La mia didattica laboratoriale

La mia didattica laboratoriale *

di Patricia Tozzi

Il mio progetto di didattica laboratoriale nasce nell’anno scolastico 2003/04, quando a scuola si prefigurava un percorso di autonomia scolastica, di cui al dpr 275/99. Venivo da una scuola di provincia, molto vivace culturalmente e ben organizzata, piena di laboratori tematici che sperimentavano, recuperavano, potenziavano gli apprendimenti degli alunni grazie proprio alle possibilità offerte dall’autonomia, con l’utilizzazione del 15% del curricolo (oggi 20%) senza aggiungere un’ora all’orario degli alunni e dei docenti. Ho quindi pensato, arrivando in questa bella nuova scuola molto più tradizionale, adeguata comunque al suo contesto socio-economico territoriale, di cominciare un percorso di innovazione della didattica, chiamandolo appunto “Tutto a scuola”.

Da allora ogni anno progetto un percorso diverso ma sempre laboratoriale, che prevede una didattica,che io amo chiamare “rovesciata”. Cerco di mettere al centro l’alunno ed il suo apprendimento; le attività sono svolte tutte a scuola senza compiti aggiuntivi oltre l’orario scolastico. Si lavora in gruppo, l’apprendimento è fortemente cooperativo e condiviso e i miei interventi si intrecciano fortemente con l’operatività degli alunni.

L’azione educativa si sposta dall’insegnamento all’apprendimento, cioè al processo del “far apprendere facendo”. Il mio progetto è molto diverso dalle ormai famose FLIPPED CLASSROOM e da tutti quei metodi che prevedono che sia il docente a preparare e mettere on-line il materiale che poi gli alunni debbano studiare a casa. Io non preparo materiali. Conduco un brainstorming iniziale, fornisco brevi spiegazioni, costruisco con gli alunni una mappa concettuale, organizzo l’uso di strumenti e documenti e li guido nella ricerca che dovranno fare.

L’ambiente in cui si opera può essere semplicemente l’aula, se l’attività non richiede particolari attrezzature (ad esempio, per ripetere, correggere, rielaborare), ma può essere qualsiasi laboratorio attrezzato (aula Lim, laboratorio multimediale, laboratorio scientifico, biblioteca ecc.). Il laboratorio diventa così una modalità di lavoro, dentro o fuori da un’ aula, prevede l’uso di Lim, computer, cartelloni colorati da riempire, libri della biblioteca. Nella mia esperienza tutte le ricerche vengono fatte a scuola, nel laboratorio informatico, dove vengono anche letti libri, articoli di giornale, sintetizzati concetti, per cui il confronto fra gli alunni e il docente è continuo. L’approccio ad internet è fortemente controllato, programmato, guidato e procede per gruppi che accedono un quarto d’ora ciascuno secondo regole precise.

Le attività sono decisamente personalizzate, ma anche condivise nel gruppo, consentendo a ciascun allievo di acquisire un metodo di lavoro personale e di utilizzare le sue attitudini e la sua intelligenza. La motivazione, la curiosità, il metodo della ricerca, l’uso di uno stile cognitivo piuttosto che un altro permettono, infatti, agli alunni di costruire un percorso individuale originale, fortemente creativo e personale con conseguente ricaduta straordinaria sull’apprendimento di ciascuno. Questo significa promuovere una didattica laboratoriale.

Nella mia carriera non ho mai dato ricerche da fare a casa: le ritengo inutili, fuorvianti e distraenti; se invece fatte in laboratorio informatico o alla Lim, generano curiosità, motivazione e apprendimento e non sono sicuramente il solito copia-incolla, perché necessitano di rielaborazione e sintesi fortemente controllate a scuola! Il lavoro svolto viene salvato su chiavette usb che rimangono sempre a scuola. Promuovere una didattica laboratoriale significa che tutti gli studenti sono protagonisti. Tutti i prodotti, che sono il risultato di un anno di apprendimento e sui quali sono state condotte verifiche orali e scritte, alla fine dell’anno vengono illustrati ai genitori che possono fare domande, per cui ascoltano e vedono per la prima volta i loro figli parlare di un dato argomento.

I genitori, che non hanno mai visto studiare a casa i propri figli, rimangono strabiliati dalle loro capacità di comunicare, argomentare, confrontare e rielaborare, e soprattutto dalla loro creatività, sintetizzata in power point straordinari o in progetti di ricerca sul territorio elaborati con la statistica e spiegati in quel contesto.

Tutti i lavori svolti a scuola sono diventati:

  • un bellissimo libro di testo, con i contenuti essenziali relativi al programma di quell’anno;
  • un testo divulgativo e creativo,divertente ed originale,sulla storia della matematica e delle scienze;
  • un percorso statistico di ricerca sul territorio.

Questa attività di didattica laboratoriale l’ho pensata anche per motivare gli alunni con particolari difficoltà’. La riorganizzazione della didattica in termini di spazio, tempo, modalità di raggruppamento degli allievi, impiego delle risorse professionali è oggi più che mai necessaria e, secondo me, l’organico dell’autonomia può darci una mano.

In matematica dopo l’inevitabile spiegazione lavorano in gruppi eterogenei, anche fuori dall’aula (se un alunno si assenta, ha un quarto d’ora di recupero della attività svolta nelle lezioni precedenti da parte di un compagno) e questo favorisce il peer-tutoring perché gli alunni più motivati fanno da guida a quelli con intelligenze di tipo diverso. E i risultati sono sempre estremamente positivi.

 

* pubblicato in Tuttoscuolacom – cantiere della didattica