Deleghe, i comuni battono cassa

da ItaliaOggi

Deleghe, i comuni battono cassa

L’Anci accusa: insufficienti le risorse stanziate per tutti i decreti attuativi della Buona scuola

Emanuela Micucci

Risorse insufficienti e stanziamenti non programmati. Necessità di un «più puntuale e appropriato collegamento tra ordine diversi di istruzione, i relativi servizi di supporto, i compiti dei diversi ambiti territoriali di governo». Queste le osservazioni generali dei comuni dell’Anci sui decreti attuativi delle deleghe della L.107 su inclusione scolastica degli studenti disabili, diritto allo studio, sistema integrato 0-6 anni, formazione professionale, cultura umanistica. Aspettando di «leggere i nuovi testi riformulati dal ministero dell’istruzione» in base alle proposte emendative dell’Anci nella Conferenza Unificata.

Nei testi dei decreti i livelli essenziali delle prestazioni (Lep) previsti come necessari per garantire uniformi prestazioni sul territorio nazionale, di fatto, non vengono definiti. Quello sull’inclusione degli alunni disabili «si limita, prevalentemente, a una ricognizione dei servizi e delle competenze per come già definiti nelle normative vigenti». In quello sul sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni manca la definizione degli standard strutturali, organizzativi e qualitativi da inserire nella regolamentazione statale di indirizzo per le regioni. Quello sul diritto allo studio si limita a definire le modalità delle prestazioni in relazione ai servizi erogati dagli enti locali, quelle per l’individuazione dei requisiti di eleggibilità per l’accesso alle prestazioni e i principi generali per il potenziamento della Carta dello studente. «Probabilmente per la scarsità di risorse finanziarie a sostegno degli interventi individuati».

Nei decreti poi mancano le risorse. In quello sul sistema 0-6 si somma all’assenza di definizione delle «scadenze verso le finalità e gli obiettivi». Insufficiente il Fondo di 672 milioni per il triennio 2017-2020: si potrebbe pensare di convogliare risorse al momento rese disponibili per altre finalità, ad esempio Bonus bebé», propone l’Anci. Mentre per l’implementazione dei servizi legata alla possibilità di assumere «sarà opportuno prevedere un ampliamento del turnover». Conciliare lavoro dei genitori e cura dei figli pone in primo piano la questione dei contributi per la gestione dei servizi educativi e scolastici non statali esistenti sostenuti dai comuni. «Sempre più urgente» per l’Anci «un intervento statale che», «attraverso l’aumento degli organici statali», sgravi l’impegno dei comuni che da decenni gestiscono in modo quantitativamente rilevante scuole dell’infanzia, sostituendo la presenza statale».

Dalla mensa al trasporto nel decreto sul diritto allo studio «è assente la previsione di adeguate risorse, tenuto conto che parte degli stanziamenti elencati nello schema di decreto sono già previsti e finalizzati in altre norme di legge». Lo stesso tema dei libri di testo e delle borse di studio «non porta alcuna innovazione».

Mentre «si dovrebbe rivedere il fabbisogno di risorse e forse anche la scelta relativa alla totale gratuità nella scuola primaria come avviene negli altri ordini di scuola, anche dell’obbligo, dove viene richiesta una compartecipazione in base all’Isee». C’è infine nei decreti attuativi il tema del coinvolgimento degli enti locali. In quello sull’inclusione c’è una ‘assistenza educativa’ tra le competenze degli enti «che non trova alcuna corrispondenza nella norma di riferimento» e «che può creare confusione e incertezza» perché «le attività di sostegno educativo sono garantite dalla scuola “mediante l’assegnazione di docenti di sostegno” e non dagli enti locali».