Infanzia, le iscrizioni nel centro Italia calano ai tassi 2008 E il livello di benessere scolastico ne risente anche dopo

da ItaliaOggi

Infanzia, le iscrizioni nel centro Italia calano ai tassi 2008 E il livello di benessere scolastico ne risente anche dopo

Rapporto istat: in 5 anni aumenta la forbice nord-sud. in crescita gli abbandoni, vetta nel lazio

Emanuela Micucci

struzione e formazione al palo nel Centro: in picchiata il numero di bambini alla scuola dell’infanzia, crescono gli abbandoni scolastici. Il miglioramento della partecipazione al sistema formativo registrata dall’Istat nel rapporto Bes 2016, appena pubblicato (www.istat.it), ha riguardato tutte le macro aree del Paese tranne il Centro che, di fatto, nel 2015 si trova nella stessa condizione del 2008, anno in cui mostrava livelli di partecipazione più elevati degli altri territori.

Un’evoluzione, dunque, non soddisfacente che incide sul benessere equo e sostenibile (Bes), riconducibile ad un calo intenso dei bambini che frequentano la scuola dell’infanzia e ad un aumento degli abbandoni scolastici. Se al livello nazionale in Italia nel 2015, pur non registrando sostanziali variazioni rispetto all’anno precedente, la partecipazione alla scuola materna si conferma tra le più alte d’Europa, superiore al 92% per i bambini tra i 4 e i 5 anni.

Nel Centro questa quota è la più bassa del Paese: 90,1%, due punti percentuali sotto la media nazionale. Mentre Nord e Mezzogiorno sono al di sopra, rispettivamente con il 92,3% e il 92,9%. A pesare soprattutto il Lazio, dove solo 87% dei bambini frequenta la scuola dell’infanzia, ultima regione e unica con il Molise (89,2%) al di sotto del 90%. Con una distanza dalla media italiana di 5,1 punti percentuali. Un dato negativo in chiave integrazione. La materna, ricorda l’Istat, «svolge un compito fondamentale per l’inclusività, in particolare per i bambini di origine straniera o provenienti da famiglie in condizioni di disagio sociale».

Aumentano nel Centro gli abbandoni scolastici, raggiungendo quota 11,5%, percentuale inferiore alla media nazionale del 14,7%. Un tasso quest’ultimo che continua a diminuire nel 2015 (-0,3%) confermando la tendenza degli ultimi 8 anni, sebbene il tasso di dispersione rimanga superiore alla medie Ue. Tuttavia, osserva l’Istat, «il valore raggiunto è migliore di quello previsto da Europa 2020». In particolare, il rapporto Bes segnala le difficoltà di integrazione degli studenti nati all’estero: ad oggi, il loro tasso di abbandono precoce degli studi è pari al 31,3%, rispetto al 19% della media europea.

In generale i livelli di istruzione e formazione della popolazione in Italia e la sua partecipazione al sistema formativo sono sempre più alti. Ma permangono e in alcuni casi si accentuano significativi divari di genere e territoriali. In particolare, negli ultimi 5 anni si è sempre più allargata la forbice tra Nord e Mezzogiorno sia per la partecipazione sia per la performance, compresa l’acquisizione delle competenze di base.

Sul fronte delle competenze digitali l’Italia è distante dalla media europea anche per i nativi digitali: nella fascia 16-24 anni, infatti, i giovani italiani in possesso di alte competenze digitali sono il 36% rispetto al 52% dei coetanei europei. Considerando tutta la popolazione, poi, sono più elevate nelle regione del Centro-Nord (circa il 22%) e più basse tra chi vive nel Mezzogiorno (14,1%), in particolare in Campania (12,2%9 e in Puglia (13,1%).