Professori con la maiuscola

da La Stampa

Professori con la maiuscola

Io credo che abbiamo bisogno dei Professori e dei Maestri per tutta la vita e credo che, in Italia, questi Professori e questi Maestri ci siano e siano la maggioranza. Dunque: a questa maggioranza, rendiamo onore. Rispettiamoli. Scriviamo il loro ruolo con la maiuscola. Pronunciamolo con la maiuscola. È un inizio. Piccolo. E poi proviamo a tradurre questo prestigio in stipendio (come in Germania, per esempio).

Antonella Boralevi

Una classe di prima media, una piccola scuola, un piccolo paese. Una mamma spalanca la porta durante l’ora di lezione di italiano. Si pianta accanto alla cattedra. Chiede ai ragazzini. «È vero che la vostra classe è divisa in bravi e asini? È vero che gli asini, quando fiatano, sono costretti a guardare il muro per punizione?». Loro ripondono: «Sì». L’ha raccontato Nicola Pinna in questo servizio. Sono arrivati i carabinieri.

Oggi invece Sara Ricotta Voza, racconta di Armando Persico, «il professore da un milione di dollari», l’unico italiano entrato tra i 50 finalisti del Global Teacher Prize, premio al miglior insegnante del mondo istituito da un lungimirante miliardario indiano, Sunny Varkey, che, con la formazione, è diventato molto molto ricco ma ha anche capito che chi insegna non interviene solo sugli studenti, ma su tutta la comunità. E quindi, va tenuto di conto. La scuola dove insegna Persico è l’Istituto tecnico Superiore di San Paolo d’Argon, Bergamo,nata dalla collaborazione tra pubblico e aziende del territorio.

E poi c’è un film. Non è ancora uscito. Classe Z, di Guido Chiesa. Racconta di una classe dove il preside confina tutti quelli che restano indietro e di un professore idealista,un supplente che dopo sei mesi di scherzi feroci e umiliazioni, si arrende. E proprio allora, e solo allora, la classe cambia. La scuola siamo noi. C’è poco da fare. La scuola siamo quello che diventeranno i nostri figli e quello che siamo diventati noi.

I nostri genitori ci educano, ci accudiscono, ci sostengono. Eppure, la nostra giornata di figli ruota tutta intorno alla scuola. L’immagine della mamma o del papà che ci accompagnano davani al portone, e poi lasciano la nostra mano e ci guardano entrare, non è solo una abitudine: è un manifesto, secondo me.

In tanti, ci ricordiamo un professore,un maestro. Uno solo. Ma è quello che ci ha cambiato la vita, che ci ha aperto il cervello, che ci ha fatto apapssionare a qualcosa che mai avremmo pensato che ci potesse interessare. Quello che ci ha insegnato a capire chi siamo e chi possiamo, avremmo potuto, potremmo diventare. L’attimo fuggente e il Professor Keating che incoraggia i suoi studenti a mettersi in piedi sui banchi per «vedere le cose da una prospettiva differente», sono un film. La Scuola di Barbiana no.

Io credo che abbiamo bisogno dei Professori e dei Maestri per tutta la vita e credo che, in Italia, questi Professori e questi Maestri ci siano e siano la maggioranza. Dunque: a questa maggioranza, rendiamo onore. Rispettiamoli. Scriviamo il loro ruolo con la maiuscola. Pronunciamolo con la maiuscola. È un inizio. Piccolo. E poi proviamo a tradurre questo prestigio in stipendio (come in Germania, per esempio).