M. Balzano, Il figlio del figlio

Tra l’inizio e la fine

di Antonio Stanca

balzanoPubblicato nel 2010 ed ora ristampato da Sellerio Editore, Palermo, (pp.187, € 13,00) il romanzo Il figlio del figlio è stato il primo di Marco Balzano, nato a Milano nel 1978 e qui oggi docente negli istituti superiori. L’esordio del Balzano era avvenuto nel 2007 con una raccolta di poesie Particolari in controsenso. Era seguito un saggio su Giacomo Leopardi e il suo confronto con la modernità, quindi era giunto Il figlio del figlio che aveva avuto molti riconoscimenti ed era stato tradotto in tedesco. Negli anni successivi sarebbero seguiti altri romanzi e altri riconoscimenti, Anche altri saggi avrebbe scritto il Balzano a conferma della sua posizione di intellettuale e scrittore, studioso e narratore. Insieme all’attitudine per la ricerca c’è in lui l’aspirazione a rappresentare ed entrambe gli hanno già fatto scrivere parecchio nonostante la giovane età.

Motivo che ricorre nella narrativa del Balzano è quello dell’emigrazione, di quel fenomeno, cioè, che negli anni passati ha interessato tante parti dell’Italia Meridionale da dove molte persone, intere famiglie, a causa delle precarie condizioni di vita, sono emigrate nelle città del Nord o all’estero in cerca di fortuna. Dell’emigrazione il Balzano si mostra particolarmente interessato a cogliere il senso di distacco dai propri posti, dai propri affetti che essa comporta, il pensiero della fine di quanto si è identificato con la propria vita. Tende la sua scrittura a rilevare l’aspetto umano, morale, spirituale del fenomeno dell’emigrazione, si sofferma ad evidenziare lo stato di rottura, di scomposizione che essa provoca. Balzano ne riconosce la necessità, l’inevitabilità, ne accetta le ragioni ma non si rassegna all’idea del dramma che vive chi è costretto ad andare lontano da dove è nato e forse a rimanervi per sempre.

Questo avviene pure ne Il figlio del figlio, dove a soffrire il problema è soprattutto Leonardo, il più vecchio dei protagonisti del romanzo. Egli è il padre di Riccardo e il nonno di Nicola, figlio di Riccardo e quindi “figlio del figlio”. Leonardo ha altri tre figli e altri nipoti e tutti vivono a Milano e dintorni, ognuno con la propria famiglia. Qui Leonardo è emigrato molti anni fa insieme alla famiglia, moglie Anna e figli. Provenivano dalla Puglia, da Barletta, e a Milano cercavano migliori condizioni di vita.

Nicola è il primo dei nipoti ad aver studiato, ad essersi laureato anche se ancora precaria è la sua posizione a scuola. E’ lui che il Balzano mostra spesso esposto ai richiami, ai rimproveri del padre che lo invita a non accontentarsi delle supplenze ed a cercare un lavoro più stabile mentre è in attesa di una sistemazione definitiva. Un rapporto difficile si è creato tra padre e figlio, un rapporto sofferto da Nicola che, però, non si mostra stimolato al punto da seguire le sollecitazioni che gli vengono rivolte. Il padre si appella spesso alla sua vita di primo dei quattro fratelli, di giovane emigrante a Milano al seguito della famiglia, di primo figlio ad essersi sistemato, a sposarsi e a stare vicino ai genitori e ai loro bisogni. Il nonno Leonardo non è tanto disturbato da questi problemi quanto da quelli comportati dalla vecchiaia e ancor più dal pensiero della sua casa rimasta abbandonata a Barletta senza che nessuno dei figli abbia mai provveduto alla sua manutenzione. Ogni volta che ci si ritrova tra figli e genitori si giunge a discutere e in maniera accesa di questo problema senza che mai si arrivi ad una soluzione perché diverse sono le opinioni. Questa situazione così divisa che si è creata in famiglia fa soffrire il nonno che la considera grave, scandalosa rispetto a quanto si era atteso di vedere in casa durante la vecchiaia. Un senso di sconfitta, di rovina vede in tutto questo.

A Nicola, che conosce solo alcuni dei parenti, non rimane che assistere a quanto avviene mentre vive i suoi problemi col padre. Lui è nuovo tra tante persone, in lui, nei suoi pensieri, si riflette quanto avviene in casa del nonno quando gli zii, le zie si ritrovano anche se sempre più raramente questo avviene a causa dei tanti dissapori sopravvenuti in seguito ai matrimoni contratti e all’inserimento di persone nuove nel contesto. Sono situazioni che aggravano il senso di fallimento che ormai si è impossessato del nonno. Nonostante tutto riesce egli a trovare la forza necessaria per affrontare, insieme al figlio Riccardo e al nipote Nicola, un viaggio in macchina da Milano a Barletta al fine di constatare le condizioni della vecchia casa ed eventualmente venderla. Ha deciso di eliminare uno dei tanti motivi dell’eterno contenzioso tra familiari.

I tre ce la faranno, giungeranno a Barletta, troveranno una casa in rovina, una casa che necessita di molte e urgenti riparazioni, si renderanno conto che nessuno della famiglia sarebbe disposto a sostenere le spese necessarie per sistemarla e la venderanno al primo acquirente e a prezzo stracciato. Questo evento, più di ogni altro, aggraverà la sofferenza di Leonardo. La vendita della casa sarà per lui la perdita definitiva di tutto quanto aveva costituito la sua famiglia. E’ un pensiero che insieme agli altri della famiglia sfasciata e della morte vicina, non lo farà più riprendere.

Nicola di fronte a quanto sta avvenendo è preso, anche se in maniera inconsapevole, da un bisogno di fuga, di evasione. Libero vorrebbe essere da quelle situazioni anche perché lui è all’inizio della sua vita. Il nonno, invece, sta alla fine. Tra loro c’è una distanza, una differenza che lo scrittore ha voluto mettere in evidenza anche se ne è conseguito che la figura del nonno ha assunto un valore, un significato maggiore rispetto a quella del nipote, che è rimasta piuttosto in disparte, in silenzio. Più approfonditi sarebbero dovuti essere quei riflessi, che in Nicola si verificavano, di quanto gli succedeva intorno, più attento sarebbe dovuto stare lo scrittore a quel che avveniva nel giovane e questo anche per giustificare il titolo dell’opera.

Succede, a volte, che la narrazione sfugga al suo autore ed assuma un percorso proprio. Questo sarà uno di quei casi e si è verificato nonostante le qualità di lingua, di stile che sono da attribuire al romanzo e che lo hanno reso degno di riconoscimenti.