La scuola davanti alla sfida: migrazioni epocali e futuri digitali

La scuola davanti alla sfida: migrazioni epocali e futuri digitali

di Mariacristina Grazioli

Il nuovo Uomo: migrazioni, robot e umanoidi

L’era nuova sarà quella della Singolarità, dove si verificherà la fusione tra l’intelligenza umana e quella artificiale. Gli osservatori del presente devono riconoscere il paradigma dell’accelerazione, per il quale il ritmo del cambiamento stesso è collegato all’assioma che tutto cambia per necessità, anche a causa dell’impatto della rivoluzione digitale, che nei prossimi trent’anni riuscirà a restituirci un’intelligenza non biologica confrontabile all’intelligenza umana. “Come apparirà la Singolarità a chi vorrà restare biologico? La risposta è che non se ne accorgeranno, se non per il fatto che l’intelligenza artificiale apparirà all’umanità biologica come una stirpe di servitori trascendenti” (1).

Se questo è lo scenario in arrivo, il comportamento sociale deve attivare modelli di rappresentazione delle propria “umanità” in linea con la propensione al progresso per la tutela delle specie.

“Certamente la natura umana è prefissata. E’ universale e immutabile, comune a tutti i bambini che nascono attraverso la storia della nostra specie. Ma il comportamento umano, che è generato dalla natura, è infinitamente variabile e diversificato (…) per cui la risposta al determinismo genetico è semplice. Se si vuole cambiare il comportamento, basta cambiare l’ambiente” (2).

Il nuovo Uomo ha dunque diritto all’ambiente che gli è necessario per la sopravvivenza. E’ semplicemente banale, ma indiscutibile. Se osserviamo lo schema delle Storia vediamo come le differenze tra i popoli, ossia tra le società umane nei diversi continenti, sono attribuibili proprio alle differenze ambientali e non alle differenze biologiche tra le popolazioni stesse. Dunque “la nostra storia sta scritta nei nostri geni e nelle nostre azioni. Sui primi la nostra capacità di intervento è scarsa, sulle seconde è pressochè totale, se siamo persone libere (..). Le conoscenze che abbiamo acquisto su noi stessi mostrano con chiarezza che tutta questa diversità, come il mutevole aspetto della superficie del mare o della volta del cielo, è ben poca cosa rispetto allo sterminato patrimonio che noi esseri umani abbiamo in comune” (3).

La nuova torre di Babele, in realtà, non si nutre delle diversità umane, ma dal rapporto simbiotico tra umanità ed ambiente in prospettiva evoluzionistica  allargato inesorabilmente alla presenza della tecnologia, che impone una ricollocazione della nuova umanità.

Siamo in fondo nell’epoca in cui il Paramento Europeo sta per approvare il “Report on the civil Low Rules on Robot”, dove diritto e tecnologia si strutturano a vicenda implementandosi in un futuro possibile per L’Uomo che non diminuisce la sua “umanità”, ma sa regolamentare gli accadimenti con attenzione ai sensi arcaici del bene e del male. Pare davvero insignificante – inteso come incongruente se rapportato al senso storico e  temporale attuale e futuro- trattare il fenomeno epocale delle migrazioni come un elemento contrario all’agire umano (4). La migrazione naturale è elemento umano e va considerata un aspetto del tutto connaturato all’Uomo, non ancora umanoide. Migrare comporta mutamento, adattamento, riorganizzazione, riallineamento, di nuovo mutamento; è il cambiamento la chiave concettuale della migrazione. E il cambiamento è anche  la sostanza del processo evolutivo. Bloccare ogni genere di cambiamento in nome di statiche pretese o di un presunto benessere, significa bloccare l’assetto umano nel profondo e consegnandolo ad un ambiente ostile. Da qui, il passaggio al fatto che le macchine presto saranno ben più capaci di programmare e auto programmarsi finalizzandosi al cambiamento, il passo è breve. E l’Uomo, se rimarrà statico ed involuto, dovrà lasciare spazio ai futuri robot, per loro determinazione più evoluti e  dinamici.

