Ancora donne a metà

Ancora donne a metà

di Adriana Rumbolo

Credo che ormai da molti anni si continui a parlare di donne uccise violentemente proprio dall’uomo che gli era più vicino: marito, compagno, amante,.
Ho sentito i salotti buoni della società mediatica dove gli invitati, tutte persone eccellenti , hanno parlato, disquisito, cercato di stupire, ma non ho mai sentito dire che quando una donna, spesso molto bella, viene uccisa quello non è altro che il finale materiale perchè  quella donna nel suo sentire più profondo era già stata uccisa nel percorso precedente al fatto e  spesso proprio da quei familiari che ora la piangono e chiedono vendetta.
Forse è difficile per molti pensare che uno può esistere in apnea emotiva, affettiva,  sessuale, avere un percorso di studi, avere un figlio, senza mai  avere coscienza di sé completamente.
Troppo spesso ho sentito storie specialmente di donne che quando andavano a scavare nel più profondo del loro passato riferivano allora di  non essere mai state se stesse :  facevano quello che gli altri gli dicevano di fare, erano come gli altri le dicevano di essere, era come se camminassero per il mondo presenti fisicamente ma lontane molto lontane in una confusione di sentimenti di emozioni dove spesso si sentivano colpevoli di quanto le accadeva mentre gli altri erano tutti bravi,
Erano rimaste  bambine  nel senso più triste e più svuotato della parola.
Ecco io penso che alcuni uomini che hanno disturbi, disagi psicologici emotivi, affettivi, sessuali gravi percepiscano questo tipo di donna  che gira ignara nel mondo senza esistere.
È una preda facile.
Basta una comune corte da commediante e arrivare subito a un legame che abbia una ufficializzazione  ma non una ufficializzazione civile o nella società una ufficializzazione del potere , maschile per agire su quella donna senza riguardo senza rispetto e poter fare a lei qualsiasi tipo di violenza: lei non si ribellerà
. In una classe avevo una studentessa 15 anni molto carina e anche molto simpatica  chiamava il padre col nome della sua professione ad esempio il medico l’ ingegnere, il professore e faceva anche  disegni che davano  messaggi
Appariva piena di vita ,  allegra e anche molto piacente .
Un giorno  disegnò   un albero  dove la chioma era piena di foglioline forse 200 tutte perfettamente uguali l’una all’altra senza che ci fosse il minimo spazio fra l’una all’altra :sotto quelle foglie nascosti c’erano i suoi problemi ed erano tanti
. Cominciò a parlarmi del padre del rapporto rapporto difficile di lei che si ribellava e si accontentava anche delle botte pur di sentire una comunicazione con lui .
Chiesi di parlare con sua madre, una donna molto per bene, educata e gentile la quale in un sublime eroismo di madre mi disse: è vero che mio marito picchia spesso mia figlia violentemente ma io per difenderla mi metto in mezzo a costo di prenderle anch’io
In quel momento sentii il bisogno di chiarezza che spesso non può essere associata alla diplomazia e le risposi che lei condividendo le violenze rivolte alla figlia non faceva altro che dimostrarle l’ estrema debolezza sua e della donna a un uomo che non valeva niente
Non le insegnava a difendersi , ma a subire
. Prosegui, lei ha un buon  lavoro ci pensi bene,   parli con suo marito,  chieda aiuto  a una consulenza familiare e prenda la decisione migliore per sé e per la figlia .
Molte donne sbagliano perché si dibattono,  vogliono trovare una loro strada il riconoscimento dei  diritti che la natura gli ha dato , ma la società dei maschi più immaturi non  glielo permette e  ogni volta che la donna alza la testa viene ricoperta da  montagna di di tabù e pegiudizi  e purtroppo anche molte donne collaborano a questo, in fondo eliminano una rivale .
