Faraone: “Nessun esodo di docenti”

print

da La Stampa

Faraone: “Nessun esodo di docenti”

Il sottosegretario all’Istruzione prova a far chiarezza sulla mobilità

Il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone sceglie Facebook per fare «un po’ di chiarezza» sulla mobilità dei docenti e andare oltre «le pagine di qualche giornale» che, «così come avvenuto l’estate scorsa», parlano di «insegnanti deportati». I numeri, sottolinea Faraone, «ci raccontano una storia diversa».

Il punto di partenza è l’assunzione a tempo indeterminato, «durante l’anno appena trascorso, di 90mila e docenti e altri 90mila entreranno in ruolo nei prossimi tre anni».

L’esponente del governo Renzi prende quindi in esame la mobilità straordinaria, prevista dalla Buona Scuola, per la scuola primaria e, in particolare, i casi di alcune regioni del Sud. «Grazie a questa misura – scrive – i cosiddetti immobilizzati (docenti che insegnavano da anni lontano da casa e chissà quando sarebbero potuti tornare nella loro regione) rientrano: oltre 1.100 in Sicilia, circa 600 in Puglia, oltre 1.800 in Campania, quasi 540 in Calabria. A fronte di circa 800 docenti in Sicilia, circa 550 in Puglia, circa 1.500 in Campania e 400 in Calabria, che invece dovranno trasferirsi. Senza considerare – aggiunge – che molti insegnanti oggi fuori dalla propria regione non dovranno spostarsi perché, grazie alle assegnazioni provvisorie, andremo incontro alle loro esigenze».

Il governo, afferma Faraone, «sta lavorando per ridurre al minimo ogni disagio» ma non si può non riconoscere che «la situazione è, comunque, ben diversa rispetto al passato quando i docenti, condannati a un precariato senza termine, erano costretti a muoversi, ma senza alcuna certezza. Chi si sposta oggi lo fa invece con un contratto a tempo indeterminato in tasca, con maggiori tutele e la possibilità di programmare la propria vita su basi più certe. E sapendo, tra l’altro, che si stanno studiando misure per aumentare le possibilità di rientro».

Fra le strade percorse quella di trasformare «l’organico di fatto in organico di diritto, così da poter disporre di una platea più ampia di posti per la mobilità e le immissioni in ruolo. Questo significa dare dignità a una professione. Questo – conclude – significa andare oltre i numeri e i titoli scandalistici. Cercando invece soluzioni utili al buon funzionamento delle nostre scuole e rispettando le storie di ciascun docente».