Il bambino e l’acqua sporca

Il bambino e l’acqua sporca

I nodi, prima o poi, vengono al pettine. E quello della ‘chiamata diretta’ dei docenti rappresenta certamente ‘il’ nodo della Legge 107 che introduce il principio di un raccordo diretto tra domanda ed offerta nella scelta dei docenti da impiegare nelle scuole. Nulla di strano, pertanto, se, a meno di 40 giorni dall’inizio del prossimo anno scolastico, nel tentativo di regolare, tardivamente, procedure condivise, le parti – amministrazione ministeriale e rappresentanze sindacali – cerchino intese e poi interrompano tavoli negoziali.   in gioco, infatti, una diversa concezione del principio stesso e della sua applicazione.
Il MIUR ha sostenuto, nel rispetto della Legge, l’introduzione di modalità di assegnazione dei docenti alla loro sede di servizio non più attraverso graduatorie per anzianità e punteggi, ma sulla base di una corrispondenza tra profilo professionale e progetto formativo contenuto nel Piano triennale dell’offerta formativa.
Ma qual è la vera posta in gioco e cosa è decisivo veramente, a questo punto, salvaguardare?
La norma di per sé è chiara: ”A decorrere dall’a.s. 2016/17 il dirigente scolastico propone gli incarichi ai docenti di ruolo assegnati dall’ambito territoriale di riferimento anche tenendo conto delle candidature presentate dai docenti medesimi” (comma 79). La proposta di un profilo di docenza – desunto da un Piano triennale redatto ed approvato collegialmente da una comunità scolastica – che incontra la disponibilità di docenti a cui interessa, per scelta ed a seguito di assegnazione ad un Ambito, quella scuola e quella proposta. Un incontro, questa la novità della Legge, tra due soggetti – la comunità scolastica ed il docente – nella prospettiva di valorizzare – cioè dar valore in funzione di un compito formativo – “il curriculum, le esperienze e le competenze professionali” di chi ha scelto di insegnare. Senza escludere – come la Legge prevede – la possibilità di un colloquio da parte del prèside che espliciti e consenta di conoscere i ruoli professionali necessari all’istituto e confrontarli con le ragioni, le attitudini, le esperienze, le qualità di chi si candida. Un modello in uso in molti Paesi europei che salvaguardia il libero incontro tra domanda ed offerta e riconosce le competenze professionali di chi insegna.
Per questo è utile individuare una procedura di assegnazione dei docenti unitaria, trasparente e gestibile che, contemporaneamente, tuteli i soggetti in gioco: il repertorio nazionale di requisiti va visto in tal senso come modello di questa possibile mediazione. Salvaguardando, però, la libertà delle scuole di costruire in modo flessibile ed adeguato i profili di cui necessitano offrendo per questo alla scelta dei dirigenti scolastici repertori che possano valorizzare le competenze reali dei docenti candidabili. L’individuazione di poche voci a cui attingere, potrebbe, invece, costringere le scuole a tracciare sull’avviso di chiamata profili uniformi che, inevitabilmente, rimetterebbero in gioco per l’incarico le graduatorie di appartenenza dei docenti.
Accettare un modello innovativo significa riconoscere il dettato della L. 107 che fa corrispondere l’assegnazione di un incarico all’effettiva presenza di competenze che rendono proprio quella persona adatta a svolgere quell’ insegnamento e che riconosce nell’autonomia del dirigente scolastico la funzione capace di scegliere con il fine di realizzare il piano formativo della propria scuola.
Tuttavia il nuovo anno scolastico incombe e ai docenti degli ambiti territoriali occorre garantire correttezza di trattamento e ai dirigenti indicazioni e strumenti. Quello che doveva essere il cuore della riforma sembra esserne diventato, invece, la coda: la scelta del MIUR di emanare Indicazioni o Linee guida per tempi ristrettissimi chiederà ai dirigenti scolastici ed alle segreterie un altro tour de force, proprio in un periodo già oberato dalle incombenze dell’assegnazione del bonus per il merito, della messa in ruolo dei neoimmessi, delle commissioni concorsuali, delle operazioni inerenti la chiusura dell’a.s. e l’avvio di quello imminente. Senza contare che circa il 40 per cento delle scuole è gestito da prèsidi a mezzo servizio in quanto impegnati in reggenze.
Non vorremmo buttar via il bambino dell’autonomia nella scelta dei docenti con l’acqua sporca di una situazione poco chiara e che potrebbe non tutelare i cointeressati (présidi, docenti, studenti).
Sarà ancora possibile, almeno, cambiare l’acqua e ricevere indicazioni condivise, chiare e gestibili?