Tutto bene, solo il rendimento era scarso

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Tutto bene, solo il rendimento era scarso

di Adriana Rumbolo

La scuola grande lente d’ingrandimento dei disordini emotivi, riunisce moltissimi ragazzi e per lungo tempo e potrebbe offrire ai molti bambini che non hanno goduto del calore e della regolazione emozionale dei genitori una seconda opportunità di sviluppare i cervello sociale.

temo che la scuola non si sia ancora resa conto che il rendimento dei ragazzi, il rapporto con gli altri e con le regole è proporzionato allo stato di salute delle loro emozioni.
Sentire dunque in televisione un dirigente scolastico che parlando di un ragazzo che ha commesso un gravissimo omicidio dire candidamente che per il ragazzo  solo il rendimento era scarso ,nessun problema.
Scarsa difesa..
Siamo ancora a questo punto.
Capirei se un insegnante , affermasse che uno studente non ha un buon rendimento perché i programmi scolastici non sono compatibili con le funzionalità del cervello o che i metodi in uso nella scuola non sono i migliori  nella relazionalità.
Penso e ho già scritto più volte che quando uno studente ha un rendimento scarso è  sempre una spia di un disagio familiare o relazionale emotivo che bisogna di approfondire e capire.
I motivi sono tanti: prima della scuola primaria i ragazzi hanno vissuto le operazioni educative più significative in famiglia e quando arrivano a   scuola denunciano le loro problematiche in tanti modi Uno di questi è lo scarso rendimento perché lo studente non partecipa non riesce a relazionare con l’insegnante, con i compagni, con le regole.
La frase più sciocca in assoluto perché se i tantissimi ragazzi che non hanno un buon rendimento scolastico avessero problemi al cervello  sarebbe veramente un problema grave.
Ora abbiamo tante informazioni scientifiche che sicuramente non ci mettono al riparo totale di errori, ma ci permettono di capire molto e di intervenire nel modo più giusto e più virtuoso
. Quando 20 anni fa sono entrata in una prima superiore con un programma centrato sulle emozioni, i sentimenti, sulla vita relazionale ho potuto sopravvivere con un gruppo di insegnanti coraggiosi perché sia la politica sia i giornalisti sia le case editrici non ammettevano 20 anni fa che le neuroscienze potessero dare un contributo così grande alla didattica. E non è cambiato molto.
Gli studenti capivano benissimo e velocemente e applicavano alla loro vita scolastica tante informazioni scientifiche che il loro insegnanti e dirigenti scolastici fino ad arrivare al ministro dell’istruzione rinnegavano senza neanche avere l’umiltà di ascoltare.
Senza umiltà non c’è conoscenza, senza conoscenza non c’è creatività.
La la vita del gruppo dei pari a scuola trova una grandissima palestra.
Stern  ha scritto che un ragazzo quando entra nel suo cloiseau con i pennelli in mano non impara solo a disegnare ma ad essere.
Così uno studente quando entra a scuola con i libri dei famosi programmi scolastici non entra solo per imparare alcune nozioni delle varie discipline ma entra per imparare ad essere..
Se la scuola non capisce questo non potrà mai essere chiamata una buona scuola.
E non solo con retorica ma con dei risultati pratici quotidiani giorno per giorno e ben visibili.