Netto dissenso all’ipotesi di contratto sulla mobilità

Netto dissenso all’ipotesi di contratto sulla mobilità

In attesa di analizzare nel dettaglio le clausole del contratto mobilità docenti 2017/18 siglato nella tarda serata di ieri 31 gennaio, ANP esprime ancora una volta ferma contrarietà ad un accordo che tende a vanificare l’impianto della Legge 107/2015 svilendone la portata innovativa e tornando alle vecchie logiche di tutela di interessi particolari.

Le operazioni di mobilità prevedono la possibilità di presentare domanda di trasferimento indicando “fino a quindici preferenze di cui al massimo cinque scuole” (art. 6), con ciò rischiando di svuotare gli ambiti, vera novità della Legge 107.

Tre osservazioni sembrano particolarmente urgenti.

  1. I contratti non possono modificare una legge imperativa. Questo è un principio cardine dello stato di diritto e sarebbe grave che ciò avvenisse, seppure mitigato dalla validità annuale dell’accordo sottoscritto.
  2. La Legge 107/2015 aveva una sua logica interna e una sua coerenza. Piani Triennali dell’Offerta Formativa; organico dell’autonomia per realizzarli; chiamata diretta per individuare le competenze indispensabili alla loro realizzazione; vincolo triennale di permanenza dei docenti individuati in coerenza con gli obiettivi e le misure progettate e programmate dalla scuola; valutazione delle azioni del Dirigente Scolastico per i processi messi in atto per il miglioramento della Istituzione Scolastica a lui affidata. Il contratto appena sottoscritto incrina tale sistema, cominciando dalla deroga alla permanenza triennale dei docenti.
  3. Il contratto di fatto abroga – e come può un contratto abrogare? – le norme che definiscono e regolano le prerogative dirigenziali. A breve dovrebbe prendere avvio una ulteriore contrattazione sulla chiamata diretta, cioè il passaggio dall’ambito alla scuola. Se ciò dovesse avvenire, si toccherà il cuore della Legge 107. Sarà di fatto venuta meno la responsabilità del Dirigente Scolastico di scegliere docenti con competenze adeguate alla realtà e ai bisogni della scuola. Responsabilità scriviamo e non poteri. Perché le scelte non sono esercizio di potere, ma assunzione di responsabilità e ciò sembra essere dimenticato o taciuto da molti. Ma c’è di più. Si rinvia alla contrattazione integrativa d’Istituto la definizione dei criteri e delle modalità di assegnazione dei docenti alle sedi fuori comune della singola Istituzione Scolastica. Ciò in difformità dalle norme che affidano al Dirigente l’organizzazione del servizio e la gestione delle risorse umane attraverso atti unilaterali.

Tutto questo avviene contemporaneamente alle dichiarazioni di voler non solo salvaguardare, ma implementare la Legge 107; avviene contemporaneamente alla discussione di una delega – quella sull’inclusione degli alunni con disabilità – in cui si riconosce il valore della continuità didattica.