Non diciamo più che la donna appena picchiata deve andare a denunciare ma le venga insegnato che  non deve mai  arrivare ad essere picchiata,  ma potrebbe accadere se fin da bambina non fosse stata ascoltata , non fosse esistita in famiglia per  regole assurde:  non parlare perché sei piccola, ma assomigli proprio a tutti i parenti dell’altro coniuge, è se una bambina usa la ribellione a soli due anni   perchè non sa ancora comunicare bene quello che vuole e la ribellione è una delle forme in cui si cade facilmente quando non ci sentiamo capiti e allora le punizione soprattutto perchè quando non controlliamo un bambino ne abbiamo paura e poi c’è l’immagine sociale da salvare.
; Ricordo che mia madre quando cercavo di spiegarle il mio pensiero diverso dal suo,  mi diceva tu” mi sfidi”,
Dopo anni ne abbiamo riso insieme ma in quel momento quando avevo sette,  otto anni pensavo: che cosa vuol dire sfidare solo perchè osavo dire la mia opinione il mio parere osavo intervenire in un discorso dei grandi in maniera corretta quella era una sfida perché il bambino esisteva solo nel catalogo dei giornali di moda per bambini e resiste sempre  la leggenda che il bambino deve essere felice e grato agli adulti.
Allora sarà un bambino buono sarà un bambino che non sfida nessuno ma un bambino che non sfida nessuno sarà una bambina poi picchiata e  se percepisce   che sta andando verso la sua fine  non saprà  fuggire.
.Quando le femministe iniziarono un lunghissimo e difficile percorso per modificare la loro situazione in famiglia e nella società hanno fatto tante cose buone.
Penso che quel cammino iniziato con tanto entusiasmo ha trovato molti ostacoli e la donna non abituata al potere ha perso tempo in aspetti esteriori non sempre molto importanti.
Quando è iniziato il momento delle femministe non si conoscevano ancora o perlomeno non erano affatto diffuse le neuroscienze. È vero abbiamo la percezione, abbiamo il buon senso, abbiamo la sensibilità, abbiamo l’empatia ma non avevamo ancora delle prove certe perlomeno chiamiamole scientifiche di che cosa accade nel nostro cervello quando facciamo,  subiamo una determinata azione quando conduciamo un certo tipo di vita dove la nostra personalità non riesce ad esprimersi e spesso cade nella psicosomatica che gli uomini usano per dimostrare quanto è debole e fragile la donna e come ha bisogno della sua forza per essere guidata nella vita.
Sono passati molti anni ora noi abbiamo qualche certezza, è il momento di cominciare a parlarne. Non ci si emancipa solo portando una minigonna ma soprattutto ci si emancipa nell’uso del si è del no  per usare bene i nostri meccanismi difensivi che sono la nostra prevenzione.
Una bambina deve non dovrebbe deve  imparare  ad avere coscienza di sé rispetto di sé e non permettere a nessuno di invadere il suo spazio soprattutto lo spazio emotivo affettivo sessuale senza il suo permesso.
Una mia studentessa di 14 anni ha scritto che quando una arriverà a dire il si o il no guardando negli occhi l’ uomo che vuole imporre qualcosa e potrà esprimere la sua opinione allora si sentirà alla pari nella società con gli altri e invece molte ragazzine molte adolescenti ancora credono veramente, non non è uno scherzo ,credono veramente nel principe azzurro credono veramente che solo l’uomo sia in grado di risolvere i loro problemi,
Molti uomini hanno meno forte il desiderio del potere in tutta la vita della donna e vorrebbero essere anche loro più umanizzati.
Uomini e donne devono imparare a conoscersi a conoscere i limiti che devono rispettare nei loro rapporti fin da piccolissimi a volersi bene  nel rispetto,  ad amarsi sempre con rispetto perché ogni individuo ha diritto a essere rispettato uomo o donna che sia bambino o adulto, vecchio o giovane..
Sentirsi  rispettati vuol dire vivere meglio un amore vivere meglio la sessualità vivere meglio la vita,  non si va verso la serenità se non si si cerca di migliorare la qualità della vita quando è possibile.
Vorrei terminare con la bellissima frase di Dostoevskij alla fine della sua novella “La mite” uomini amatevi,  uomini e donne amatevi  perché nella vita siete soli.