L’autonomia non è nata per caso

L’autonomia non è nata per caso

di Maurizio Tiriticco

 

Eravamo alla fine del secolo corso quando, in seguito all’input avviato dal varo della Legge 241/1990, concernente “nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi”, seguirono il dpcm 7 giugno 1995, concernente lo “schema generale di riferimento della Carta dei servizi scolastici”, la Legge 59/1997 concernente “delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della Pubblica Amministrazione e per la semplificazione amministrativa”, il Dlgs 59/1998 concernente la “Disciplina della qualifica dirigenziale dei capi di istituto delle istituzioni scolastiche autonome”.

Si trattava di una serie di provvedimenti che di fatto e di diritto cambiavano lo status istituzionale, se si può dir così, del nostro sistema scolastico. In effetti si stava passando da un sistema scolastico che potremmo definire eterodiretto dal Ministero dell’Istruzione, ad un sistema “altro”, in cui le singole istituzioni scolastiche avrebbero goduto di campi di azione più avanzati rispetto a quelli della tradizione. In effetti poi, con il Dpr 275/1999 si varò quel “regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche”, che concludeva il percorso avviato nove anni prima con quella legge 241/1990 che aveva avviato un cambiamento profondo in tutto il corpus amministrativo del nostro Paese. In effetti nel giro di un decennio lo status giuridico/formale delle nostre istituzioni scolastiche e dei loro dirigenti cambiò, e non di poco. In un primo tempo il cambiamento in parte non fu compreso, tant’è vero che si aprì quella diatriba – ormai è un ricordo lontano – sui pericoli di andare verso una “scuola azienda” e verso un “dirigente manager”. In effetti si accesero polemiche scorrette e inutili che fortunatamente, nel giro di breve tempo, vennero a cadere.

Attivammo i primi corsi di “riconversione” di presidi e direttori didattici ed io vi partecipai con piena cognizione di causa, forte, anche, di una lunga esperienza con il Cnite (Centro nazionale di tecnologie educative, che tra l’altro attivò un articolato aggiornamento dei piccoli imprenditori del Lazio, con Mauro Laeng et al.) e di tante buone letture/studio sul management: autori tutti stranieri! Everard e Morris; Blake e Mouton; Argyris e Schon; Simon; Butera; Goleman; De Bono; et al. In particolare vanno considerati Hersey e Blanchard, che hanno studiato in quali modi si legano i rapporti tra gli atteggiamenti e i comportamenti del leader verso il “compito” e quelli verso la “persona”. E potevo anche vantare due… buone scritture (un volume sull’animazione per la Tecnodid; un volume sull’apprendimento organizzativo per Anicia). Quindi, mi detti un gran da fare nelle attività di “riconversione” di direttori e presidi in “dirigenti scolastici”. Incontravo spesso resistenze, stante ferma la convinzione dei dirigenti in pectore che nulla di nuovo dovevano imparare! Ovviamente, insistevo sul fatto che la scuola non è un’azienda, ma, come un’azienda, è una organizzazione strutturata, inserita in un dato sistema (Bertalanffy); e che il dirigente scolastico non è un manager, ma deve avere competenze relazionali e manageriali. In effetti, si tratta di competenze complesse, necessarie per il perseguimento e il raggiungimento degli “obiettivi” individuati e condivisi con gli insegnanti nonché con le famiglie degli alunni (si pensi al “Patto educativo di corresponsabilità”).

In tale contesto e nello scenario che si apriva, anche lo stesso Ministero dell’Istruzione avrebbe dovuto cambiare il suo assetto… E ciò avvenne con il varo del Dlgs 300/1999, concernente la “riforma dell’organizzazione del Governo”, quindi anche dell’amministrazione della Pubblica Istruzione. Ormai sono tutte “cose” note e stranote… anche se non credo che chi insegna e chi dirige oggi, soprattutto se giovane, ne abbia un’esatta conoscenza.

Viene, comunque, da chiederci se veramente il Ministero dell’Istruzione sia strutturalmente cambiato per quanto concerne i suoi rapporti con le istituzioni scolastiche autonome e se adempie in pieno ai compiti che gli sono affidati, tra cui: il varo delle norme generali sull’istruzione e la valutazione e l’incremento di quei livelli essenziali delle prestazioni, che – a norma del novellato Titolo V – sono di competenza statale. Com’è noto, sono di competenza ministeriale anche gli atti di indirizzo, la programmazione generale, il varo di Indicazioni nazionali e Linee guida, la valutazione dell’intero sistema scolastico, affidato all’Invalsi, nonché tutto ciò che dovrebbe promuovere e sostenere costantemente l’autonomia delle istituzioni scolastiche e la loro efficacia per quanto concerne il raggiungimento degli obbiettivi ad esse affidati. Tra i quali sono centrali e dirimenti gli obiettivi di “educazione, istruzione e formazione”, tre concetti molto diversi tra loro, nazionalmente proposti e che devono essere opportunamente curvati sul territorio, al fine di permettere a ciascun alunno di raggiungere quel suo personale “successo formativo”, di cui all’articolo 1, comma 2, del dpr 275/1999. Viene da chiederci: sono passati tanti anni e le nostre istituzioni scolastiche autonome riescono a centrare questo obiettivo?

Insomma le innovazioni di questi venticinque anni sono state profonde ed incisive. E dovrebbero veramente incidere anche sul concreto “comportamento dirigente”, ovviamente con la proposta e la sollecitazione di atteggiamenti e comportamenti efficaci. Si pensi anche a quel testo di Thomas Gordon, intitolato, appunto “Insegnanti efficaci”, edito da Giunti! E va sempre ricordato che non basta essere padroni di una “disciplina” perché la si possa insegnare come “materia”! Si tratta di due “cose” assolutamente diverse. Anche perché le difficoltà del dirigere e dell’insegnare oggi non sono affatto poche! E i richiami costanti alla lezione interattiva, alla peer education, alla didattica laboratoriale non so quanto stiano veramente rinnovando il nostro sistema di insegnamento/apprendimento.

Per non dire dal terremoto innescato dalla legge 107/2015! Ma qui si aprirebbe un altro discorso… ed io non voglio essere cattivo!

 

Roma, 4 novembre 2016 – Ricordando il lontano 4 novembre 1918: “…I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza. Armando Diaz”