E’ di tutta evidenza che anche il Sapere umano evolve attraverso processi di migrazione delle informazioni. “ Il cervello umano porta avanti un intricato minuetto cognitivo con ambiente ecologicamente nuovo e dalle immense potenzialità: il mondo dei simboli, dei mezzi di comunicazione, dei formalismi, dei testi, delle parole, degli strumenti e della cultura. Il circuito computazionale della cognizione umana scorre così sia all’interno sia al di là della testa.” (5)

Nonostante le evidenze ormai scientifiche di tali scenari, il processo di migrazione dell’Uomo non è ancora un diritto, seppure si collochi, come abbiamo visto,  nella naturalità dell’evoluzione basata sul principio del cambiamento.  La difficoltà del riconoscimento è forse dovuta al fatto che si riconosca nel “cambiamento per migrazione” l’evidenza di un doloroso percorso. In effetti, la migrazione “indica lo spostamento che avviene per necessità: cioè causato da grave povertà, da mancanza di libertà, da persecuzioni subite a causa di idee politiche o religiose, a causa dell’appartenenza etnica e soprattutto a causa di guerre. Le condizioni di vita sono tali per cui si lascia il luogo di origine per non morire ogni giorno” (6). Il tema della sofferenza non può tuttavia allontanare l’idea della migrazione  e del cambiamento connaturate all’Uomo.  La ricerca di un nuovo ambiente di vita deve essere garantito come diritto umano e occorre saper strategicamente  trasformare la migrazione in mobilità. Il passaggio epocale sta proprio qui: spostare l’attenzione dalla sofferenza della migrazione alla tutela del diritto di mobilità libero, destinato alla ricerca di nuove opportunità e per realizzare un progetto di vita del singolo, come di una intera specie se ammettiamo la spinta evoluzionistica.

La migrazione-mobilità è scientificamente un diritto: gli ostacoli e gli impedimenti devono dunque cessare.

 

Diritti di solidarietà per una mobilità universale: la sfida della scuola

La libertà di migrazione non sarà solo geografica, ma anche storico- temporale e digitale: il futuro è inarrestabile e pensare di imporre confini  all’Uomo in nome di criteri di appartenenza, significa consegnare la nuova umanità al depotenziamento, incapace di affrontare le grandi e reali sfide che stanno già affacciandosi negli scenari dell’evoluzione cyberg-umana.

La Carta dei diritti universali dell’Uomo sancisce che ogni  individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato, tra cui il diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese (7).

Il quadro strategico dell’UE in materia di diritti umani e di democrazia chiarisce l’impegno di intensificare la promozione della ratifica e dell’efficace attuazione dei trattati internazionali fondamentali in materia di diritti umani, ivi compresi gli strumenti regionali in materia. Più in particolare, all’interno dell’Ue si deve attivare una seria attività strategica di cultura della legalità, come conoscenza e promozione dei diritti umani. Nei rapporti con i Paesi esterni UE si intende elaborare uno strumento per operare a favore di un’impostazione basata sui diritti nell’ambito della cooperazione allo sviluppo,  anche al fine di integrare i principi dei diritti umani nelle attività operative dell’UE per lo sviluppo, riguardanti accordi sia a livello di QG, sia sul terreno per la sincronizzazione delle attività  in materia di diritti umani e cooperazione allo sviluppo (8).

A ben vedere quindi c’è una consistente azione strategica istituzionale che intercetta il tema della migrazione come situazione di squilibrio, e  per la quale vi è uno sforzo complessivo di  adozione delle migliore politica di integrazione.

