A. McCall Smith, Le lacrime della giraffa

“Le lacrime della giraffa”, un romanzo di Alexander McCall Smith, Tea tascabili, 2003

di Mario Coviello

Un aiuto prezioso per comprendere l’Africa. Una lettura piacevole e avvincente.

Questo libro mi è stato regalato nel 2014 dall’ Associazione S.O.S. Solidarietà di Salerno che da anni opera in Africa. Nella dedica, Ida e Lola, che a questo popolo dedicano impegno e passione, hanno scritto “ A Mario…per restare insieme..”.Ho portato questo libro con me nei miei viaggi e solo ora, in queste giornate di festa, quando il freddo polare mi ha costretto in casa, ho trovato il tempo per leggerlo.

Da subito “ Le lacrime della giraffa” di Alexander McCall Smith, scritto in forma piana, scorrevole,mi ha preso per la sua sottile ironia, per la saggezza profonda.

Precious Ramotswe, la detective numero del Botswana, la sua assistente Makutsi, il promesso sposo, proprietario dell’officina meccanica Speedy Motors, JLB Matekoni,protagonisti piuttosto attempati del libro, mi hanno divertito con la loro bonomia, saggezza, profonda bontà, i loro sani principi.

JLB Matekoni “ lui un ultraquarentenne che fino a quel momento non era riuscito a trovare una moglie adeguata, aveva ottenuto la mano dell’unica donna che ammirava al disopra di ogni altra.”

La signora Ramotsewe..”era una donna molto in gamba che aveva fatto un matrimonio sbagliato e perso un figlio…” ma adesso “ …Lui le mostrava tutta la sua benevolenza facendo apparire un uomo buono e gentile..”

La signora Curtin , un’inglese che da dieci anni non si rassegna, chiede alla signora Precious di far luce sulla scomparsa dell’unico amato figlio. Quando si presenta alla detective descrive bene ,credo, come si sente un occidentale quando arriva in Africa per la prima volta.”….Credo di aver avuto in mente i soliti stereotipi…caccia grossa e savana….e poi la carestia e le guerre civili e i bambini con la pancia gonfia che fissano l’obiettivo, da un abisso di disperazione…..” Ma subito dopo aggiunge “ … Vivendo qui ho imparato a conoscere un paese in cui ciascuno tratta il prossimo con rispetto, e dove ci sono valori diversi dall’ avidità forsennata che prevale da noi. Qui c’è tanta sofferenza, e ci sono persone che possiedono pochissimo, ma tutti hanno una straordinaria considerazione per gli altri. Gli africani si rivolgono a perfetti estranei chiamandoli “fratello” o “sorella” …e quando una donna, per la prima volta mi ha chiamato sorella..io mi sono messa a piangere..”.

Più volte, nelle pagine del romanzo, Alexander McCall Smith racconta l’Africa che si incardina sui valori della famiglia,del rispetto per gli altri, sulla capacità di perdonare, come ha fatto Mandela con i suoi carcerieri.

“ C’è sempre qualche zelante associazione straniera pronta a dire agli africani voi fate così e invece dovreste fare così. Il consiglio può anche essere ottimo, e funzionare in altri posti, ma l’Africa ha bisogno di soluzioni proprie.” E allora, a proposito di migranti, perché, come si predica da anni, non incominciamo a seguire questa strada, aiutando senza secondi fini gli africani in Africa ?

Mentre procedono i preparativi per il matrimonio e le indagini della detective, il lettore approfondisce la conoscenza del Botswana, dei suoi abitanti, delle case, i giardini, gli alberi, i fiori, gli uccelli,il caldo. Al caso importante se ne aggiunge un’altro e, a lungo, la detective e la sua assistente devono fare i conti con la loro coscienza..” aveva mentito e ricattato. Lo aveva fatto per ottenere informazioni che altrimenti non avrebbe mai avuto. Ma si trovò di nuovo a riflettere sullo spinoso problema dei fini e dei mezzi . Era legittimo fare la cosa sbagliata per ottenere un risultato giusto? Sì, doveva essere così. C’erano guerre che erano giuste. L’Africa aveva dovuto combattere per liberarsi… La vita era complicata, e a volte non c’era altro modo…”

Il signor Matekoni ci fa innamorare del suo lavoro di meccanico e arriva a dire che “… se il Signore tornasse oggi sulla terra… probabilmente sarebbe un meccanico “. Combatte con i giovani apprendisti ..”… i giovani, al giorno d’oggi sono tutti maleducati…nessuno ha insegnato loro cosa significa avere una reputazione…per essere moderni bisogna dire per forza che ciascuno può fare quello che gli pare, quando gli pare, e al diavolo cosa pensano gli altri..”

Matekoni adotta due orfani dell’orfanotrofio che frequenta e ci fa conoscere la vita di questa bambini che con il padre adottivo a cinque e dodici anni fanno la loro prima fotografia. “… Non esisteva traccia della loro infanzia, niente che potesse ricordare come erano una volta. La qual cosa significa che mai nessuno aveva desiderato una loro fotografia, che non erano mai stati abbastanza speciali per nessuno…”

E’ solo a pagina 235, l’ultima pagina del libro, che scopriremo a chi e perché la giraffa ha regalato le sue lacrime.

Ma questo compito tocca a Voi se seguirete il mio consiglio di lettura.