Neuroscienze e diritti dei bambini

Neuroscienze e diritti dei bambini

di Adriana Rumbolo

do_not_disturbNella didattica o in qualsiasi percorso educativo spesso,  siamo soggetti  all’ansia euforica da protagonismo.
L’ansia euforica da protagonismo è quella speciale ansia dominante che  promette un risultato sicuro, portatore di verità assoluta,  se sarà raggiunto  velocemente, anche con il potere.
A. Stern :”Si pensa che con un pennello in mano il bambino impari a disegnare. Ma nel Clouseau, con un pennello in mano, il bambino impara a essere.”
Nel Clouseau non sono previsti gli interventisti
Un bambino fin dalla sua nascita interagisce con l’ambiente  e   immagazzina una quantità enorme di informazioni che sente il  bisogno di esprimere,  anche con il suo “pennello”,   per imparare ad essere con tutti i mezzi di cui la natura l’ha corredato  per la sua sopravvivenza.
Quindi l’educatore da subito non dovrebbe usare che il dialogo , la trattativa, le regole comprensibili.
E invece noi educatori cediamo volentieri ai lunghi monologhi  non di rassicurazioni,  di rispetto e  sicuri di potere interpretare il  silenzio del bambino come un assenso i suoi capricci come suoi errori  lo    impoveriamo, lo copriamo di sensi di colpa  con esibizioni di potere;  a lui spesso rimane poco da spartire con l’originale.
Spesso nella prima infanzia 1-3 anni un ‘imposizione che contiene il messaggio:io posso farti fare tutto quello che voglio perchè sono più potente di te, potrebbe provocare nel bambino un blocco  nel corredo che la natura gli aveva dato per la sua sopravvivenza e spesso quel soggetto nato con cinque marce si troverà solo con due.
Da qui nascono i famosi: è intelligente, ma non rende; niente lo interessa; è un ribelle; e pensare che ha tutto.. e poi il lungo elenco dei beni materiali…
Gli manca solo tutto se stesso! E non è poco.
Una storia: una signora qualche anno fa mi chiede informazioni sulle neuroscienze.
Ora c’è il boom sulle neuroscienze ma fino a poco tempo fa eravamo in pochi a interessarcene a parte  grandi neuroscienziati e ricercatori.
Era impensabile che sarebbero state utilissime nel percorso educativo e nella didattica.
Parliamo un po’ e lei esce dal mio studio con alcuni titoli di libri, soprattutto sulle emozioni,  da leggere e soprattutto è un po’ incredula che entro i primi tre anni di vita  di un bambino,  possono accadere tante cose i cui effetti potrebbero influenzare tutta la vita di un soggetto.
Ci incontriamo qualche altra volta e lei mi parla un po’ della sua vita dove ottime prestazioni si sono intrecciate con scelte di lavoro, sentimentali, affettive non positive e di grande sofferenza, di cui lei non si spiega il  “perchè”.
Anche lei come a molta donne capita il sogno  in cui in una situazione angosciosa: vuole chiedere aiuto ma, la voce proprio non vuole uscire aumentando l’angoscia.
Vorrei che tutte le donne a cui è capitato un sogno simile battessero un colpo,saremmo assordati dal fragore!
Nei suoi ricordi si avvertiva chiaramente un forte conflitto,  non risolto,  con la madre.
E’ un fenomeno abbastanza frequente.
Capiva sempre più che i suoi errori erano stati commessi  per soddisfare il desiderio di qualqun altro, ma ancora non aveva preso piena coscienza del  perchè  e aveva ragione  perchè   in lei erano convissute espressioni di ottima riuscita, sempre fuori dal contesto familiare , ma la sua vita affettiva specie in quel contesto  era stata vissuta non  coscientemente, perchè ?
Aveva un ricordo che lei attribuiva all’età di tre anni , tre anni e mezzo un ricordo isolato che di tanto in tanto ritornava.
Rammentava che  una mattina, una persona che lavorava in casa e si occupava anche dei bambini  le aveva fatto indossare un vestitino molto bello.
Lei ne era molto contenta, ma la mamma le aveva detto che doveva subito toglierlo per mettere il grembiulino .
Lei aveva pianto, le piaceva tanto quel vestitino, ma la mamma era stata inflessibile e l’aveva pure sgridata per la sua vanità. La mamma faceva sempre così.
Quello era un ricordo isolato a cui non aveva dato molta importanza ma ripensandoci ora alla luce delle nuove conoscenze che le davano qualche certezza  aveva ipotizzato che da quell’episodio lei aveva percorso come una sonnambula la sua vita affettiva familiare comprese le decisioni che riguardavano la sua vita privata nelle tappe più importanti.
Aveva fatto un bel percorso da quando era iniziata la conoscenza di sè,  ma, era passato anche qualche anno.

