Tra ricorsi, ritardi e bocciature la scuola al via senza un prof su sei

da La Stampa

Tra ricorsi, ritardi e bocciature la scuola al via senza un prof su sei

Un docente su due respinto al Concorsone, pioggia di cause sui trasferimenti
nadia ferrigo

torino

Per i dirigenti scolastici le vacanze sono già finite da un pezzo, e gran parte dei professori è impegnata tra le carte bollate dei ricorsi, gli scatoloni per il trasloco e la seconda prova del Concorsone. Uno su due è stato bocciato agli scritti, e mancano ancora gli orali. Il tutto si dovrebbe concludere entro il 15 settembre, ma ora l’unica certezza è che alla prima campanella mancheranno all’appello insegnanti e supplenti. Stessa solfa per il personale scolastico, e in alcune Regioni non bastano i presidi: in Emilia Romagna un istituto su quattro è ancora senza. Secondo le prime stime, almeno 90mila posti sui 600mila di ruolo saranno assegnati a supplenti. Ma come – e soprattutto quando – verranno nominati?

DOCENTI «A CHIAMATA DIRETTA» 

A sentire i presidi italiani, l’attesa della prima campanella somiglia più a un album di figurine. Italiano? Ce l’ho. Matematica e inglese? Dovrebbe. Informatica? Manca. I tempi sono strettissimi. Secondo il calendario scolastico, il primo giorno di scuola è in tutta Italia tra il 12 e il 15 settembre. Alcuni istituti però hanno deciso di anticipare: molti studenti entreranno in classe una settimana prima. Con la riforma della Buona Scuola, i dirigenti scolastici hanno la possibilità della «chiamata diretta» dei docenti. Una volta individuati i ruoli vacanti, con un avviso i dirigenti scolastici possono cercare gli insegnanti secondo loro più adatti. In alcuni casi c’è stato il tempo di fare anche un colloquio, in altri no. Secondo le tabelle del Miur, per le «secondarie di II grado», cioè istituti tecnici e licei, la scadenza per la pubblicazioni degli avvisi delle scuole era il 18 agosto, mentre gli insegnanti interessati potevano condividere i loro curriculum sulla piattaforma «Istanze On Line» dal 16 al 19. La fase di competenza delle scuole si è chiusa lo scorso 26 agosto. Ai selezionati con questo meccanismo andrà un incarico triennale.

IL CONCORSONE DEI RICORSI

La chiamata diretta non è però sufficiente per riempire tutte le cattedre. E chi manca, da dove si pesca? Dal Concorsone. Altra nota dolente. Le assunzioni previste per quest’anno erano 32mila, metà dalle graduatorie, metà per i vincitori del concorso. A oggi oltre 300 commissioni su 800 non hanno completato la correzione degli scritti. Secondo l’analisi della rivista «Tuttoscuola», tra i 71.488 candidati già esaminati, solo 32.036 sono stati promossi. Più della metà non ce l’ha fatta. In Lombardia gli ammessi all’orale sono circa il 30 per cento, in Toscana il 45 per cento, in Piemonte più del 50 per cento. Le regioni migliori? Marche, Umbria, Basilicata e Friuli Venezia Giulia. Alle bocciature, come da copione, seguono i ricorsi. Alcuni sono già stati respinti, ma è troppo presto per sapere come ancora finire: d’altra parte, non ci sono ancora tutte le correzioni.

DA SUD A NORD

E i professori ripescati dalle graduatorie? Peggio mi sento. Solo in Campania le liti in corso tra insegnanti che non si vogliono trasferire e il Ministero sono 4mila. Orientarsi tra la giungla di graduatorie è complicato, ma quest’anno c’è di mezzo l’algoritmo, cioè il meccanismo usato per assegnare i docenti alle scuole. La procedura, in quattro fasi, ha coinvolto 100mila persone. Più della metà, sono professori del Sud Italia che si dovranno trasferire a Nord. Senza tenere conto di età, anni di servizio e situazione familiare. Sempre secondo i dati di «Tuttoscuola», nella scuola primaria sono stati trasferiti in una regione diversa dalla propria circa il 65 per cento degli insegnanti, il 54 per cento per le secondarie di primo grado e il 44 per cento per il secondo grado.

«Per i primi giorni a Roma ho preso un albergo – racconta Silvana Rosaria Di Paola, 64 anni, insegnante di educazione artistica a Palermo e provincia da quasi trenta, sempre precaria -. Lo scorso anno mi è stato assegnato un tutor per un anno di prova, superato con i complimenti della preside. Tutto inutile». Il primo settembre ci sono i consigli dei docenti, ma ancora non è saggio prendere casa: manca l’«ambito», altro criterio nell’assegnazione delle cattedre. La prof Di Paola ha accettato, anche se a malincuore, di cambiare città, ma ancora non sa in quale – o forse, in quali – scuole insegnerà. Per decidere questo e qualche altro migliaio di casi, c’è ancora una settimana di tempo.