Invalsi, Anna Maria Ajello: ‘Presto prove al computer’

da Tuttoscuola

Invalsi, Anna Maria Ajello: ‘Presto prove al computer’

L’Invalsi svolge un importante e decisivo ruolo di servizio alle scuole nella diffusione delle attività di valutazione. In questa intervista la Prof.ssa Anna Maria Ajello – Presidente dell’istituto di valutazione – illustra le attività svolte e in corso di attuazione, sottolineando la stretta connessione tra valutazione e miglioramento di qualità delle scelte e delle azioni intraprese dalle scuole.

Quali le novità che l’Invalsi sta portando avanti?

“Negli ultimi anni l’Invalsi ha incrementato diverse attività, che enuncio sinteticamente. Per quanto riguarda le prove, che sono anche il tipo di attività più conosciute all’esterno, quest’anno per la prima volta è stato restituito ad ogni scuola il Valore Aggiunto vale a dire l’’effetto scuola’. Con questa espressione si intende un valore che viene attribuito alle scuole, dopo aver sottratto come variabili, il peso del contesto, il peso della famiglia di origine e il peso della scolarità precedente. In tal modo è possibile riconoscere il contributo che l’intervento dei docenti, per l’anno relativo alle prove Invalsi, ha prodotto. Il risultato di questo calcolo è stato, tra le altre cose, una diversa distribuzione rispetto al successo nelle prove. Come sappiamo, infatti, i risultati migliori si registrano in alcune zone del nostro Paese, come ad esempio il Veneto e il Trentino mentre nelle zone meridionali si rilevano solitamente risultati meno brillanti. Ebbene, in base al Valore Aggiunto la prima scuola risulta essere un istituto di Catania. Questo mutamento nella “classifica” per così dire – sapendo tuttavia che all’Invalsi non interessa questo tipo di graduatorie – ci dice essenzialmente due cose. La prima è che i docenti di quella scuola hanno fatto il massimo per quanto era in loro potere per modificare il rendimento degli studenti nell’ambito della comprensione della lettura e della matematica indagate dalle prove InvalsiI; la seconda è che, malgrado tale impegno, gli studenti non hanno raggiunto l’esito auspicato. Si tratta di competenze che rappresentano veri e propri diritti di cittadinanza e in tal senso, mentre si constata che la scuola “da sola non ce la fa”- se vogliamo usare un’espressione sintetica -, è anche vero che i fondi PON, mediante i quali le scuole ricevono supporti per migliorare gli esiti, consentono proprio di valersi di aiuti ulteriori per migliorare complessivamente l’efficacia degli interventi educativi. Come si vede, il contributo delle restituzioni dell’Invalsi mette in luce la funzione essenziale e primaria che la valutazione svolge: fornire informazioni tali da suggerire le piste di miglioramento. Una attività più recente, anche se preceduta da diverse ricerche, è quella della proposta di Autovalutazione alle scuole mediante un Format predisposto dall’Invalsi e messo a punto mediante un apposito gruppo costituito al Miur. Come si sa, le scuole hanno compilato tale Format online e mediante questa attività è stato indotto un processo riflessivo nei docenti. I diversi ambiti indagati dal Format, infatti, presuppongono un esame di quanto si fa e la scelta di collocazione degli esiti degli interventi a livelli diversi. Alla fine di tale operazione è possibile individuare gli ambiti che devono essere migliorati sulla base di criteri condivisi. Si tratta di un’innovazione non del tutto riconosciuta nella sua rilevanza perché si afferma una concezione di valutazione che, muovendo dall’induzione di una riflessione sul complesso delle attività quotidianamente svolte, mira al loro miglioramento; non si afferma cioè una concezione “premiale” della valutazione, ma riconosce nel contributo del gruppo di professionisti all’opera condivisa l’elemento che può determinare il cambiamento positivo. Il fatto che i criteri di valutazione siano forniti da un organismo esterno consente inoltre, di evitare l’autoreferenzialità che l’autovalutazione potrebbe indurre. Ci sono molte altre attività recenti che stiamo conducendo che vanno dalle visite alle scuole per le quali l’Invalsi coordina la Conferenza che presiede a tale attività, alla formazione che stiamo rivolgendo mediante 14 seminari, realizzati nelle diverse zone del Paese ai diversi Nuclei regionali che condurranno la valutazione dei dirigenti scolastici. Come si sa, l’Invalsi non valuterà le prestazioni professionali dei singoli, ma fornisce i criteri e la formazione al fine di rispondere alle esigenze di equità e trasparenza con cui va realizzato un processo così rilevante e innovativo.”

Come sta cambiando il rapporto con le scuole?

“Vi sono altri aspetti che mi preme sottolineare a questo proposito che vanno dai seminari mensili che svolgiamo con il Miur – siamo ormai al nono – su temi che approfondiscono questioni che riguardano le scuole e la ricerca educativa in cui il contributo dell’Invalsi è rilevante e utile. Abbiamo inoltre, realizzato convegni in cui si è affrontato direttamente il rapporto con le scuole; penso, ad esempio, a quello svolto a Napoli a settembre “Invece del cheating…” in cui è stato dato alle scuole la possibilità di raccontare il modo con cui hanno superato la tentazione di “barare” nel correggere le prove e avviare invece cambiamenti nella propria didattica, ispirati dall’esigenza di far acquisire competenze specifiche ai propri studenti. L’interlocuzione con le scuole è un altro filone di lavoro dell’Invalsi perché venga riconosciuta anche questa sua funzione.”

E in futuro?

“Ci saranno novità anche importanti. Saranno introdotte le prove al computer per la fine della scuola secondaria di secondo grado per tre ambiti, italiano matematica e inglese. Ciò consentirà la correzione automatica, sgravando i docenti di un carico ulteriore e, nello stesso tempo, dovrebbe garantire una uniformità dei criteri di giudizio su tutto il territorio di cui si lamenta l’assenza ogni volta che si pubblicano gli esiti della ‘maturità’. Ci sarà la separazione del momento di somministrazione delle prove Invalsi negli esami, sia della fine secondaria di secondo grado, sia in quella di primo grado, rispondendo in tal senso alla richiesta dei docenti di non interferire nel proprio giudizio. Queste novità sono previste nel decreto relativo alle deleghe in discussione al Parlamento. A partire da settembre sarà avviata inoltre, la sperimentazione relativa al RAV infanzia per la quale saranno coinvolte diverse tipologie di scuola dato il carattere diversificato presente nel nostro Paese di questo tipo di istituzioni. E’ stata avviata infine una ricerca, a cui davvero tengo molto, relativa alle competenze chiave di cittadinanza con un approfondimento sull’imparare ad imparare in cui vogliamo focalizzare anche la dimensione culturale di questa competenza. Come si sa, infatti, c’è un’influenza della cultura di appartenenza che va riconosciuta ed esplorata, senza limitarsi a considerare esclusivamente l’attitudine del singolo come variabile fondamentale. In tal modo potremmo indicare ai docenti le sfaccettature di cui tener conto nell’intervenire su questi temi e le modalità per rilevarne gli esiti. Come si vede abbiamo davanti un territorio ampio e articolato in cui rappresentare in maniera evidente il ruolo di servizio per la valutazione che l’Invalsi può rivestire.”