Valutazione, i presidi inglesi truccano i test e cacciano gli studenti scarsi

da Corriere della sera

Valutazione, i presidi inglesi truccano i test e cacciano gli studenti scarsi

I risultati dei test vengono pubblicati a fine anno, Si aprirà un’inchiesta sullo scandalo dei dirigenti che spingono gli studenti meno bravi a non presentarsi agli esami finali per non far perdere punti alla scuola

Le classifiche scolastiche in Inghilterra sono un’ossessione nazionale. Compulsate dai genitori alla ricerca della scuola migliore per i figli, attese e temute da presidi e insegnanti per i quali scivolare di qualche posizione significa perdere allievi e fondi. Sono classifiche oggettive, fondate sui risultati degli esami, i Gcse e gli A levels, sostenuti a 16 e a 18 anni, che in Inghilterra sono unificati a livello nazionale e basati sui giudizi di una commissione unica sempre nazionale. Non c’è elemento soggettivo, non c’è discrepanza a livello regionale, tutto è standardizzato. E allora? Allora il problema è che questa ossessione della performance costringe a trovare modi per aggirare il sistema. La denuncia è arrivata da Ofsted, l’organismo governativo che supervisiona l’istruzione: hanno scoperto che alcune scuole non consentono agli allievi più scarsi di sostenere gli esami nazionali e li dirottano piuttosto verso qualificazioni alternative. In questo modo evitano che la media si abbassi e riescono a rimanere aggrappate alla propria posizione in classifica.
«Non far perdere un’opportunità ai ragazzi»

L’ispettrice capo di Ofsted ha parlato di «scandalo» e ha annunciato un’ampia inchiesta su queste pratiche. Ma soprattutto ha ricordato che «una buona educazione non è fatta solo di classifiche». Perché «i giovani hanno soltanto una opportunità di apprendere a scuola e dobbiamo fare in modo che tutti ricevano un’educazione ampia, ricca e profonda». E’ evidente che pubblicare, come in Inghilterra, i risultati scolastici ogni anno e metterli a confronto è un esercizio di trasparenza. Consente ai genitori di conoscere il livello della scuola cui hanno affidato i propri figli e ai dirigenti scolastici di compiere un’autovalutazione in modo da sforzarsi di migliorare il servizio offerto. Ma è altrettanto evidente che l’istruzione non può essere una specie di medagliere olimpico e la formazione delle persone è qualcosa di più ampio dei buoni voti. Per l’Italia può essere utile dare un’occhiata a cosa succede in Paesi che sono già andati molto avanti in questo percorso. E che cominciano a guardarsi attorno con preoccupazione.