (comma 127) riveniente da un apposito fondo nazionale annuo (comma 126).
In ragione del loro valore strategico, il comma 196, qualifica tutte queste disposizioni imperative e testualmente prescrivendo che sono inefficaci le norme e le procedure nei contratti collettivi contrastanti con quanto previsto dalla presente legge: in piena coerenza – in una logica di sistema – con la generale disciplina figurante nel novellato D. Lgs. 165/01, al di cui tenore la contrattazione collettiva è consentita negli esclusivi limiti previsti dalle norme di legge in materia della mobilità e della valutazione delle prestazioni ai fini della corresponsione del trattamento accessorio (art. 40, comma 1), atteso che i dirigenti sono responsabili dell’attribuzione dei trattamenti economici accessori (art. 45, comma 4).
Orbene, nonostante l’adamantina chiarezza della legge, si dice imminente la formalizzazione di un accordo, strappato in sede politica dai sindacati di comparto, con il preannunciato seguito di una sequenza contrattuale preordinata a impedire la c.d. chiamata diretta dei docenti che si ritengono più adatti all’offerta formativa dell’istituzione scolastica, eliminando qualsivoglia discrezionalità di scelta per il dirigente scolastico e così evitandosi quella deregulation selvaggia – secondo il Sottosegretario all’Istruzione – che, parrebbe di capire, la legge 107 avrebbe rimesso all’arbitrio di un uomo solo al comando.
Col che risulterà segnato un secondo punto a favore dei più ostinati detrattori della Buona scuola, dopo essere gli stessi riusciti – in spregio ai vincoli di legge – a sterilizzare le potenzialità innovative degli ambiti territoriali con la sostanziale reintroduzione dei tradizionali automatismi fatti di precedenze, carichi familiari, anni di anzianità, assegnazioni provvisorie, utilizzazioni e accidenti vari, tipici della gestione di un personale fungibile e impiegatizio. Una serie di istituti protesi a tutelare solo gli interessi del personale docente e ATA, piuttosto che i DIRITTI dell’utenza, alunni e famiglie.
Per completare un magnifico ritorno al passato resterebbe ancora in sospeso la partita del bonus premiale, il cui approdo alla pervicace ed inconferente pretesa della sua contrattabilità è stato preparato da una ben orchestrata campagna minatoria – sino all’evocazione della sede penale per il ritenuto reato di abuso d’ufficio – nei confronti di Comitati di valutazione, evidentemente non schierati, enfatizzandosi, in negativo, una lunga serie di criteri dai medesimi prescelti e sovranamente decretati illegittimi; così come nei confronti di dirigenti scolastici che, quale precondizione dell’attribuibilità del bonus, avrebbero richiesto il godimento di ottima salute o l’assenza di squilibri mentali, addirittura accertati personalmente con telefonate a medici curanti e a psichiatri!
Centrato anche quest’ultimo obiettivo, a questo punto risulterebbero inutili i consistenti contributi apportati agli eroici raccoglitori degli oltre due milioni di firme per il referendum abrogativo dei fondamentali istituti della Pessima scuola.
Chiedo pertanto alle Pregiate Autorità, semplicemente e per quanto di rispettiva competenza, di difendere una legge dello Stato, come di sicuro faranno i dirigenti scolastici che mi onoro di rappresentare: perché consapevoli che una legge dello Stato obbliga, a chiunque spetti, di osservarla e di farla osservare.
Fino a quando non sarà cambiata la vigente Costituzione il Potere Legislativo spetta al Parlamento. Quello Esecutivo al Governo. Il Governo, quindi, DEVE eseguire, applicare e non modificare surrettiziamente le leggi. Questi fenomeni succedono solo nelle peggiori dittature.
Quello che sta succedendo e che, brevemente è stato esplicitato, è illegittimo e suona come offesa al Parlamento e al Popolo Italiano che dovrebbe essere ancora SOVRANO.
Un Governo che cede alla pressioni dei sindacati stravolgendo la legge, non può continuare a danneggiare la scuola italiana. Che i cambiamenti riformisti siano difficili è cosa nota. Ai cambiamenti riformisti si oppone sempre resistenza specie quando si vogliono conservare PRIVILEGI acquisiti e consolidati.
Il Parlamento ha avuto il coraggio di cambiare. Con coraggio, quindi, bisogna sostenere il cambiamento senza alcun cedimento alle pressioni di quelle OO.SS. che hanno causato solo danni alla scuola e alle Istituzioni.
Signor Presidente della Repubblica mi rivolgo, in primis a Lei, affinché, quale garante della Costituzione faccia rispettare la legge, poi ai Presidenti di Camera e Senato e, per loro tramite, a tutti i parlamentari affinché reagiscano contro chi sta, di fatto, cambiando la legge stipulando accordi non rimessi ad alcuna contrattazione con le parti sociali.
In attesa di riscontro è gradita l’occasione per distintamente salutare.
Il Segretario Generale