Non molto tempo fa le capita di vedere un vecchio film in bianco e nero dal titolo “Do not disturb”

Da Wikipedia
Trama

Walter Richmond lavora per l’industria farmaceutica. Insieme alla moglie Cathryn e alla figlia di dieci anni Melissa, una bambina muta ma capace di udire, si reca una settimana ad Amsterdam per affari e per svago.
La famiglia ha prenotato una stanza all’Hotel Europa, assediato dai fan del cantante Billy Boy Manson, ospite del lussuoso albergo.
Dopo essere andata alla toilette, Melissa si perde e va in cerca dell’amico di famiglia che la stava aspettando. Improvvisamente, diventa involontaria testimone di un omicidio perpetrato dall’imprenditore Hartman e dal sicario Bruno Decker ai danni dell’avvocato Van Der Molen.
I due si accorgono della presenza di Melissa: Hartman incarica il complice di inseguirla mentre si libera del cadavere. In seguito ad una rocambolesca fuga, la piccola capita nella barca di un senzatetto tossicodipendente che l’aiuta a scappare, finché Melissa, raggiunta da Decker, riesce nuovamente a sfuggirgli salendo su un’auto della polizia e finendo contro un locale all’impazzata.
Al commissariato, Walter e Cathryn possono riabbracciare la bambina, che racconta, attraverso il linguaggio dei segni, ciò che ha visto. Intanto, Richmond incontra nel bar dell’albergo un imprenditore per concludere un affare riguardante un farmaco. Questi non è altri che Hartman, il quale scopre così che la ragazzina alloggia nell’hotel. Ordina quindi al sicario di sbarazzarsi di lei, ma una nuova serie di avventure e di scaltri stratagemmi di Melissa strappano la piccola al suo inseguitore, mentre Decker trova la morte.
Rimasta ferita, Melissa è condotta in ospedale, dove Walter viene a conoscenza delle vere intenzioni di Hartman, che lo voleva truffare, e la sua implicazione nell’omicidio. L’avvocato di Hartman aveva infatti scoperto l’irregolarità, e non si era mostrato disposto ad accettarla. I poliziotti decidono allora di tendere una trappola al criminale. L’imprenditore riesce tuttavia a impadronirsi dell’ambulanza su cui era stata caricata la bambina per essere trasportata in un altro ospedale in modo da depistarlo, ma al termine di un inseguimento rimane ucciso. È il lieto fine.

La signora che già da tempo aveva trovato aiuto nelle neuroscienze proprio per la conoscenza di se stessa aveva trovato nella storia del film un ulteriore chiarimento.
La protagonista del film di fronte a situazioni complicate e al limite delle sue  possibilità  sapeva usare benissimo la sua capacità di conoscere rapidamente la situazione ,modulare la sua grande capacità  di adattamento e attivare le sue potenzialità  per il superamento  degli ostacoli. Le mancava la voce.
La signora si era ritrovata in quella bambina che aveva tante potenzialità , ma il problema di non poter chiedere aiuto. Lei la possibilità l’aveva ma le era stata bloccata.
Quante occasioni aveva perso, occasioni che non si sarebbero più presentate.
Ora finalmente era più serena, i  perchè non l’assillavano più.
Riconosceva il grande aiuto ricevuto dalle informazioni scientifiche delle  neuroscienze in particolare dall’approfondimento della conoscenza e della gestione delle emozioni nella vita relazionale.
Le neuroscienze in particolare le emozioni sembra che veramente debbano essere assolutamente coinvolte in ogni percorso di crescita, in famiglia e nella scuola.