Professori, il reclutamento cambia ancora

da Il Sole 24 Ore 

Professori, il reclutamento cambia ancora

di Claudio Tucci

Le commissioni Cultura e Lavoro della Camera depositano il parere sul Dlgs che riforma l’accesso in cattedra a medie e superiori: a settembre i posti vacanti e disponibili (comprese le nuove cattedre che da fatto passeranno in diritto – è in corso un braccio di ferro con il Mef) saranno coperte al 50% attingendo dalle Gae (le «Graduatorie a esaurimento»), fino al loro completo svuotamento; e per il restante 50% mediante scorrimento delle graduatorie di merito dei concorsi banditi ai sensi della Buona Scuola, anche in deroga (e questa è una novità) al limite del 10 per cento dei posti messi a bando, previsto dall’articolo 400, comma 15, del decreto legislativo n. 297 del 1994, «limitatamente – però – a quanti abbiano raggiunto il punteggio minimo previsto dal bando, avendo comunque riguardo ai legittimi diritti dei vincitori di concorso di essere immessi in ruolo». Vale a dire che saranno assunti, dove ci saranno posti e necessità, i cosiddetti “idonei fantasma”.

Le nuove regole
Nel 2018, poi, partirà il primo concorso con le nuove regole (il cosiddetto «Fit», percorso triennale di formazione iniziale, tirocinio e inserimento nella funzione docente), comprensivo della quota riservata per i prof non abilitati con almeno tre anni di servizio. Potranno partecipare neo laureati che abbiano conseguito almeno 24 crediti formativi in “discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche”. I vincitori cominceranno il loro percorso formativo nel 2019/2020. Nel frattempo, i docenti abilitati (all’insegnamento nella scuola secondaria o sul sostegno) saranno inseriti, entro l’anno scolastico 2017/2018, in una «speciale graduatoria regionale di merito», ad esaurimento, sulla base dei titoli posseduti, ivi incluso il servizio, e «della valutazione conseguita in una apposita prova orale di natura didattico-metodologica, alla quale è riservata una quota significativa del punteggio complessivo in base al quale sarà formulata detta graduatoria». Tra i titoli posseduti sarà preso in considerazione anche il superamento di prove concorsuali di precedenti concorsi per l’immissione in ruolo nella scuola. Un concorso “leggero” che terrà conto anche del superamento di prove concorsuali di precedenti concorsi. Questi docenti saranno ammessi direttamente al terzo anno del nuovo percorso di ingresso nella scuola. Si tratterà di una sorta di anno di prova “rafforzato”, durante il quale saranno valutati sul campo e a cui poi potrà seguire la definitiva immissione in ruolo. A questi docenti dovrà essere riservata una quota di posti vacanti decrescente nel tempo. Infine, la fase transitoria proposta dalle Camere, prevede che i docenti non abilitati «che abbiano svolto almeno 3 anni di servizio entro il termine di presentazione delle domande siano ammessi a partecipare a speciali sessioni concorsuali loro riservate» che si svolgeranno in contemporanea al nuovo concorso del 2018. I vincitori saranno ammessi al percorso di formazione direttamente al secondo anno, con esonero dalla parte formativa
e dei crediti avendo già insegnato per almeno 36 mesi. La procedura concorsuale consisterà in una prova scritta e in una orale.

Il «Fit»
Il parere dei parlamentari della Camera, relatrice Manuela Ghizzoni (Pd), è ora sul tavolo della ministra, Valeria Fedeli: la nuova articolazione dell’accesso alla cattedra servirà, spiegano fonti vicine al dossier, a coprire essenzialmente i posti del Nord (vuoti, per via dell’esaurimento delle Gae e anche delle graduatorie d’istituto); e a creare un sistema armonico e una fase transitoria, piuttosto delineata, per consentire un passaggio soft al nuovo sistema di reclutamento, imperniato nel «Fit», il nuovo sistema triennale per diventare professore, con un primo anno finalizzato al conseguimento della specializzazione, e un secondo e un terzo di formazione, tirocinio e inserimento nella funzione docente.