Lettera di una professoressa

Lettera di una professoressa

di Patricia Tozzi

Sono una “vecchia” docente di matematica e scienze e ho letto con molta attenzione l’articolo “Basta compiti, dopo scuola si deve giocare”: la giustificazione di una mamma di Milano fa discutere

Ho sentito la necessità di fare anche io,come insegnante, una riflessione. Non sempre assegno compiti per casa. Quando succede sono pochissimi e mai per giorni consecutivi. Sono sempre esercizi di riflessione, di consolidamento di una conoscenza già appresa a scuola e chiedo loro di farli da soli perché solo cosi potrò capire quanto hanno veramente assimilato e quali errori hanno invece commesso. E li correggo sempre! I miei alunni sanno che, se assegno compiti, non possono non farli! E si dimostrano maturi e responsabili perché sanno che ho fiducia nella loro capacità di gestirne l’organizzazione, e che, se ci sono compiti, sono pochi ma necessari a mettersi alla prova con se stessi! Sono solita dire ai miei alunni: non vi assegno compiti a casa ma lavoriamo tanto a scuola senza perdere tempo! Lavoro con i gruppi ,faccio moltissima didattica laboratoriale e uso pochissimo quei libri di testo enciclopedici, nozionistici, emblematici della scuola dei “programmi ministeriali” che, invece, dovrebbe essere ormai archiviata. E invece i libri di testo sono sempre più voluminosi, nonostante le espansioni sul web, i contenuti digitali integrativi, il libro sfogliabile, l’ebook… ecc.!!!

E non parliamo poi del fatto che molti editori cambiano titolo, copertina e codici identificativi lasciando l’interno più o meno invariato, costringendo così ignari genitori con più figli nella stessa scuola a ricomprare il testo! Pagine, pagine, pagine di esercizi che non si faranno mai! Quanto è più veloce l’apprendimento quando l’insegnante costruisce insieme agli alunni le mappe concettuali, le fa ripetere a gruppi, le fa approfondire attraverso ricerche fatte a scuola, insieme, in gruppi,che poi si ascoltano vicendevolmente…

L’apprendimento attivo è un cardine fondamentale di una buona didattica e, se l’insegnante legge il libro o parla, parla, parla… è chiaro che perderà l’attenzione di moltissimi alunni! Di fatto, gli alunni sono tutti diversi, ma, se lavorano insieme e fanno ricerca e si costruiscono le conoscenze insieme, diventano poi anche competenti! Sanno parlare, sanno spiegare, sanno condividere e convivere!

Io non ho mai dato ricerche da fare a casa: le trovo inutili e distraenti. Le fanno con me a scuola! Abbiamo biblioteca, lim,laboratorio di informatica. E sono curiosi,motivati,attenti a rispettare regole e tempi! Lavorando molto a scuola, non è necessario dare sempre i compiti.

E immaginate sei/otto ore di lezione con materie diverse i cui insegnanti ogni giorno assegnano compiti! Sei/otto ore seduti ad ascoltare, anche a fare esercizi dai libri, senza costruire un proprio percorso. E poi a casa, altre ore seduti a fare i compiti per il giorno successivo! Altre ore seduti…

C’è chi dice che i compiti servono ad imparare a far da soli… ma allora la scuola a che serve?

Gli studenti finlandesi, che sono considerati dai test OCSE-PISA i migliori d’Europa, studiano meno della metà delle ore che studiamo noi…

E poi i docenti dovrebbero sapere che i compiti a casa spesso vengono passati su whatsapp tra gli studenti… E allora facciamoli lavorare tanto a scuola, saremo più contenti anche noi docenti vedendo il loro interesse, il loro impegno,le loro capacità/abilità – come si suol dire – messe a frutto! E che diventeranno Competenze.