Studenti non sanno l’italiano: ma davvero è colpa delle Indicazioni nazionali?

da Tuttoscuola

Studenti non sanno l’italiano: ma davvero è colpa delle Indicazioni nazionali?

L’iniziativa promossa dal Gruppo di Firenze “per la scuola della responsabilità e del merito”, sulla quale è in corso un vivace dibattito, ha rilanciato un tema classico, che periodicamente riemerge nel dibattito pubblico non solo in Italia: quello della “difesa” della lingua e delle sue regole (quelle ritenute al momento corrette) dalle insidie del cambiamento, vissuto come degrado, incuria, decadimento (http://gruppodifirenze.blogspot.it).

Tra i firmatari dell’appello “Contro il declino dell’italiano a scuola” compaiono accademici della Crusca e noti intellettuali come Massimo Cacciari, Luciano Canfora, Ilvo Diamanti e soprattutto lo storico Ernesto Galli della Loggia, che in un editoriale sul Corriere della Sera uscito negli stessi giorni, intitolato “Le ragioni di una disfatta”, aveva analogamente denunciato il “pessimo stato della conoscenza della lingua italiana riscontrabile nella grande maggioranza degli studenti” individuando nel linguista Tullio De Mauro uno dei responsabili del “ribaltamento in senso democratico della pedagogia linguistica tradizionale” per aver egli relativizzato e storicizzato  l’importanza della grammatica e della correttezza ortografica (su questo tema leggi l’analisi di Orazio Niceforo su tuttoscuola.com: Galli Della Loggia: studenti colpiti da ‘balbuzie twittesca’? Colpa di De Mauro. Ecco perché non è così ).

Una deriva che i 600 propongono di bloccare con tre proposte: la revisione delle ‘Indicazioni nazionali’ del primo ciclo inserendo in esse “i traguardi intermedi imprescindibili da raggiungere e le più importanti tipologie di esercitazioni” per tutti gli ambiti disciplinari; prevedendo “verifiche nazionali periodiche durante gli otto anni del primo ciclo: dettato ortografico, riassunto, comprensione del testo, conoscenza del lessico, analisi grammaticale e scrittura corsiva a mano” e facendo partecipare i docenti delle scuole medie e superiori “rispettivamente alla verifica in uscita dalla primaria e all’esame di terza media”.

Proposte, come si vede, che sembrano privilegiare l’ossequio alla forma ponendo un po’ in ombra il principale obiettivo che la formazione linguistica dovrebbe proporsi: la chiarezza e la coerenza del pensiero e delle sue espressioni scritte e verbali. Non è certo la battaglia sull’apostrofo che può avvicinare il conseguimento di tale obiettivo.

En passant va ricordato che 600 furono anche i protagonisti della battaglia di Balaclava (guerra di Crimea, 1854), rievocata in un famoso film del 1936 che si chiamava, appunto, “La carica dei 600”: si batterono con eroismo, ma l’esito della guerra non dipese certo da loro…