Niente licenza media per gli alunni disabili, riconosciuto l’errore

Vita.it del 09-02-2017

Niente licenza media per gli alunni disabili, riconosciuto l’errore

di Sara De Carli

È il primo risultato, per quanto ancora non scritto, del confronto tra politica e associazioni sul testo della delega sull’inclusione scolastica. Da parte della ministra Fedeli c’è la disponibilità ad accogliere le osservazioni che verranno dal Parlamento. Le associazioni sono impegnate a formulare proposte, confronto aperto con la politica.

Si apre uno spiraglio per ridiscutere i testi della delega sull’inclusione degli alunni con disabilità. Fish e Fand hanno avuto tre incontri importanti, nelle scorse ore, che consentono ora di parlare – così fa un comunicato congiunto – di una «cauta soddisfazione». «Sono cauto, però abbiamo trasferito ai politici il senso di responsabilità e abbiamo trovato disponibilità a confrontarsi per migliorare il testo», afferma Vincenzo Falabella, presidente della Fish.

La prima apertura è arrivata dalla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli che, assieme al sottosegretario Vito De Filippo, ha incontrato lunedì sera le delegazioni di Fand e Fish: «abbiamo ribadito le nostre osservazioni critiche sui decreti attuativi e i possibili interventi correttivi», spiega Falabella. «La ministra ha ribadito la disponibilità ad aprire un confronto e successivamente ad accogliere le osservazioni e i miglioramenti del testo che verranno dal Parlamento».

Incassata quindi la disponibilità del Governo a rimettere mano ai testi, il secondo passaggio è stato con le relatrici della delega alle Commissioni Cultura (VII) e Affari sociali (XII) della Camera, le onorevoli Simona Malpezzi e Elena Carnevali: Fish e Fand hanno presentato ancora e più nel dettaglio i punti critici dei decreti all’esame del Parlamento e le proposte di emendamenti. «Siamo entrati molto nel merito tecnico dei singoli emendamenti, in particolare sui cinque punti che, nel testo di delega sull’inclusione, consideriamo irrinunciabili», conferma Falabella. I cinque punti (a cui se ne aggiungono in realtà tre riguardanti altri deleghe) sono i seguenti:
1. partecipazione di tutti gli attori (persona con disabilità, famiglia enti locali e sanitari ) alla formulazione del profilo di funzionamento ed alla quantificazione delle risorse.
2. coerenza organizzativa, di contenuti e di partecipazione tra Pei e progetto individuale, e forte strutturazione degli stessi progetti attraverso il sussidio e la consulenza dei centri territoriali di supporto (CTS) e centri territoriali per l’inclusione (CTI).
3. concreta realizzazione della continuità didattica, in particolare dei docenti per il sostegno, sullo stesso alunno con disabilità.
4. declinazione dei livelli essenziali delle prestazioni in tema di inclusione scolastica ed espressa indicazione delle modalità per la loro piena attuazione.
5. tetto massimo inderogabile di 22 alunni per classe di ogni ordine e grado, in presenza di un alunno con disabilità grave o due con disabilità non grave.

La posizione di fondo è che «una delega mirata sull’inclusione scolastica degli alunni con disabilità deve avere gli alunni al centro. Senza nulla togliere agli interessi legittimi di altri soggetti, deve essere questa l’attenzione principale, gli interessi dei ragazzi e il loro diritto fondamentale all’istruzione», ribadisce con forza Falabella. «Siamo fermi su questo, forti delle nostre famiglie: la nostra posizione è critica ma propositiva, costruttiva, siamo portatori di un interesse e abbiamo gli strumenti per dare una mano per migliorare il testo». Anche qui la disponibilità a rivedere i testi c’è, benché dalle Commissioni non usciranno emendamenti veri e propri ma soltanto un parere con delle osservazioni, che andrà alla Presidenza del Consiglio: saranno quindi la ministra Fedeli e il Governo poi a dover modificare il testo e in questo senso è importantissima la disponibilità raccolta lunedì sera.

L’impegno delle associazioni quindi ora è rivolto all’approfondimento di singoli punti. «Continuità didattica e formazione iniziale e permanente degli insegnanti per noi sono punti fermi, qualificanti la delega», ripete Falabella. In sostanza, sulla continuità le associazioni ribadiscono la centralità dell’alunno e del suo diritto all’istruzione; sul numero di alunni per classe sembra ci sia disponibilità a rimettere mano al testo, tornando alla situazione attuale e pare riconosciuto anche quell’errore macroscopico della “equipollenza” che con la delega impedirebbe ai ragazzi di avere una vera licenza di terza media e quindi poi di conseguire un diploma. «Però vede, stiamo tamponando i problemi tornando alla situazione esistente, mentre la delega doveva andare in tutt’altra direzione, doveva innovare e doveva migliorare l’inclusione dei nostri ragazzi», afferma Falabella.

In questa prospettiva è un segnale positivo la “volontà di ripartenza” che è stata espressa all’interno dell’Osservatorio per l’inclusione degli alunni disabili del Miur, che mai ha visto né discusso i testi delle deleghe, riunitosi invece martedì pomeriggio: «lì devono essere fatte le proposte e le innovazioni e tutti i soggetti che vi partecipano – amministrazione, politica, parti sociali – hanno espresso la volontà di ripartire in maniera coesa. La partecipazione non deve essere uno slogan ma una buona pratica», chiude Falabella.

Anche CoorDown ha partecipato alla riunione dell’Osservatorio e sottolinea come i rappresentanti delle istituzioni si siano mostrati disponibili all’ascolto e abbiano espresso la volontà di accogliere le proposte di modifica arrivate direttamente dalle associazioni. Si apre a questo punto qualche spiraglio che lascia ben sperare per il futuro: «Le criticità sono tante, ma ci preme in particolare sottolineare l’importanza di conservare l’impianto normativo e le garanzie previste dalla legge 104/1992 e dalla legge 328/2000. In questa fase, naturalmente, restiamo vigili e attenti all’evoluzione dello scenario, lasciamo al Governo il tempo necessario per valutare con attenzione i nostri input e attendiamo con fiducia gli sviluppi del confronto», ha detto Antonella Falugiani, Vicepresidente di CoorDown.

Appare particolarmente ambizioso e oggetto di battaglia invece l’obiettivo della continuità didattica sullo stesso alunno: proprio oggi il sindacato Anief ad esempio afferma che «la continuità didattica non si garantisce legando il docente al banco dell’alunno disabile e pensare di salvaguardare i bisogni formativi dell’allievo, confermando lo stesso insegnante di sostegno per un alto numero di anni è un’illusione. Tale docente è, infatti, inserito all’interno dell’organico scolastico: all’inizio di ogni nuovo anno, sempre che abbia mantenuto la stessa sede di servizio, nulla vieta che possa cambiare allievo. Inoltre, la programmazione educativa individualizzata non è frutto del singolo docente, ma sempre e solo del Consiglio di Classe e quell’organismo ogni anno cambia volto e strategie. Ci sono i docenti precari, la mobilità, i sono i trasferimenti volontari e d’ufficio, i pensionamenti: in questo quadro, con la programmazione destinata ogni volta a settembre a mutare, con oltre la metà dei componenti cambiati, è chiaro che non si possa pensare di garantire la continuità didattica solo costringendo il docente di sostegno a rimanere sull’alunno».