Il digitale come vettore dì ricomposizione dello spazio scolastico

Il digitale come vettore dì ricomposizione dello spazio scolastico

di Andrea Torrente

Con gli Spazi Digitali di Lavoro, lo spazio scolastico diviene una rete interattiva nella quale s’inscrivono la continuità del tempo scolastico, la mobilità degli attori e il rinnovamento dei modi di comunicazione fra essi. Qual è il potenziale di questo strumento e quali ne sono i veri fini?
Premessa
Lo spazio scolastico non è più identificabile con il perimetro della scuola, realtà fisica costituita da telaio in cemento armato, mattoni e malta. Da allora, l’organizzazione scolastica non può più limitarsi ai rapporti istituzionali riconosciuti, di cui l’ultimo anello sarebbe quello del docente di fronte alla sua classe. Per mezzo degli strumenti digitali la scuola interagisce, almeno parzialmente, con le famiglie, ma essa può anche accogliere degli alunni che hanno bisogni specifici e che sarebbero certamente tenuti lontani da essa a causa di malattie, di handicap, ecc. La digitalizzazione dell’ambiente scolastico sembra quindi essere una maniera di estendere i suoi confini non soltanto topologici ma anche, e soprattutto, pedagogici e cognitivi. Qual è la geografia di questo nuovo spazio? Quali nuove opportunità offre? In quali condizioni? Quali formazioni presuppone e quale organizzazione?

Verso una visione reticolare dello spazio scolastico
Lo spazio educativo s’inserisce ormai nello spazio d’informazione e di comunicazione necessaria al buon funzionamento della scuola. Esso è uno spazio d’interattività in rete che, oggi, si deve integrare con gli apporti e con i limiti della mobilità dei membri della comunità educativa.
L’alunno, persona fisica (o avatar digitale) entra ed esce dall’aula, dal laboratorio, dalla biblioteca, dalla scuola. Il docente prepara le sue lezioni a casa, interagisce a distanza con i suoi colleghi e con i suoi alunni ….. i genitori sono portatori di richieste d’informazioni e sperano di essere sempre più informati dello svolgersi delle attività educative in maniera più individualizzata. Le collettività locali vogliono essere presenti, in maniera visibile, con un valore aggiunto in termini d’informazione. La scuola, ormai coinvolta in attività al di fuori del tempo scolastico in senso stretto, deve essere in grado di far fronte a una domanda di servizi, cioè di prestazioni a valore aggiunto, con finalità educative, culturali e sociali, per le quali delle risposte a sostegno delle Tecnologie Informatiche della Comunicazione s’impongono già.
All’arricchimento delle funzioni della scuola corrisponde il necessario adattamento del suo ambiente digitale.  Lo Spazio Digitale di Lavoro è una risposta strutturante di quest’adattamento.
Ma si può andare ancora al di là e considerare, più globalmente, lo spazio scolastico come una rete, cioè un insieme di flussi che cooperano per fornire un servizio educativo declinato in “multi servizi”. Una visione questa che apre delle prospettive sulla riorganizzazione reticolare dello spazio educativo. Possiamo pensare alla cooperazione intra e inter-scuole, all’accesso ai servizi dei fornitori di contenuti, quali ad esempio gli istituti di ricerca pedagogica e gli editori scolastici, a delle classi virtuali, per offrire dei servizi educativi reali e degli allievi reali che possono avere dei bisogni particolari. Emergono, così, i riferimenti alle logiche delle reti sociali emergenti.
Alcuni Spazi Digitali di Lavoro stanno per integrare queste logiche e, di conseguenza, tendono a divenire dei veri supporti di sviluppo di prassi rispettose dei legittimi obiettivi dell’istituzione scolastica. L’obiettivo reale è proprio questo: lo sviluppo del digitale a scuola ha senso solo se esso contribuisce a rafforzare l’efficacia della sua azione educativa.

Lo Spazio Digitale di Lavoro e il progetto d’istituto: l’allineamento strategico
Come in qualsiasi organizzazione, anche nell’istituto scolastico il sistema informativo deve ormai essere impostato in coerenza con le sue scelte strategiche.
Non si tratta più di invocare la dimensione digitale del progetto d’istituto, ma di inscrivere il digitale nella strategia dell’istituto. Lo Spazio Digitale di Lavoro, divenendo progetto e non più soltanto oggetto tecnologico, appare allora come un elemento del management dell’istituto scolastico. Quest’ultimo, come qualsiasi organizzazione, è una comunità umana caratterizzata da competenze, responsabilità, pratiche sociali, collettive e individuali ……
Poiché lo Spazio Digitale di Lavoro apporta agli attori della comunità educativa dei nuovi strumenti o diversi modi di attivazione di strumenti esistenti, esso rende possibile l’offerta di nuovi servizi e permette di realizzare diversamente delle attività preesistenti. Se esso introduce dei cambiamenti nell’organizzazione a mano a mano che è padroneggiata dagli attori, l’evoluzione dell’organizzazione richiede delle risposte tecnologiche idonee: c’è interazione fra le soluzioni tecnologiche e quelle organizzative.

