Donazioni alle scuole? Una da 7,50 euro e solo 27 in un anno

da Corriere della sera

Donazioni alle scuole? Una da 7,50 euro e solo 27 in un anno

Lo «school bonus» prevede detrazioni per privati e aziende. Magro bilancio: raccolti 58 mila euro

Ventisette donatori. In tutta Italia. E sembra quasi una beffa quell’immagine con una grande aiuola circondata da bambini che salutano sorridenti intorno alla scritta «grazie». Grazie a quegli unici 27 benefattori che in tutto il Paese hanno deciso di donare qualche soldo alla loro scuola per renderla più bella o per rimetterla a posto. Ventisette donazioni su oltre 8.500 scuole. E l’immagine dei ragazzini ideata per invitare a dare «a chi ti ha dato tanto» e che «per anni è stata una seconda casa» sbiadisce un po’.

È il primo (magro) bilancio dello «school bonus», la possibilità prevista dalla legge 107 della Buona scuola di avere un credito d’imposta fino a un massimo di 100 mila euro per chi fa donazioni in favore delle scuole. Vale sia per gli istituti statali sia per quelli paritari. Così si può partecipare alla manutenzione o alla realizzazione di strutture scolastiche (laboratori, palestre, mense) e sostenere azioni per migliorare l’occupabilità degli studenti e avere in cambio detrazioni fiscali pari al 65% della cifra donata.

Il 2016 è stato il primo anno in cui il meccanismo dello «school bonus» è entrato nelle scuole. C’è da sperare che il 2017 sia più generoso. In tutto sono stati raccolti 58 mila euro, versati da famiglie e aziende. Quattro imprese hanno donato diecimila euro ciascuna per la realizzazione di nuovi laboratori informatici. Nove famiglie hanno donato cifre entro i 100 euro. Altri 13, tra famiglie e aziende hanno dato tra i 100 e i 500 euro. Un benefattore ha regalato 7 euro e 50 centesimi. E per questa cifra ha chiesto di usufruire del credito d’imposta.

La novità magari è stata poco pubblicizzata e le famiglie che già versano ogni anno alle scuole il contributo volontario magari hanno pensato che lo «school bonus» fosse la stessa cosa. E poi forse scoraggia anche la trafila burocratica del versamento alle scuole statali con il lungo viaggio del bonus che va alla Tesoreria di Stato, passa al ministero delle Finanze, poi alla Ragioneria, poi al ministero dell’Istruzione e finalmente arriva alla scuola, decurtato di un 10% che finisce in un fondo destinato alle scuole meno «fortunate». Per le scuole paritarie invece il meccanismo è più immediato: i soldi vengono versati direttamente nel conto corrente dell’istituto (con l’obbligo però di togliere il 10 per cento per il fondo).

Ecco perché al Miur si sta studiando un sistema affinché anche per le statali il bonus vada direttamente alla scuola indicata, senza ritardi burocratici, perché «chi versa possa vedere subito come vengono utilizzati i propri soldi».

Claudia Voltattorni cvoltattorni@corriere.it