Voti e bocciature, meglio di no

da ItaliaOggi

Voti e bocciature, meglio di no

Le richieste della commissione istruzione del senato alla Fedeli sulla nuova valutazione

Alessandra Ricciardi

Una scuola che non respinge i ragazzi ma li aiuta a superare le difficoltà. Anche promuovendoli se hanno insufficienze ed evitando la rigidità di un voto in sede di scrutinio a favore del giudizio o di una lettera. È quanto chiede il parere approvato dalla commissione istruzione del senato, relatrice la dem Francesca Puglisi, responsabile scuola del partito democratico nelle segreterie Bersani e Renzi, in merito al decreto del governo sulla valutazione (il parere sul sito www.italiaoggi.it/documenti). Si tratta dell’atto 384, uno degli otto decreti delegati della legge 107/2015. Un po’ in ordine sparso, camera e senato stanno approvando i vari pareri, la scadenza è il 17 marzo, ed è sulla scorta di questi che la ministra, Valeria Fedeli, dovrà decidere quali correttivi ai provvedimenti attuativi della Buona scuola proporre al consiglio dei ministri.

Attesa anche per il decreto sulla formazione e il reclutamento dei docenti. A ieri sera, si tenevano ancora riunioni informali tra governo e parlamentari per trovare la quadra, per rispondere alle esigenze dei tanti precari che sono rimasti al palo dopo le assunzioni della Buona scuola. Eliminare il tetto del 10% degli idonei utilizzabili da concorso per le nuove assunzioni, come scaglionare nelle varie fasi i precari di seconda e terza fascia, i nodi ancora da sciogliere.

Sulla valutazione, il dado, almeno parlamentare, invece è tratto. Se il decreto approvato dal consiglio dei ministri prevede che «nella scuola primaria, i docenti della classe, in sede di scrutinio, con decisione assunta all’unanimità, possono non ammettere l’alunno alla classe successiva solo in casi eccezionali», nel parere si chiede di premettere che gli alunni sono promossi «anche in presenza di livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione». Nel caso in cui le valutazioni periodiche o finali degli alunni indichino livelli insufficienti, «l’istituzione scolastica, nell’ambito dell’autonomia didattica e organizzativa, attiva specifiche strategie per il miglioramento dei livelli di apprendimento».

Intervento anche per le medie: se ad oggi il decreto prevede la promozione con la media del sei, la commissione chiede di prevedere che in caso di insufficienza, il consiglio di classe deliberi, «con adeguata motivazione, la non ammissione alla classe successiva o all’esame conclusivo del primo ciclo… In caso di ammissione con carenze evidenziate in alcune discipline, in caso di non ammissione alla classe successiva o di non ammissione all’esame conclusivo del primo ciclo, l’istituzione scolastica attiva le strategie per il miglioramento dei livelli di apprendimento».

Sostituire alle elementari «la votazione espressa in decimi con una votazione espressa in cinque livelli di apprendimento identificati con lettere o aggettivi descrittivi», una delle osservazioni. «La scuola non deve aver paura dei voti, non deve aver paura di valutare», replica il sottosegretario all’istruzione, Gabriele Toccafondi, Ncd. La palla ora passa alla Fedeli. La mediazione che sta prendendo piede parla di una sperimentazione, sul modello di quella del liceo breve (ad oggi mai decollata, in verità), per sostituire i voti con lettere o giudizi a partire dalla nuove prime classi.