Prevenire bullismo e cyberbullismo, caro prof ecco come: la lettera aperta di un avvocato

da Tuttoscuola

Prevenire bullismo e cyberbullismo, caro prof ecco come: la lettera aperta di un avvocato

Caro insegnante,

forse potrà sembrarti strano che a scriverti sia una persona che apparentemente svolge un lavoro così lontano e diverso dal tuo ma, se guardiamo con attenzione la realtà di oggi, ti renderai conto che tra le nostre due professioni c’è più di un punto di contatto. Ti iscrivo, infatti, per affrontare un tema che mi sta molto a cuore: il bullismo.

Sempre più spesso se ne sente parlare, dentro e fuori la scuola. Tutti noi abbiamo un’idea più o meno chiara del fenomeno e, siccome conoscere è il primo passo per prevenire, mi preme sgombrare il campo da taluni equivoci che spesso si ripropongono.

Iniziamo col dire che il bullismo non è un reato ma un modo di comportarsi e si manifesta in modo aggressivo o molesto, a danno di una vittima, in quanto idoneo a provocare sentimenti di ansia o timore e teso all’emarginazione o isolamento. È evidente, quindi, che una condotta siffatta si dimostra connotata da grande disvalore sociale e ben può integrare fatti costituenti reato (quali, diffamazione, molestia, percosse, stalking, aiuto o istigazione al suicidio ed altri) che ne sono conseguenza.  Lo stesso vale per l’evoluzione in senso tecnologico del fenomeno, ossia il cyberbullismo, particolarmente allarmante a causa della facilità con cui è possibile porre in essere tali condotte grazie, soprattutto, alla larghissima diffusione degli strumenti telematici e potenzialità della rete.

Fortunatamente oggi si inizia a parlare del problema grazie ad iniziative che vedono coinvolti docenti, studenti, psicologi ed esperti del mondo della scuola in tema di bullismo. Una di queste è quella promossa dall’Associazione Nazionale Orientatori (ASNOR) che ha avvertito l’esigenza di farsi portavoce delle complessità del fenomeno e, nell’ambito delle proprie attività, ha scelto di rivolgersi ai docenti, a mezzo di corsi di formazione on line e seminari laboratoriali in presenza, al fine di sensibilizzare e informare in merito alle problematiche sottese al fenomeno, in un’ottica di prevenzione e contrasto.

Tale esigenza si rivela consistente alla luce del fatto che il corpo docente non può considerarsi estraneo a tale problematica: le statistiche dimostrano che la gran parte degli episodi vengono perpetrati negli istituti scolastici, ove gli insegnanti hanno, appunto, proprie e precise responsabilità nei confronti degli alunni. Queste non si esauriscono nei profili educativi, istruttivi e pedagogici, ma si estendono anche alla tutela dell’integrità psicofisica e sicurezza degli allievi. Non sorprende, quindi, la loro posizione di garanzia, rispetto alla protezione degli studenti, in base alla quale potrebbero essere chiamati a rispondere sia civilmente che penalmente per i fatti lesivi degli stessi. I riferimenti normativi sono dati dagli articoli 2048 del codice civile e 40 comma secondo del codice penale.

Il primo fonda una vera e propria responsabilità civile per fatto altrui tale per cui i precettori sono responsabili del danno cagionato dal fatto illecito dei loro allievi nel tempo in cui sono sottoposti alla loro vigilanza; il secondo fonda la responsabilità penale del docente per reato omissivo improprio sulla base della clausola di una equivalenza per cui il non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo.

Come non cogliere, allora, l’importanza degli interessi in gioco, sia dal punto di vista delle vittime, sia da parte di coloro che sono chiamati a vigilare, e di tutte quelle iniziative che si ripropongono di sensibilizzare in tal senso.

Mi auguro, quindi, di poterti incontrare al convegno gratuito promosso dall’ASNOR, a Roma, il prossimo 22 febbraio e, insieme, fare un primo passo per la lotta al bullismo nelle scuole.

Per ogni informazione puoi cliccare qui.

Grazie per il tuo lavoro,

Avv. Elena Carelli