La buona scuola: striscioni per la contestazione

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La buona scuola: striscioni per la contestazione

Enrico Maranzana

La ministra Giannini, commentando lo sciopero degli studenti ha detto: “Di questi tempi, tutti gli anni, c’è una comprensibile e tradizionale voce degli studenti. Non mi pare che ci siano obiettivi precisi, mi sembra che sia una richiesta di attenzione” [Capri, 7 ottobre].

Come si può pretendere che gli studenti abbiano la maturità e la competenza per formulare obiettivi precisi se nemmeno il parlamento è stato capace di elencare gli “obiettivi formativi prioritari”? Il comma 7 della legge 107/2015 li stravolge, sostituendoli con alcune modalità operative.

Come potrebbero essere gli striscioni “precisi” per un corteo studentesco?

 

Qui devi correre più che puoi per restare nello stesso posto.

Se vuoi andare da qualche parte devi correre almeno il doppio

Alice nel paese delle meraviglie

Il mondo corre e la scuola sta a guardare, ferma agli inizi del ‘900, quando la sua funzione era l’integrazione degli studenti in un contesto socio-economico-culturale in lentissima evoluzione. Oggi, che tutto cambia e si ristruttura velocemente la questione relativa “al cosa e al come insegnare” si complica a dismisura: privilegiare il rapporto con il mondo del lavoro banalizza la questione.

 

La conoscenza è cosa morta. La scuola serve per vivere

Albert Einstein            

Intendere le discipline come corpo organizzato di conoscenze non è più sufficiente: è necessario arricchirne l’immagine sia con i problemi che hanno dato il via alle ricerche, sia con i metodi applicati.

La didattica fondata sui metodi disciplinari, via maestra del coordinamento interdisciplinare, favorisce la convergenza degli insegnamenti verso traguardi comuni [CFR in rete “La professionalità dei docenti, un campo inesplorato”]

 

Homo erectus – Homo faber – Homo sapiens – Homo gubernator

Le conoscenze raddoppiano in pochi anni: l’uomo contemporaneo, che può dominare solo una minuscola parte del conosciuto, deve essere in grado di controllare processi attraverso la comparazione dei risultati attesi con gli esiti, capitalizzandone gli scostamenti.

 

La buona scuola enuncia il concetto “sistema”, senza praticarlo

L’assegnazione del premio al singolo docente è inequivocabile sintomo dell’assenza della necessaria cultura sistemica, indizio sufficiente per motivare il giudizio.

 

La ministra Giannini non conosce la scienza dell’organizzazione

La collocazione al vertice dell’organigramma del dirigente scolastico viola le conquiste delle scienze dell’organizzazione che, in presenza di situazioni complesse, prescrive modelli con valenza autoregolativa.

 

Gli ODG di convocazione degli organismi collegiali sono viziati da sistematiche elusioni della legge .. e la Buona scuola applaude

L’attività degli organismi collegiali è stata sterilizzata del mancato inserimento nelle convocazioni, stilate dai dirigenti scolastici, dei previsti adempimenti. L’origine e il senso del lavoro collegiale sono stati celati. Un’orchestrazione che ha scoraggiato la partecipazione, ritenuta dai capi d’istituto lesiva del proprio prestigio.