L. De Matteo, La casa della gioia

L. De Matteo, La casa della gioia
2011

Recensione di Umberto Tenuta

La CASA DELLA GIOIA è, come più comunemente viene definita nel romanzo, la CASA DEL SOGNO.
Forse, la denominazione più esatta sarebbe La casa del sogno per i bambini senza casa, denominazione più realistica, più significativa, più completa.
Innanzitutto, viene da domandarsi se questa casa esiste e se il sogno è solo quello delle madri senza casa.
La seconda ipotesi è quella realistica: è la casa delle ragazze madri, rifiutate finanche dai genitori!
E qui si affacciano tanti interrogativi.
Il più consistente è come sia possibile che si possa rifiutare una creatura umana.
La natura ha assegnato al grembo materno la funzione di prima casa di ogni essere umano che nasce, più o meno volontariamente, dalla combinazione casuale  di ventitré cromosomi materni e di ventitré cromosomi paterni.
La situazione sarebbe analoga se la prima casa del bambino fosse nel grembo paterno o, comunque, non so come, se i due grembi, materno e paterno, fossero la casa comune della nuova creatura ovvero, se dopo il concepimento, grembo materno e grembo paterno rimanessero comunque collegati.
Sta di fatto, invece, che la combinazione dei ventitré cromosomi materni e paterni si realizza solo nel grembo della donna, alla quale spetta l’oneroso compito di ospitare il nuovo essere umano fino a quando viene letteralmente alla luce.
Questa situazione di fatto crea sempre problemi, più o meno consistenti: dalle mutate condizioni fisiche della donna, al dolore del parto, all’accettazione del nuovo nato, al suo allevamento.
Il più grave di questi problemi è l’accettazione del nuovo nato, che da parte della donna è più o meno oneroso, mentre da parte dell’uomo comporta solo un senso di responsabilità non sempre avvertito.
Potremmo dire che, quale che siano le condizioni che hanno portato alla generazione del nuovo essere umano, la responsabilità della sua nascita, in senso fisiologico e culturale, restano affidate alla donna.
È lei, con la sua famiglia, che deve decidere se ospitare il nuovo essere nel suo grembo o rifiutarlo, anche dopo la sua nascita.
Qui subentrano fattori estremamente diversi, fisici, culturali, etici, religiosi ecc.
Poca importanza ha se la generazione avviene nel grembo di una giovanissima donna o di una donna più o meno matura.
Trascuriamo volutamente il momento in cui il feto viene considerato, a seconda delle culture e soprattutto delle etiche religiose, un essere umano e non una mera combinazione di geni.
Spetta sempre alla donna l’onere di decidere se portare avanti la gestazione e se accettare il neonato.
Il problema è sempre esistito, ma oggi la facilità dei rapporti sessuali anche tra giovanissimi, lo ingigantisce: aumenta il numero delle minorenni che si ritrovano un feto nel proprio grembo ed aumenta il numero delle donne, più o meno giovani, che si ritrovano tra le braccia una nuova creatura umana e debbono decidere del suo destino.
Molto spesso questa decisione dipende anche dall’atteggiamento, non solo del padre naturale, ma anche della famiglia di cui la neomadre fa parte.
Direi che il libro nasce soprattutto in riferimento alle situazioni in cui la famiglia della madre o del padre non accettano la creatura della nuova madre o quando la madre si trova in difficoltà per affrontare il problema della maternità.
Da ciò la denominazione di Casa del sogno: sogno di una donna che ha bisogno di una casa che accolga la sua creatura, perché il padre di lei la rifiuta.
CASA DEL SOGNO.
La nuova creatura crea comunque problemi, anche quando la nuova madre è economicamente autonoma solo in virtù del lavoro che svolge.
Qui nasce il libro: persone che, a prescindere dalla loro religione, ma comunque sensibili ad una profonda etica umana, si fanno carico di creare una casa di accoglienza, la casa del sogno della neomadre.
Il libro descrive una CASA DEL SOGNO realizzata alla perfezione.
È inutile descrivere come e da chi questa casa è stata realizzata: l’autrice del libro lo fa meravigliosamente bene.
Il vero problema è un altro: è di natura pedagogica.
La scuola non può limitarsi a far apprendere le discipline.
La scuola deve soprattutto educare, educare alla responsabilità sociale e civica: direi che la scuola deve educare alla convivenza democratica, che è democratica, non solo quando la cosa pubblica è gestita da tutti i cittadini, ma soprattutto  quando obbedisce al comandamento; ama il prossimo tuo come te stesso.
È il primo, e forse, unico comandamento della religione cristiana, ma trova anche nella razionalità umana il suo fondamento, come Kant sostanzialmente afferma: “agisci in modo che la massima della tua azione possa sempre far valere il principio di una legislazione universale”.
Non è necessario essere cattolici per condividere il sogno di Luisa De Matteo che è il sogno di un mondo migliore, del mondo dell’amore fraterno, l’amore che Cristo riassunse in una sola frase: <<ama il prossimo tuo come te stesso>>.
Non so quanti di coloro che pretendono di parlare a nome di Cristo praticano questo comandamento, e questo mi ha addolorato per tutta una vita e mi addolora ancora.
Vorrei chiudere con quanto Lidia De Matteo che, nella CASA DELLA GIOIA, ha descritto come può essere praticato per i bambini senza casa, ma che, evidentemente, vale anche per tutte le situazioni di emarginazione, di abbandono, di miseria, di infelicità, di cui tutti, nel nome di Cristo per i credenti, ma nel nome dell’UOMO per Kant, dovrebbero farsi carico:

RIFLESSIONI
La parte più difficile è stata risvegliarsi da questo meraviglioso sogno così reale, così pulito, così emozionante.
Tutto l’ottimismo che caratterizza il romanzo ci impone di riflettere su quanto sarebbe meraviglioso poter regalare una vita migliore a tanti che non hanno potuto godere di una vita serena.
Le categorie di persone scelte per essere protagoniste di questo racconto rappresentano solo una goccia del mare di discriminazione che oggi caratterizza il nostro mondo.
La scelta di raccontare di loro e di sognare di realizzare qualcosa per loro non vuole prediligere una classe, ma solo iniziare da qualcuno e qualcosa per poi continuare a sognare un mondo migliore. Se solo avessi la possibilità, regalerei a tutti un grande sogno.
Non smettete mai di sognare, i sogni sono gratuiti e regalano emozioni forti. Credere in un sogno può regalare la vita così come una mamma regala la vita ad un figlio.
Sono felice di essere riuscita a condividere con voi tutto questo. LU

Luisa, consenti a chi ha speso e spende ancora la vita nell’educazione, che la scuola, nel suo compito di favorire la formazione delle persone, si preoccupi soprattutto di far nascere in tutti coloro che la frequentano il desiderio e la capacità di impegnarsi perché la vita, questa vita, qui sulla terra, sia per tutti la CASA DELLA GIOIA: una casa reale, di oggi e non di domani!