Geografia mon amour

GEOGRAFIA MON AMOUR di Umberto Tenuta

CANTO 768

STUDIO DI GEA, TERRA PATRIA NOSTRA E DEI NOSTRI FRATELLI.

 

Da che nasce la Geografia se non dal desiderio di conoscere le terre abitate dai nostri fratelli sparsi su questo minuscolo pianeta del sistema solare?

Dove sono andati i figli di Luky, una volta lasciato il loro villaggio africano?

Quali le loro terre, le loro pianure, i loro monti, i loro fiumi, i loro mari?

Quali le loro città, le loro strade, i loro vegetali ed i loro animali?

Quali i loro linguaggi, le loro arti, le loro conoscenze.

Quali le loro vicende nel corso dei tempi?

Insomma, quali le culture che essi hanno creato per vivere e sopravvivere nei loro contesti ambientali?

Non ci basta la nostra cultura, quella di questo nostro piccolo angolo di paradiso terrestre!

Sentiamo il bisogno di allungare il nostro sguardo oltre i confini dei nostri angusti orizzonti.

È proprio dell’uomo il desiderio di conoscere.

“…nati non foste a vivere come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”, grida Ulisse ai suoi compagni di viaggio.

È il desiderio innato nell’uomo di conoscersi e di conoscere.

Noi siamo figli dei nostri piccoli villaggi.

Ne parliamo la lingua, ne vestiamo gli abiti, ne abitiamo le case, ne coltiviamo le piante, ne alleviamo gli animali.

Ne viviamo le gioie e i dolori, le speranze e le fortune, gli ideali e le religioni.

All’infinito desiderio umano di conoscersi e di conoscere corrisponde lo studio, il desiderio, il bisogno di conoscere i mondi dei nostri fratelli lontani.

La Geografia risponde al bisogno di ogni essere umano di conoscere i grandi e piccoli mondi nei quali vivono i propri fratelli.

In fondo ogni terra è madre e figlia degli uomini che la abitano.

Alle loro terre gli uomini si sono adattati e le loro terre hanno adattato ai loro bisogni ed alle loro speranze.

Conoscere terre, paesi, culture significa appropriarsi di quanto gli uomini sono stati capaci di creare negli angoli più sperduti di questo piccolo pianeta Terra.

E anche oltre.

Nella consapevolezza che l’uomo è destinato a farsi cittadino del mondo.

 

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