La “Rete” e i suoi nemici II

La “Rete” e i suoi nemici
La seconda Risposta Filosofica

di Luigi Manfrecola

 

Come promesso, dedicheremo questa nostra seconda conversazione a confutare alcuni sofismi filosofici che hanno indotto molti intellettuali dell’ultima ora ad argomentare con vezzo erudito sul tramonto dell’idea stessa di una verità possibile e condivisibile, plaudendo al concetto di POST-VERITA’ che va ormai di moda e che mostra di possedere un indiscutibile sex-appeal.

Sono stati chiamati in causa sociologi e filosofi di indubbia levatura : da Heidegger a Gadamer, passando per Lyotard ed arrivando fino a Popper ed a Giddens, senza trascurare Wittgenstein.

Naturalmente non pretendo in questa sede di annoiare i pochi miei lettori con le vacue elucubrazioni degli addetti ai lavori. Basti qui osservare che gli Autori citati vengono analizzati secondo un unico itinerario che si snoda dall’esistenzialismo (di Heidegger) fino al cosiddetto “circolo ermeneutico” (di Gadamer), passando per il falsificazionismo (di Popper ) per approdare, alfine, alla fumosa “terza via” (di Giddens) : intravista, quest’ultima , come maldestro tentativo di trovare una convergenza degli opposti in una verità “mediata”, concordata fra le classiche , antiche ed opposte visioni politiche del mondo, in un orizzonte in cui il pensiero di sinistra e quello di “destra” andrebbero a contaminarsi, spiazzando i cittadini con tutte le relative loro fedi e convinzioni. E’ un itinerario che riconosce in Lyotard il primo caposcuola con la sua teoria della fine dei Metaracconti e con l’invenzione del termine stesso di Post-Moderno, termine scelto per indicare le coerenti visioni del mondo di stampo ottocentesco (Illuminismo, Romanticismo…) che avevano rasserenato e consolidato le culture dell’Epoca. Il tutto su una linea di ipotetico sviluppo dell’esistenzialismo di Heidegger che si era posto il problema teorico della radice dell’esistenza (dell’essenza “prima”) e, con essa, di ciò che fosse e potersi dire veramente VERO. E’ qui che va vista la matrice iniziale di quel SOGGETTIVISMO che è poi confluito nell’Ermeneutica, corrente filosofica che riduce la verità ad opinione soggettiva, in tal modo frantumandola. L’assunto da cui ci si muove è semplice e presuppone che più Soggetti /individui possano confrontarsi e ricercare, ragionando e trovando possibili accordi solo perché , in effetti, si ritrovano a partire da un medesimo bagaglio pregresso di convincimenti (PRE-COMPRENSIONE) che è una pre-condizione necessaria per poter comunicare e che fa capo ad una cultura condivisa   e ad atteggiamenti e convincimenti storicamente sedimentati. E’ chiaro che il soggettivismo non può che trasmutare in scetticismo e in negazione di una VERITÀ che si vorrebbe, invece,storicamente e logicamente immutabile.

Tale problema delle verità è rintracciabile anche nella riflessione del grande Popper che parla di CONOSCENZE SEMPRE PROVVISORIE In quanto sconfessabili in ogni momento dalla ricerca e dal progresso scientifico, invitando ad evitare ogni dogmatismo ed a sottoporre ogni verità presunta   a mille prove che possano sconfessarla (falsificarla).

Senza spingermi più oltre -ed immaginando che qualche lettore di buona volontà abbia avuto la pazienza di e il coraggio di seguirmi fino a questo punto- è giunto il momento di trarre le mie personali conclusioni da quanto detto fin qui: per ribadire che la VERITA’ non può essere messa in dubbio con sciocchi o intenzionali giochi linguistici , pensati per sviluppare sofismi di comodo, per relativizzare i fatti, per confondere le idee, per legittimare ogni sorta di abuso e di ingiustizia sociale, per edulcorare la realtà. Ebbene , a chi mi chiedesse cosa ciò può voler dire FILOSOFICAMENTE, risponderei di rileggere non tanto Popper – che parla del “vero scientifico” da sottoporre sempre a prova- ma di rileggere Cartesio e Kant che hanno ben chiarito che ciò che è VERO è quello che viene percepito e colto come EVIDENTE dai nostri sensi e dalla nostra ragione, che sia frutto di intuizione o di in’ARCHITETTURA connaturata alla mente umana (Le Categorie universali e necessarie). Per cui, a mio personale giudizio, parlare di POST- VERITA’ è FALSO,è poco più di un vezzo per intellettuali logorroici oppure è un mondo artificioso per rinnegare le situazioni di fatto che contrastano con gli interessi delle classi egemoni. Ciò vale soprattutto per la cosiddetta “terza via” di Giddens che indica il pasticcio delle commistioni fra cultura politiche diverse per catturare comunque un certo consenso sociale: al punto che non sappiamo più riconoscere le sinistre dalle destre per la comune volontà di costruire, intorno a sé, un consenso sociale che valga a favorire un comodo governo delle “masse” (bollate ingenerosamente di “populismo” quando levano alta la voce contro le ingiustizie del Sistema)