Dallo Spazio Digitale di Lavoro agli usi: il management del cambiamento
Secondo uno studio di Wanda J. Orlikowski “L’utilisation donne sa valeur à la tecnologie” (Les Echos, 18 Octobre 2009), i promotori di progetti di Tecnologie Informatiche della Comunicazione si lasciano spesso ingannare da tre supposizioni: la prima è che se la soluzione tecnologica è disponibile, essa sarà sicuramente utilizzata, la seconda è che essa sarà utilizzata nel modo in cui è stata concepita e la terza è che il suo utilizzo produrrà i risultati attesi. Gli utilizzatori di tecnologie sono anche dei creativi, degli ideatori di usi dal momento in cui integrano queste tecnologie nelle loro pratiche professionali, sociali, culturali …. L’uso appare come un processo cognitivo che non appartiene soltanto a ciascuno degli utenti presi singolarmente ma che, in quanto atto cognitivo, è socialmente situato e distribuito. (cfr. Serge Proulx  « L’usage des objets communicationnels s’inscrit dans le tissu social », in Les Dossiers de l’Ingénierie éducative, Septembre 2007)
Poiché é la situazione organizzativa che struttura gli usi, allora l’attivazione di uno Spazio Digitale di Lavoro deve essere temuta principalmente a livello della comunità educativa di ciascun istituto scolastico poiché progetto singolo. L’idea di pratiche di generalizzazione degli usi è un controsenso che genera frustrazioni o, peggio ancora, errori di conduzione del progetto. Il pilotaggio deve giocare pienamente il suo ruolo, ma la formazione degli attori deve fare altrettanto. Di là delle esplorazioni funzionali degli strumenti dello Spazio Digitale di Lavoro, l’essenziale è inscrivere questo nuovo strumento nelle pratiche e nei ruoli degli attori e nella presa in carico delle inflessioni dell’organizzazione che esso induce. Ciò richiede tempo, attenzione, rifiuto dell’uniformità nel processo di spiegamento, il rifiuto della costrizione e lo sfruttamento dell’insieme delle opportunità relazionali e organizzative che porta il cambiamento in seno all’istituto e nell’ambiente circostante.
L’inquadramento ha un ruolo essenziale da giocare:
1.    Inscrivere lo Spazio Digitale di Lavoro nella professionalità di tutti gli attori, di tutte le discipline, in maniera singolare;
2.    Trovare i punti di bloccaggio e trattarli razionalmente;
3.    Rischiarare il cammino e ri-dare la legittimità.

L’aumento del portafoglio di attività educative e relazionali
Trattandosi, ad esempio, della professionalità dell’insegnante, lo Spazio Digitale di Lavoro apporta gli strumenti che gli permettono di sviluppare le competenze metodologiche dei suoi allievi:
•    Alimentando il loro Spazio Digitale di Lavoro con dei contenuti (lezioni, esercizi, revisioni, sintesi, documenti per andare più lontano, schede metodologiche, questionari a scelta multipla) e con strumenti di concettualizzazione, di risoluzione, di modellizzazione, di collegamento, ecc;
•    Contribuendo alla pianificazione del loro lavoro (programmazione di una settimana tipo, opportuni richiami a periodi di controllo, itinerari di lettura, raccomandazione di una trasmissione televisiva, di un film, di una conferenza in linea, di una pièce teatrale, di un concerto, ecc.);
•    Restituendo a ciascun allievo, per mezzo di un libretto digitale di competenze, le valutazioni concernenti il lavoro svolto, l’assiduità della frequenza e l’apprezzamento sul modo di lavorare. Il suo portafoglio di attività si arricchisce, quindi, di nuovi mezzi d’intervento;
•    Il controllo del lavoro assegnato, la correzione di esercizi, di compiti digitali;
•    L’animazione di un forum su di un argomento comune di studio, la regolazione di un contenuto collaborativo alimentato dagli alunni, da altri docenti, ecc.; (tutoraggio, aiuto, ecc.);
Tutte queste opportunità, e molte altre ancora, nate dall’invenzione degli usi traducono un grande potenziale di estensione del campo pedagogico. Esse aprono egualmente altri campi alle interrelazioni fra gli alunni, i docenti e le famiglie. Allo stesso tempo esse pongono delle domande nuove all’istituzione, delle domande decisive in materia di organizzazione dei servizi, di referenti delle attività professionali degli insegnanti, di responsabilità, di equità ….

Per un altro modello di governance
Il digitale è un formidabile vettore d’innovazione tecnologica ma anche pedagogica, sociale, culturale ed economica nello spazio educativo. Conviene utilizzarlo come tale al fine di trarre il miglior partito dall’effetto strutturante della politica degli Spazi Digitali di Lavoro. Ora mi sembra indispensabile raggruppare senza ritardi gli attori pubblici, le imprese e gli utenti nella messa in opera di laboratori vivi (living labs), multidisciplinari, dedicati allo spiegamento del digitale a scuola.
Si tratta di soddisfare il bisogno di mettere in opera e di testare diversi servizi e differenti soluzioni (architettonici, tecnologici, editoriali, organizzativi, regolamentari, manageriali) innovative e di associarvi pienamente tutti gli attori della scuola. E’ sicuramente questo il prezzo per favorire l’avanzata coerente e coordinata del digitale nello spazio educativo.

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