Nella cultura delle scienze sociali l’integrazione è una forza che sostiene e unisce una società, attraverso le forme di solidarietà utili allo scopo. Purtuttavia, in nome e per conto delle forza “integranti” si condizionano i processi profondi di evoluzione culturale del fenomeno migratorio  epocale che ci sta attraversando; non è un caso che a molti non piaccia il termine integrazione, soprattutto se assimilato ai temi di acculturazione ed adattamento nella cultura ospitante e perciò dominante. Chi si occupa dell’integrazione degli studenti stranieri sa bene che occorre sviluppare il senso del valore profondo delle differenze dell’identità, e quindi gli aspetti  più multiculturali, prima di acquisire regole e costumi delle cultura delle maggioranze dominati.  Il processo di integrazione a livello del contesto formale  scolastico ha molto da insegnare alla strategia istituzionale: si tratta di un percorso dinamico, di evoluzione socio- culturale, di avvicinamento a ciò che è diverso e per questo interessante, e non necessariamente  pericoloso.

E’ assai utile il contributo  del ruolo del dialogo interculturale, della diversità culturale e dell’istruzione nella promozione dei valori fondamentali dell’UE, come espresso nella risoluzione del Parlamento europeo del 2016, dove al punto 3) si evidenzia  che è necessario incoraggiare un approccio interculturale, interconfessionale e basato sui valori nel campo dell’istruzione al fine di affrontare e promuovere il rispetto reciproco, l’integrità, i principi etici, la diversità culturale, l’inclusione sociale e la coesione, anche attraverso programmi di scambio e di mobilità per tutti (9). Si sottolinea che un vero dialogo interculturale e interconfessionale incoraggia le interazioni positive e cooperative, promuove la comprensione e il rispetto tra le culture, rafforza la diversità e il rispetto per la democrazia, la libertà, i diritti umani nonché la tolleranza per valori sia universali che legati alle culture. La Costituzione italiana, ancora una volta, ci indica la strada con il dettato degli articoli 2, 3 e 34. E’ una strada che la nostra comunità professionale di tecnici dell’istruzione e della formazione ha il dovere di compiere, dove  “ la solidarietà  in positivo è caratterizzata da reciprocità dell’individuo che si lega al gruppo; pertanto nel dovere di istruzione che determina la gratuità dell’accesso, l’obbligo si affianca ad una forma di sostegno importante che consente a tutti indistintamente di frequentare le scuole dell’obbligo della Repubblica” (10).

 

La scuola italiana è la più grande officina educativa di inclusione e democrazia

Ecco dunque la grande sfida della scuola italiana: dare testimonianza attiva della storica capacità di tessere modelli democratici destinati allo sviluppo del potenziale di ciascuno. L’inclusività dell’organizzazione scolastica italiana, sia nella dimensione dell’istruzione di base, sino ad arrivare ai nuovi Cipia, rappresenta quella fucina operativa dove la  literacy (Students require 16 skills for the 21st century) consente una competenza linguistica e digitale come dato imprescindibile di accesso alla capacità di cittadinanza attiva, nell’ambito di un processo Life Long Learnig 11). Non solo le strutture istituzionali di formazione ed istruzione sono al centro di questa complessa sfida educativa, ma anche gli assetti informali e non formali sono chiamati in causa a più riperse, in un’ottica  di “co-costruzione” di setting di governance educativa a largo raggio.

Infatti  si sottolinea che l’istruzione formale, non formale e informale e un accesso all’apprendimento permanente non forniscono soltanto conoscenze, abilità e competenze, ma dovrebbero anche aiutare i discenti a sviluppare valori etici e civili e a diventare membri della società attivi, affidabili e aperti. L’esigenza, a questo proposito,  è che l’educazione civica inizi fin dalla prima infanzia e riconosce l’importanza della cooperazione fra tutti i soggetti interessati. Il tema genera l’attrazione corresponsabile di modelli di formazione in grado di sviluppare  lo spirito   di iniziativa e  l’impegno dei bambini e dei giovani per rafforzare i legami sociali nonché per generare un senso di appartenenza e sviluppare codici etici per combattere la discriminazione. Fondamentale è il ruolo delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nonché di Internet, come strumenti per la promozione del dialogo interculturale, attraverso cui promuove l’uso dei social media al fine di rafforzare la consapevolezza dei valori e dei principi comuni fondamentali dell’Unione europea tra i cittadini. Si sottolinea l’importanza dell’alfabetizzazione mediatica a tutti i livelli di istruzione come strumento per promuovere il dialogo interculturale tra i giovani,  incoraggiando altresì il SEAE e i capi delle rappresentanze dell’UE a trarre il massimo vantaggio possibile, nel loro lavoro, dai nuovi strumenti digitali  (12).

