A scuola arriva l’inconscio

A scuola arriva l’inconscio

di Adriana Rumbolo

Domani si parlerà ancora di scuola.
Oggi un ragazzo frequenta la scuola per circa 18 anni, 18 anni in cui accadono nel suo cervello cose importantissime.
Si sa che circola la voce che entro i primi 5 anni tutto è già compiuto.
È un giudizio che fa tremare i polsi e purtroppo in buona parte dobbiamo crederci.
La famiglia è la prima e più piccola società nella quale il bambino si trova,con legami affettivi e relazionali tanto importanti quanto difficili. È proprio la vita relazionale,  guidata dalle emozioni,  della famiglia  a creare i primi conflitti che potrebbero disturbare lo sviluppo emotivo del bambino più o meno seriamente.
Ha già scritto che non credo alla voce del sangue ma molto a una relazione di conoscenza che avviene piano piano fra i componenti del gruppo familiare.
Quando dopo i primi anni e qualche volta dopo i primi mesi il bambino entra in una struttura scolastica, porterà se li avrà,   i suoi conflitti emotivi e affettivi familiari che saranno ancora più visibili in una società più grande in una vita relazionale più intensa con una autorità più precisa e delle regole che scandiranno la sua vita “scolastica”. Ammiro molto gli insegnanti che accolgono questi bambini così piccoli dove il cervello produce neuroni a una velocità impressionante e  registra e avverte tutto quello che può nell’ambiente intorno.
Ripeto ammiro molto insegnanti che accolgono per primi i bambini  in una struttura sociale scolastica e penso che il loro impegno sia molto difficile,  ma qualche volta rifletto che nella scuola il bambino che elaborerà all’inizio il distacco dalla figura materna dalla sua casa non ci saranno quei conflitti così profondi che si vengono a crearsi purtroppo così facilmente nella famiglia naturale.
Spesso quando la famiglia è in crisi i ragazzi si rifugiano a scuola.
È molto interessante osservare questi bambini così piccoli che usano tutti i mezzi che possono nella loro prima comunicazione e insegnanti attenti veramente minuto per minuto per modulare con dolce fermezza quelle emozioni che arrivano a scuola spesso già un po’ compromesse.
Un bambino non nasce per rimanere sempre nella sua famiglia, non è quello il suo fine e tutti gli diranno che poi diventato grande  andrà a scuola e poi  all’università e poi potrà scegliere un lavoro e poi conoscerà tanti amici: a parole gli promettono tante cose ma la preparazione a tutti questi passi  che si succederanno sta in gran parte proprio nella scuola.
Nella scuola piano piano impareranno a essere per meglio relazionare con i coetanei ad avere una guida in questa relazione negli insegnante e potranno liberare la loro creatività.
Tutte le loro conoscenze saranno elaborate e le loro esperienze  costruirànno la memoria e la buona musica entrerà nella loro vita molto presto e speriamo,  la manualità.  continuerà il percorso in quella società che crescerà con loro giorno per giorno. La famiglia nello sfondo , se possibile stabile,  perché rimarranno sempre lì le loro radici, ma la scuola è l’ambiente dove cresceranno e impareranno a relazionare a difendersi ad accettare una sconfitta ad emergere ad avere  le prime simpatie dove impareranno come superare le prime frustrazioni e la scuola con i mezzi che ha cioè l’apprendimento, stare con gli altri e l’autorità può forse ripristinare i conflitti piccoli e medi che già il bambino porta dalla famiglia

A scuola arriva anche l’inconscio!

La scuola lo può fare se un insegnante avrà una classe con un numero limitato di allievi, potrà andare a scuola sicuro/a del suo lavoro e con un guadagno che gli permetterà di vivere tranquillamente.
L’insegnante  insegna a un bambino non solo nozioni  ma gli fornirà informazioni e mezzi per   essere  e si accorgerà perché se ne accorgerà sicuramente che il bambino ha già tanto sapere in sè  solo che è difficile coniugare serenamente con il suo sapere  le conoscenze del presente della sua società.
A scuola seguiranno la moda di abbigliamento, a scuola dovrebbe  esserci molto molta più ginnastica perché è il momento in cui il corpo cresce tanto e si trasforma e  il cervello inizia a produrre sostanze come la dopamina la mielina  e gli ormoni sessuali e il corpo deve essere sempre l’àncora della mente.
Penso che siano stati molto fortunati quei bambini che adulti ricordano con nostalgia quanto sia stato importante la figura di un insegnante nella loro crescita.
Mi dispiace quando molti ragazzi ricordano con dolore le ingiustizie e la mancanza di dialogo di ascolto che hanno trovato nel loro percorso scolastico.