La traduzione operativa di questa sinergia culturale che ci consegna il decisore politico europeo passa attraverso il fare quotidiano dei territori di riferimento. La lotta alle povertà materiali ed immateriali e alla discriminazione rappresentano le difficili avanguardie sociali; queste sfide sociali non saranno superabili se non si tesse in sistema aperto e condiviso di governance  fisica e  digitale, che sappia fare tesoro delle spinte innovative evidenziate nel Pnsd italiano. Il mondo della scuola può beneficiare molto dall’innovazione che avviene fuori dalla mura scolastiche. A maggior ragione in una visione di educazione allargata, che avviene non solo lungo tutto l’arco della vita (life-long), ma anche orizzontalmente, lungo tutte le esperienze quotidiane, in diversi contesti (life-wide) (13).  La grande sfida sta nella sintesi tra le emergenze epocali che invocano valori di democrazia, cittadinanza e solidarietà e l’accelerazione esponenziale all’innovazione digitale, che esige visioni di co- costruzione del sapere umano: le politiche che trattano entrambi i temi devono trovare  linguaggi comuni per una nuova alleanza. E’ questo lo scenario su cui il sistema di formazione ed istruzione si deve spendere con energia rinnovata, anche ricollocando il territorio in un unico ambito di lavoro, costruendo reti, ampliando gli orizzonti, sconfinando sempre più, attraverso un’azione di innovazione sociale strategica coerente con le sfide del tempo del nuovo Uomo.


Note a margine

(1) Raymond Kurzweil “ The Age of Intelligent Machine”, Cambrige M. 1992
(2) John Brockman “ I nuovi umanisti” , Milano, 2005, Garzanti
(3) Luca e Francesco Cavalli-sforza “ Chi siamo? La storia delle diversità umana, Milano , 1993 Oscar Mondadori
(4) Mariacristina Grazioli “L’accoglienza necessaria”  web Edscuola.it, 2012
(5) Andy Clark “ Ciborg Nati?” in “ I nuovi umanisti”, Johon Brokman, Milano, 2005, Garzanti
(6) Carta di Palermo- 2015
(7) Carta Universale dei diritti dell’Uomo- art 13.
(8) CONSIGLIODELL’UNIONE EUROPEA Bruxelles, 25 giugno 2012
(9) Il ruolo del dialogo interculturale, della diversità  culturale e dell’istruzione nella promozione dei valori fondamentali dell’UE del 19.1.2016- vedi nota 13)
(10) Mariacristina Grazioli “ La scuola in bottiglia: legge 107/2015 Buona Scuola” , Trento, 2016, Ed Del Faro
11) “ Foundational literacies represent how students apply core skills to everyday tasks. These skills serve as the base upon which students need to build more advanced and equally important competencies and character qualities. This category includes not only the globally assessed skills of literacy and numeracy, but also scientific literacy, ICT literacy,financial literacy and cultural and civic literacy. Acquisition of these skills has been the traditional focus of education around the world. Historically, being able to understand written Technology” New Vision For education for Word Economic Forum
(12) Risoluzione del Parlamento europeo del 19 gennaio 2016 sul ruolo del dialogo interculturale, della diversità culturale e dell’istruzione al fine di promuovere i valori fondamentali dell’UE (2015/2139(INI)
(13) PNSD. Miur 2015